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Il mondo dei vinti
 
Il mondo dei vinti 2017-01-27 15:32:02 Renzo Montagnoli
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4.2
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4.0
Contenuti 
 
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    27 Gennaio, 2017
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La memoria

Questo libro ha un’introduzione che deve essere assolutamente letta prima di passare al testo vero e proprio, perché Nuto Revelli spiega il metodo seguito per parlare, con estrema concretezza e lucidità, del triste destino della campagna e della montagna del cuneese nel dopoguerra. Per estensione lo stesso fenomeno avvenne in tutta Italia nel mondo legato alla coltura dei campi, un fenomeno che in breve può essere definito la fine della civiltà contadina, di cui ha parlato anche con i suoi appassionati romanzi Ferdinando Camon. Certo le singole realtà possono essere diverse, ma quello che è stato un mondo immutato per secoli le accomuna tutte. Nel caso del cuneese, se la campagna non viene sfruttata all’eccesso o peggio ancora industrializzata, resta una realtà di miseria senza speranza; la seconda, se non è oggetto di insediamenti turistici, viene abbandonata e diventa quasi un deserto. Revelli, forte di quanto appreso durante la drammatica ritirata dal Don circa il dovere della memoria, ci racconta nel suo libro come era una civiltà che ora non c’è più e lo fa sulla falsariga di un’inchiesta, intervistando gente anziana della pianura, della collina e della montagna. Il suo è stato un lavoro certosino, perché munito di registratore ha interpellato ben 270 persone, poi ha provveduto alla trascrizione rispettando, per quanto possibile, la forma del parlato. A tratti sembra una delle interessantissime inchieste di Sergio Zavoli, solo che qui non ci sono immagini, ma egualmente si crea un’atmosfera che consente alla fantasia di farsi un’idea di come possa essere l’intervistato: anziano, rinsecchito da anni di duro lavoro, con la malinconica tristezza di chi si sente un vinto. E in effetti, da questi ricordi emerge un mondo di profonda miseria, fatto di duro lavoro, talmente malpagato che il guadagno sembra quasi un’elemosina; peraltro era gente che si accorgeva di non contare nulla, anzi di essere, oltre che emarginata, buona solo per essere sfruttata. E per quasi tutti c’è la memoria della Grande Guerra, il massimo dell’infelice vita personale, ognuno considerato solo uno dei tanti, in pratica un numero, niente di più che carne da cannone.
Eppure, questo mondo di sofferenza e di ignoranza presentava valori oggi ormai sconosciuti, univa persone dove oggi si dividono, trovava nel poco e niente il necessario per vivere.
Adesso non é più così e ha ragione uno degli intervistati quando dice che il povero di adesso è più ricco del ricco del suo tempo, perché esisteva in passato anche nelle classi meno disagiate quella continua incertezza del futuro che le portava a essere sparagnine, insomma che si conteneva nelle spese , limitando quei consumi che oggi invece sono lo scopo continuo di ognuno di noi.
Il mondo dei vinti é una testimonianza irripetibile di ciò che fu e di questo dobbiamo ringraziare Revelli, perché ci porta a conoscere le nostre lontane radici , ci aiuta a comprendere da che passato veniamo.

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Commenti

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siti
28 Gennaio, 2017
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Bel commento Renzo, a me libri come questi fanno pensare ai miei genitori che sono (79 e 80 anni) molto legati a quel sistema culturale: pensa che mia mamma a Natale sta male semplicemente perché a tavola compare un'abbondanza di cibo tipica del pranzo natalizio ma che lei trova di difficile gestione, direi insopportabile. A me rimane, di striscio, un'oculatezza nella gestione del denaro, eppure, sintomatico dei tempi in cui sono nata e cresciuta, anche una contrapposta cultura della spendibilità degli stessi per soddisfare esigenze non certo legate alla sopravvivenza. ha ragione la signora: oggi siamo tutti ricchi di beni materiali e poveri di spirito.
Letto tempo fa e molto apprezzato.
E' bello quanto hai scritto , come l'averlo riproposto.
Una testimonianza umana irripetibile.
Revelli mi piace perchè va al sodo e non gradisce la retorica.
Un po' sparagnino lo sono quasi sempre stato e del resto sono nato nell'immediato dopo guerra, quando di soldi ne giravano ben pochi. Ho allentato un po' i cordoni da una decina d'anni, diciamo che sono gli ultimi fuochi, ma se devo essere sincero ogni spesa è accompagnata da un certo batticuore.
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