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Il castello errante di Howl
 
Il castello errante di Howl 2022-01-20 16:17:47 FrancoAntonio
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    20 Gennaio, 2022
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Solo una fiaba moderna...

Sophia Hatter è la figlia primogenita di un agiato cappellaio di Marker Chipping, ridente paesino nel mondo di Ingary, dove gli stivali delle sette leghe sono merce di libera vendita e realmente esistono mantelli che rendono invisibili. In quel mondo c’è la convinzione che i primogeniti siano destinati al fallimento, poiché loro saranno quelli che sbaglieranno per primi, mentre chi li segue saprà trarre insegnamento dai loro insuccessi. Così, quando il padre di Sophia muore prematuramente, lasciando la bottega con molti debiti, lei, che fino ad allora aveva fatto da mamma surrogata alle sorelline, non si stupisce di dover rimanere in negozio a fare l’umile lavoro di cappellaia, mentre le due sorelle minori sembrano destinate a un luminoso futuro altrove.
Un giorno, in cui è più depressa del solito, entra nel negozio una vistosa dama con cui lei non si comporta con la dovuta gentilezza. Costei, che in effetti è la crudele Strega delle Terre Desolate, senza un’apparente ragione, le lancia una terribile maledizione. In un battito di ciglia la diciottenne Sophia si trasforma in una vecchia cadente e piena di dolori. Per evitare di farsi vedere così, fugge da Marker Chipping e, dopo una lunghissima camminata, trova rifugio nel castello del Mago Howl, una bizzarra costruzione che vaga perennemente sulle colline attorno al paese. Il Mago ha una pessima reputazione, si dice che mangi il cuore delle giovani donne, ma Sophia, ormai anziana e cadente, si sente al sicuro. Riesce a penetrare all’interno e qui farà la conoscenza di Michel, l’apprendista, e di Calcifer, il demone del fuoco che si occupa di tenere in movimento il castello e produce la maggior parte degli incantesimi del mago. Quando conoscerà Howl, scoprirà che, in realtà, è un bel giovane, fatuo e vanesio, perennemente a caccia di giovani donne da ammaliare con il suo fascino.
Assieme a questa stravagante compagnia vivrà mirabolanti avventure nel mondo di Ingary, grazie anche alla porta magica del castello, che si apre su luoghi diversi a seconda di com’è ruotato un pomello posto al di sopra di essa, in un crescendo di emozioni sino al terribile duello finale con la Strega delle Terre Desolate.

Molti anni fa ero rimasto affascinato, ma pure confuso, dall’immaginifico film che il grande Miyazaki aveva tratto da questo romanzo. Poiché la pellicola mi aveva lasciato più dubbi che risposte, per chiarirmi le idee avevo, inutilmente, dato la caccia al romanzo della Jones, che pareva introvabile. Grazie alle immense risorse che oggi forniscono le biblioteche elettroniche finalmente ho potuto leggere l’opera originale. Questa, però, mi ha leggermente deluso.
Mi aspettavo un racconto fantasy pieno di inventiva e trovate, ma in effetti, almeno questo primo libro della trilogia, appare solo un’elaborata favola moderna, vivace e bizzarra sì, ma priva di un vero approfondimento. Le cose accadono come nelle fiabe, senza un perché e senza una spiegazione in qualche modo logica. Molte delle situazioni peccano di una ingenuità abbastanza naif. I caratteri dei personaggi sono definiti in modo assiomatico senza fornire mezzi per meglio comprenderli. Quasi certamente da molte delle situazioni descritte, a cominciare dall’invecchiamento magico di Sophie, si potrebbe trarre una metafora e un conseguente insegnamento morale, ma tutto resta troppo alla superficie e vago. Così ogni interpretazione è plausibile o, al contrario, opinabile.
Se ci si limita a farsi trascinare dalla narrazione, la storia fluisce rapida e, tutto sommato, in modo piacevole sino all’auspicato “happy end” che rimette tutte le cose a posto. Ma si sente la mancanza di un qualcosa in più; un qualcosa che avrebbe arricchito di contenuti il libro, elevandone il livello e mutando una gradevole storia per bambini in un romanzo da meditare con più consapevolezza. Già l’esempio che si può avere guardando la trasposizione cinematografica fattane dal regista giapponese ne dà una prova tangibile.
Comunque, in definitiva, il libro è certamente consigliabile, se non altro per farsi scorrere nuovamente davanti agli occhi le meravigliose sequenze di Miyazaki.
———
Permettetemi di concludere con un paio di osservazioni per l’angolo del pignolo. La prima riguarda la versione elettronica che ho avuto l’occasione di leggere: purtroppo la trasposizione si è portata dietro un bel po’ di refusi, direi di tipo elettronico (maiuscole non rispettate, segni di punteggiatura scambiati, capoversi saltati), che non causano confusione, ma, purtroppo, infastidiscono nella lettura.
Il secondo appunto riguarda la traduzione, piuttosto grezza ed eccessivamente “giovanilistica”. In particolare ho trovato inaccettabile che in più di una occasione si usi il verbo “scagliare” nell’accezione gergale di “mancare, fallire”; sintomo, purtroppo, di una resa un po’ troppo affrettata del testo inglese. Peccato!

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Commenti

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Bella scelta! Anche io ho trovato (e continuo a trovare) il film d'animazione un'opera d'arte. Forse il libro è davvero mortificato da una traduzione "commerciale" (con tutto ciò che questo aggettivo evoca): a me successe con "Il maestro e Margherita" e fu terribile.
Non so se è il mio Myazaki preferito, ma sicuramente è tra i primi tre. Fosse stato bello anche la metà del film, sarebbe stato un gran libro.
In risposta ad un precedente commento
FrancoAntonio
21 Gennaio, 2022
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Più che una scelta è stata proprio una ... caccia! Ho scaricato pure gli altri due volumi e, appena metabolizzato questo, li affronterò con calma e vi farò sapere. A distanza di anni non ricordo perfettamente il film, ma mi pare che Miyazaki abbia utilizzato anche parte delle storie successive, perché rammento vicende che, qui nel volume, non mi sono ritrovato.
Diciamo che il libro aiuta a comprendere alcuni passaggi, come il perché dell'incantesimo contro Sophia, passaggi che il film lascia in parte insoluti. Però è effettivamente diretto ad un pubblico giovanile, mentre la pellicola, anche per le sue qualità estetiche, amplia molto il ventaglio dell'offerta.
In risposta ad un precedente commento
FrancoAntonio
21 Gennaio, 2022
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Intendiamoci: non è un brutto libro, ma è solo una bella favola diretta a bambini della seconda metà del XX secolo (già quelli di oggi potrebbero storcere un po' il naso). Anche le scene d'azione, come quelle con lo spaventapasseri o la strega, rendono meglio sullo schermo.
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