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La svastica sul sole
 
La svastica sul sole 2017-06-25 16:40:50 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    25 Giugno, 2017
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La verità difficile da trovare

A chi come me si approccia a questo romanzo dopo la visione della serie TV sconsiglio di aspettarsi che quest’ultima sia una trasposizione fedele: gli sceneggiatori hanno preferito limitarsi all’idea di base e sviluppare una storia completamente diverso, e ben più adrenalinico. A confronto il romanzo preferisce all’azione i pensieri dei personaggi e l’introspezione dei loro sentimenti.
Dick concede davvero molto spazio alle riflessioni, specialmente per i personaggi POV, e in diversi casi ne sfrutta i pensieri al fine di riportare le sue idee personali.
La maggiore abilità dell’autore è saper ideare dei personaggi brillanti, tratteggiati con maestria, anche se in alcune situazioni non è facile capire il significato delle loro scelte ed empatizzare con loro.
Sono rimasta delusa in particolar modo da Juliana, che nella serie TV è praticamente la protagonista e rivela un carattere quasi opposto a quello nel romanzo; è invece una vera sorpresa Childan, soprattutto nell’ottica dell’evoluzione da servile imbonitore dei giapponesi a fiero americano, che comprende infine il valore della propria nazione e cultura.
Di base la trama -che si sviluppa con lentezza- presenta un iniziale “what if” storico: nel mondo del romanzo ci troviamo in un Nord America diviso tra Germania e Giappone che sono risultati i vincitori della Seconda Guerra Mondiali. Da questa premessa si genera un romanzo corale in cui molti personaggi non giungono mai a riunirsi, seppur influenzando gli uni le vite degli altri, come a divenire gli anelli in una lunga catena.
A collegare i personaggi contribuiscono soprattutto due libri: l’I Ching, millenaria opera composta da due volumi che quasi tutti usano per tentare di far luce sul proprio avvenire, e “La cavalletta non si alzerà più”, romanzo che profila una terza variante della realtà, con gli Stati Uniti e l’Inghilterra vincitori del conflitto mondiale e protagonisti di una Guerra Fredda per la supremazia assoluta.
Dick non si limita a cambiare l’esito della Guerra, ma riesce a creare un complesso mondo alternativo, nel quale inserisce anche dettagli e riferimenti alla Storia come noi la conosciamo, rendendo così ancor più arduo distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è.
Altra qualità dell’autore che si può riscontrare chiaramente è la sua vasta conoscenza delle cultura orientare in generale e di quella giapponese in particolare: questo contribuisce a rendere interessanti e realistici gli scambi tra personaggi provenienti da Paesi diversi. Il quadro dipinto per i nazisti appare invece un po’ troppo stereotipato e privo di spunti originali.
La presenza di diverse etnie genera inoltre la creazione di una piramide sociale, da tutti accettata tacitamente, che vede al vertice i tedeschi e poi a scendere i giapponesi, gli americani e infine che è emigrato dalla Cina e dall’Africa. Ciò genera un servilismo anche a livello mentale, ma d’altro canto non aiuta ad accrescere il senso di pietà per chi sta alla base, anzi lo azzera completamente.
Il romanzo di Dick non è solo un’originale distopia degli anni ’60, ma anche una storia di fantascienza; fa però riflettere l’evidente contrasto tra i viaggi spaziali progettati dal Reich e la diffusione dei metodi divinatori orientali.
Per quanto riguarda l’edizione italiana, ho trovato l’introduzione un po’ prolissa ma utile ad entrare nell’ottica di un romanzo che inizia in media res. Interessante anche la post fazione che ci dimostra come da sempre i vincitori possano scrivere la Storia a proprio favore.

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