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Eluana
 
Eluana 2015-01-12 11:23:35 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    12 Gennaio, 2015
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Vivere a prescindere?

Quando nel non poi così lontano 2008 la giurisprudenza si è pronunciata in merito alla vicenda che ha visto protagonista Eluana Englaro ed il padre ha avuto il via libera per procedere all’interruzione forzata dei trattamenti sanitari e alimentari si è semplicemente scatenato il caos. Sembrava che la scelta di vivere o di morire così come il gesto posto in essere da un genitore che per 17 anni ha assistito la figlia in stato vegetativo irreversibile fosse di dominio pubblico, un qualcosa per cui tante voci si sono sentite in dovere di giudicare e/o dire la loro. Una scelta si è trasformata in un caso. Considerando la questione toccata da questa vicenda, lo stato in cui viviamo e l’attuale criticità della questione eutanasia era inevitabile che ciò non accadesse. Ognuno nella propria vita ha un suo percorso ed ha l’occasione di assistere come non a situazioni in cui individui sono costretti ad invalidità di varia gravità che possono provocargli tanto la perdita di mobilità fisica che facoltà di discernimento psichico. Varie sono le tematiche che si vengono ad aprire se pensiamo a questa forma di morte. In primo luogo vi è il contrasto fra dichiarazioni poste in essere quando il soggetto è capace di intendere e di volere e dall’altro quello etico del diritto alla vita per cui questo andrebbe tutelato oltre ogni ragionevole dubbio. Da qui si può procedere analizzando la problematica di un possibile testamento biologico per poi confluire all’eticità propria di questo argomento nel rispetto della propria fede religiosa, laica o semplicemente attenendosi ad una volontà pur sempre chiaramente dichiarata. Ancora si può analizzare il duplice dolore, quello provato da una figlia che se senziente è posta ad una tortura pluriennale e se non è portata a vivere soltanto grazie all’ausilio di “terze mani” e quello di una famiglia che deve convivere con la consapevolezza di non avere la possibilità di rivedere la figlia che ha sempre conosciuto tanto da arrivare all’epilogo che tutti conosciamo.
Tante sono le domande che possiamo porci ed altrettante sono le risposte e le non risposte che possiamo darci. Non esiste una soluzione definitiva al “problema” così come una decisione univoca, in parte perché è difficile valutare nel concreto quando una determinata condizione è vivere e quando non lo è, in parte perché siamo troppo legati a questo schema per affrontare obiettivamente il tema della vita come diritto e come dignità. Ma è anche vero che l’incertezza non ha mai portato da nessuna parte e che una linea guida da seguire, qualunque essa sia, sarebbe necessaria se non altro per poter far fronte ad una realtà che non solo è attuale ma che è anche sempre più frequente. Ed è vero, parlando di eutanasia viene spontaneo chiedersi quando, se riconosciuta, applicarla perché inevitabili sarebbero le casistiche (dal tetraplegico al suicida) che ne deriverebbero. Ma è giusto parlare di vita quando questa è un disagio per l’individuo? Il valore protetto prevale sulla scelta individuale o soccombe a questa?
Il romanzo è ricco di molti contenuti e chiama il lettore ad interrogarsi. Se da un lato tocca il dolore di una perdita dall’altro ricorda quello di una volontà espressa ma non riconosciuta, invita a guardare con i propri occhi e non con quelli dei media nonché ripercorre le battaglie legali portate avanti in 17 anni evidenziando come una presa di posizione sia sempre più necessaria. Con umanità e dignità cerca semplicemente di spiegare le ragioni di una scelta senza la pretesa che questa venga accettata e consapevole delle critiche suscitabili. E’ un libro che tocca nel contenuto e non nello stile, che suscita perplessità interiori e che sprona al confronto con differenti credi e opinioni. Non è un’opera facile da leggere ma che non farebbe male ad essere sfogliata.
Nel rispetto di ogni pensiero vi lascio con alcune delle parole che al tempo furono pronunciate.
«Chi ama di più la vita: la suorina che vorrebbe continuare ad alimentare forzatamente una donna in coma o il padre che ha scelto di generare di nuovo la figlia liberando la sua forza vitale da un corpo che la imprigiona da 17 anni? C'è una critica che bisogna fare alle gerarchie cattoliche: l'incapacità a liberarsi dal dominio del sacro, cioè la tendenza a separare le sfere della nostra vita, ciò che è sacro da ciò che non lo è. Eluana e suo padre stanno seminando senso positivo della vita con sofferenza ma anche con forza. A loro sento di dover essere profondamente grato» cit. Enzo Mazzi
«Se Eluana non percepisce nulla non si capisce in cosa consista questo suo vivere, se invece dovesse talvolta percepire la propria situazione, si tratterebbe di una orrenda tortura. Nella primitiva storia del cristianesimo il morire era una cosa naturale e un avvicinarsi alla vita eterna. C'è una notevole preoccupazione dei vertici vaticani nei confronti della modernità. La Chiesa ormai, non potendo più contare su una maggioranza reale, punta sulla 'maggioranza morale': cioè pretende di pesare di più in base a una presunta superiorità dei propri principi morali. E questo è antidemocratico.» G.F.

