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Replay. Una vita senza fine
 
Replay. Una vita senza fine 2019-12-08 20:29:42 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    08 Dicembre, 2019
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Ma un uomo, no non è contento mai

“Replay: una vita senza fine” è un romanzo fantascientifico che si sviluppa dal presupposto di una persona intrappolata in un perpetuo ciclo temporale, e pertanto costretta a rivivere continuamente lo stesso periodo della propria vita.
Questo volume non presenta una trama degna di nota, bensì prosegue seguendo il percorso del personaggio principale, ovvero Jeffrey Winston. Jeff è un uomo di mezza età dalla vita abbastanza ordinaria: capisce ormai di non potersi aspettare nulla di più, né dalla carriera come giornalista, né dal matrimonio con Linda; questa placida esistenza viene bruscamente interrotta quando Jeff muore per un attacco cardiaco, ritrovandosi pochi istanti dopo nella sua stanza del college, improvvisamente ritornato un diciottenne degli anni Sessanta,

«[...] allora che ne sarebbe stato del ricordo di quell’episodio? Da dove era venuto e che fine avrebbe fatto?
In un certo senso era come se stesse rivivendo la sua vita, facendola scorrere di nuovo come il nastro di una videocassetta; [...]»

Dopo un periodo di comprensibile confusione, inizia per Jeff una serie di esistenze estremamente diverse: si arricchisce a dismisura, corona il suo sogno di un matrimonio felice, si prefigge l'obiettivo di rendere il mondo migliore, ma soprattutto si pone molte domande sul suo particolare modo di morire e “rinascere”,

«Chi diavolo era Nelson Bennett? [...] un colpo della sorte, uno strampalato qualunque, manipolato da forze assai più potenti di qualsiasi cospirazione dell’uomo per far sì che il flusso della realtà non si corrompesse?»

Il romanzo aveva tutte le carte in regola per conquistarmi ma, dopo l'entusiasmo iniziale delle prime due o tre vite alternative, proprio come il protagonista sono rimasta abbastanza delusa da questa storia, soprattutto perché non c'è alcuna volontà di dare delle spiegazioni concrete, ed anche il finale rimane quasi aperto. L'unico messaggio che si può trarre è la visceralità dell'egoismo umano: a dispetto delle sue molteplici esistenze, Jeff non riesce mai a saziarsi della vita (o meglio, della sua coscienza di essa) ed arriva perfino a sfruttare le sue conoscenze per convincere degli scienziati governativi a studiare il suo caso.
Il personaggio di Jeff è molto complesso, anche se da uno spirito con così tanta esperienza ci si potrebbe aspettare un comportamento decisamente più maturo. La possibilità di riscrivere la propria esistenza inizialmente lo esalta,

«Non desiderava cambiare niente di tutto questo, e nemmeno porsi domande, tanto meno tornare a quell’altra realtà in cui aveva vissuto, o forse immaginato di vivere. Adesso poteva avere tutto ciò che aveva sempre desiderato, e il tempo e le energie per godersi tutto.»

capisce ben presto che si tratta però di una maledizione, in quanto ogni sua azione -sia essa positiva oppure malvagia- non ha alcuna ripercussione perché la nuova linea temporale la cancellerà dalla memoria delle altre persone.

«Jeff non avrebbe mai più dato vita a un essere umano, come aveva fatto con Gretchen, per poi vedere negata la sua intera esistenza. Lei non viveva più neanche nel ricordo, se non in quello dello stesso Jeff, [...]»

Escluso Jeff, gli altri personaggi del romanzo sono descritti in modo estremamente superficiale, tanto che spesso ricalcano degli stereotipi collaudati. Il trattamento peggiore è riservato però alle donne, che vengono rigorosamente divise tra avide manipolatrici e angeli del focolare; in generale il modo in cui vengono descritti i personaggi femminili è abbastanza svilente,

«[Sharla] ha un’aria dozzinale. Costosa, ma dozzinale; come Las Vegas, come Miami Beach. Dal più superficiale dei complimenti appariva subito chiaro che Sharla era, né più né meno, una macchina progettata per fottere, nulla di più.»

ed anche Pamela che all'inizio è presentata come una coprotagonista viene ben presto oscurata dall'ombra del prepotente ego di Jeff. Anche le scene tra loro lasciano addosso uno spiacevole senso di disagio perché, a dispetto della centenaria età mentale, si comportano come degli adolescenti:

«Jeff riuscì a sorridere. -Una minorenne. L’idea non mi dispiace.
[...]
-Cristo... è già da un anno e mezzo che aspetto di stare con te.»

Promuovo la scelta di dare ampio spazio allo sfondo storico delle vicende, facendo sempre intrecciare le vite di Jeff con la Storia, principalmente americana ma non solo,

«Giunse a Savannah verso mezzogiorno; [...] Jeff si fece strada con prudenza fra le barricate, consapevole delle dimostrazioni e delle successive violenze razziali che sarebbero scoppiate quella settimana.»

Sono rimasta invece interdetta dal banale messaggio di un libro che aveva un grosso potenziale, ma purtroppo ha dimenticato per strada pezzi importanti, come ad esempio il personaggio di Struat.

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