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A riveder le stelle

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Un libro sul più grande poeta nella storia dell'umanità, a settecento anni dalla sua morte, e sulla nascita della nostra identità nazionale; per essere consapevoli di chi siamo e di quanto valiamo. Aldo Cazzullo ha scritto il romanzo della Divina Commedia. Ha ricostruito parola per parola il viaggio di Dante nell'Inferno. Gli incontri più noti, da Ulisse al conte Ugolino. E i tanti personaggi maledetti ma grandiosi che abbiamo dimenticato: la fierezza di Farinata degli Uberti, la bestialità di Vanni Fucci, la saggezza di Brunetto Latini, la malvagità di Filippo Argenti. Nello stesso tempo, Cazzullo racconta - con frequenti incursioni nella storia e nell'attualità - l'altro viaggio di Dante: quello in Italia. Nella Divina Commedia sono descritti il lago di Garda, Scilla e Cariddi, le terre perdute dell'Istria e della Dalmazia, l'Arsenale di Venezia, le acque di Mantova, la «fortunata terra di Puglia», la bellezza e gli scandali di Roma, Genova, Firenze e delle altre città toscane. Dante è severo con i compatrioti. Denuncia i politici corrotti, i Papi simoniaci, i banchieri ladri, gli usurai, e tutti coloro che antepongono l'interesse privato a quello pubblico. Ma nello stesso tempo esalta la nostra umanità e la nostra capacità di resistere e rinascere dopo le sventure, le guerre, le epidemie; sino a «riveder le stelle».



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A riveder le stelle 2022-02-20 07:08:42 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    20 Febbraio, 2022
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700 anni e non sentirli

La sua eterna giovinezza e la vitalità delle sue parole, dopo 700 anni, ancora suona, suggerisce, evoca, e questo saggio, che si concentra prevalentemente sull’Inferno, che è indubbiamente la parte più interessante della Divina Commedia, non si pone come un libro di critica letteraria, ma come un racconto del viaggio di Dante e di come le sue parole hanno contribuito a creare l’identità italiana. E’ un libro che ti permette di rispolverare ricordi e di scoprire punti di vista inaspettati e/o fatti che, quando eri studente, non potevi nemmeno analizzare. Tutta la Divina Commedia è un lungo fatto personale. Il poeta parla di sé, di noi, della storia italiana, delle tragedie dell’umanità. Sempre, a ogni incontro, mette in gioco se stesso, è coinvolto in prima persona, piange, s’indigna, sviene; e ci coinvolge. Sviene tante volte! E non me lo ricordavo proprio. Il libro mi ha permesso di ridare un volto a questo poeta, così illustre per noi. Di riflettere in modo diverso sul bene e sul male. Al bene sono associati immagini di potenza, sapienza ed amore e, guarda caso, al male sono associate immagini di ira, ignoranza ed invidia. Se il dolore non avesse indotto Dante a penetrare la disperazione e la grandezza dell’animo umano, non l’avrebbe scritta o comunque non così. Il poema è un viaggio, incalzante, nella profondità di noi stessi, della nostra storia e della nostra cultura. Perché l’Italia è nata dalla cultura e dalla bellezza. Il poema contiene tanti elementi geografici che avevo completamente dimenticato. Attraverso parallelismi e confronti, lo scrittore del saggio collega anche personaggi attuali, fatti storici più recenti, anche a testimoniare che 700 anni possono anche non sentirsi. Con l’incredibile messaggio finale, che dà anche il nome al saggio, che sono il verso più famoso ed il più positivo che sia mai stato scritto, penso, perché le stelle sono il segno del vero destino dell’uomo, del suo slancio verso l’alto, della sua aspirazione all’ascesa.

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