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Commenti

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Molto giusto ciò che hai detto. Ritengo che anche il credente più fedele ai principi religiosi debba imparare a distinguere tra rispetto per la vita e rifiuto della non vita. La scelta è sempre dolorosa, ma oggi che si parla tanto di libertà, si dovrebbe poter accettare anche scelte di questo tipo, che poco hanno a che vedere, io credo, con la negazione della fede e della religione. Troppe speculazioni sull'argomento e anche una certa malafede! Bella recensione, scusa la mia prolissità!
Bella la tua recensione, sul tema è complicato dare una spiegazione e non si tratta di voler convincere nessuno. La chiesa fa ovviamente il suo mestiere difendendo la vita ad ogni costo, dall'altra parte ci sono gli affetti più intimi che devono decidere cosa fare. Purtroppo non si sa e non si saprà mai qual'è la scelta giusta se una esiste. Si tratta di una cosa talmente intima e personale che quasi non potrebbe e non dovrebbe essere criticata, è un pò come credere in Dio o meno, un pò come amare una persona o meno.
Oppure no, forse è una scelta molto molto più intima e talmente grande che una legge, una religione, o un medico non possono prendere in autonomia.
Certo l'accanimento terapeutico non è vita, il resto chissà....
Come possiamo noi, esseri imperfetti e anche spesso presuntuosi, arrogarci il diritto di decidere tal genere di questione molto delicata che sconfina nel sacro ma, soprattutto, in una dimensione a noi sconosciuta? cosa può dire la scienza attuale? è un grande dilemma perché, nel profondo di noi stessi, ci rendiamo conto di non poter arrivare e superare certi traguardi al di là del nostro orizzonte intellettuale...chi può dire qual è vita e viceversa? i nostri pensieri ancorché razionali ci inducono a una compulsione della nostra mente; ritengo che ogni individuo dovrebbe decidere sulla propria vita ancor prima che si verifichino certe drammatiche circostanze...grazie. Ciao.
Ferruccio
Scelta dura la tua, Mian.
Attorno ad una donna viva (come testimonia la copertina) ma poi ridotta a vegetale si è scatenato un conflitto di principi. Più ancora attorno a suo padre.
La peggior cosa che può capitare in questo frangenti è che il conflitto sia animato da interessi di parte (religiosi, politici, etc.). Ricordo certe dichiarazioni di un - purtroppo noto - esponente di partito: certe volte si può essere vegetativo anche quando perfettamente sano (è una sanità sulla carta, ovviamente).
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Mian88
13 Gennaio, 2015
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Annamaria non c'è niente di cui ti debba scusare anzi! Una delle ragioni per cui mi avvicino a libri di questo genere è proprio perché sono in grado di suscitare riflessione permettendo al lettore di confrontarsi con strumenti opportuni con altre persone. Quello che hai scritto è da me pienamente condiviso. Se si tratta di libertà e di scelta ognuno deve essere in grado di decidere cosa per egli è migliore a prescindere dall'opinione altrui. Chiunque se fosse obbligato a fare un qualcosa che non desidera, a prescindere dal tema della disponibilità della vita, si ribellerebbe. Alla fine tutto si riduce ad un bilanciamento di interessi ma questo non giustifica né le speculazioni che sono alimentate sul problema né tanto meno la malafede apportata da taluni. Molti si nascondono dietro la facciata dell'essere credente o meno, ma ci sono certe situazioni in cui il pensiero ideologico rientra fino ad un certo punto nelle decisioni individuali. Vivere deve essere un piacere o un'agonia, un disagio?
Grazie delle tue parole e di aver letto il mio commento :-)
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Mian88
13 Gennaio, 2015
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Anche secondo me Riccardo non esiste una scelta giusta, migliore e/o peggiore. E' una decisione talmente intima che soltanto chi vi si trova alla fine può sapere cosa è opportuno per sé. La Chiesa difende il diritto alla vita poiché è il suo mestiere, lo stato non ha preso una decisione definitiva e tutt'ora siamo nel limbo. Secondo me sarebbe opportuno stanziare delle linee guida. E' vero, andrebbero valutate caso per caso ma almeno un punto di partenza di sarebbe.
Concordo con le tue parole e ti ringrazio del tuo commento e della lettura alla mia rencesione. :-)
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Mian88
13 Gennaio, 2015
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E' proprio questo che mi fa pensare Ferruccio. Quando la persona Eluana è divenuta un caso, sembrava che un passo verso anche solo il testamento biologico si riuscisse a fare invece alla fine nulla di effettivo e sostanziale. La problematica è caduta nel silenzio e ciò sarà fino a che un/una nuovo/a Eluana non porrà in essere una richiesta simile. Ma di persone (e non casi) già ad oggi ne esistono, sono più di quelli che potremmo pensare e dunque mi chiedo. Se la libertà di scelta veramente esiste allora perché non stilare delle linee guida che la legittimino? Tutto nel rispetto di ogni credo e non credo ma anche di ogni pensiero, altrimenti di libertà non si tratta.
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Mian88
13 Gennaio, 2015
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Davvero Rollo, come dimenticare quella dichiarazione...... Sono quelle affermazioni che lasciano senza parole. Concordo con te, non c'è cosa peggiore di quando un conflitto sia animato da interessi di parti tali da offuscare la vera portata della vicinda e talvolta la necessità di una definizione che finisce per cadere nell'oblio. Mah....
Grazie di aver letto la mia recensione e dell'interessante commento che hai scritto. Buona giornata :-)
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