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Una vita da spia
 
Una vita da spia 2009-04-30 21:18:10 prupitto
Voto medio 
 
2.2
Stile 
 
2.0
Contenuti 
 
3.0
Approfondimento 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
prupitto Opinione inserita da prupitto    30 Aprile, 2009
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EMILIO RANDACIO UNA VITA DA SPIA RIZZOLI 2008

L'autore-cronista giudiziario della “la Repubblica”-esamina con dovizia di particolari l'ascesa e la caduta di Marco Bernardini ex picchiatore neofascista e membro del Fronte della Gioventu' divenuto agente operativo del Sisde tra il 1980 e il 1990.Ebbene,al di la' delle vicende squisitamente biografiche,vi sono alcuni elementi di indubbio interesse per la storia della sinistra extraparlamentare italiana e della intelligence che meritano di essere sottolineate.In primo luogo,la cooptazione all'interno della intelligence avveniva sulla base di contatti personali affidabili;in secondo luogo,i pagamenti in qualita' di collaboratore era effettuati in contanti evitando quindi di passare attraverso le banche o il Ministero del Tesoro.In terzo luogo,sia l'intelligence civile che quella militare avevano propri infiltrati di fiducia all'interno di tutta l'area antagonista(nel caso specifico Bernardini con assoluto successo si era infiltrato nel Collettivo dei Volsci l'ala ritentuta piu' intransigente dell'Autonomia),infiltrati che naturalmente operavano l'uno all'insaputa dell'altro.A tale riguardo,la testimonianza di Bernardini -filtrata da Randacio-sugli strettissimi legami tra la sinistra extrapalamentare e I movimenti terroristici-Ira,Olp e Eta- riceve una ulteriore conferma(in particolare emerge con estrema chiarezza il sostegno logistico e addestrativo fornito da Cuba ).In quarto luogo,la penuria di mezzi fornito agli agenti operativi stride chiaramente con I numerosi privilegi di cui godevano I vertici del Sisde. In quinto luogo,le operazioni a rilevanza internazionale condotte in quel periodo- allo scopo di prevenire o semplicemente di analizzare con assoluta chiarezza gli organigrammi e le fonti di finziamento-venivano svolte in stretta collaborazione con la Cia e il Mossad il cui modus operandi-lo sottolinea non senza una vena di ironia l'autore- era improntato ad una assoluta naturalezza e dunque lontano dalle pastoie burocratiche della nostra intelligence.In sesto luogo, emerge un dato di grande rilievo in relazione alla ragnetala di rapporti tra il nuovo terrorismo-quello delle Nuove Brigate Rosse-e I rifiugiati politici in Francia,legame che trova riscontro anche nella fitta relazione intessuta con I detenuti.In settimo luogo-quasi a margine del volume-si delinea un quadro opaco ma di grande interesse sui legami indiretti e quindi non penalmente perseguibili tra le associazioni antagoniste-segnatamente Amarc e la rivista milanese “Guerra e pace”- e gli esponenti del nuovo terrorismo.Infine,l'autore non omette di porre l'enfasi-ne' d'altronde avrebbe potuto dimenticarsene visto che proprio questo era lo scopo del volume- sia sullo sfruttamento cinico da parte dei vertici del Sisde operato nei confronti di Bernardini al quale-dopo molti anni di costruttiva collaborazione- non solo verra' negato un contratto di lavoro regolare ma verra' negato qualsiasi sostegno per inserisi nel mercato del lavoro sia sul ruolo decisivo della componente politica che, dopo aver indirizzato alla intelligence precise disposizioni sulla assoluta centralita' rivestita dall'antagonismo,dara' nuove disposizioni in base alle quali l'area antagonista non rappresentava piu' una priorita' investigativa.Ma e' proprio su questo aspetto che il dubbio prende il sopravvento sulla correttezza dell'operato della classe politica:questo cambio di direttiva era fondato o invece dettato dalla esigenza -da parte del governo Prodi-di attingere all'area no global come bacino elettorale? Sebbene la domada-come era prevedibile-non trovi alcuna risposta esplicita nel volume non e' arduo arguire l'opinione sia dell'autore che dell'ex 007 italiano.



GAGLIANO GIUSEPPE

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