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Amanti e regine. Il potere delle donne
 
Amanti e regine. Il potere delle donne 2018-07-10 22:44:38 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    11 Luglio, 2018
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Le padrone di Francia

Capiterà a molti lettori forti, se famosi per essere tali tra amici e parenti, di ricevere dai suddetti amici e parenti dei libri in regali o in prestito con tanto di calorosi incoraggiamenti affinché il tomo in questione venga letto e commentato positivamente al prima possibile.
Bisognerebbe però ricordare che la scelta di un libro per un’altra persona può essere più difficile di quella di un abito o di un profumo; la passione per la lettura non è sinonimo di “mi faccio piacere qualunque parallelepipedo di carta stampata, dal romance pseudo-erotico alla biografia di Santa Chiara d’Assisi”. Sì, mi sono stati entrambi regalati. Dalla stessa persona.
Con queste premesse, quando mi è stato prestato (non richiesto) questo volume, devo ammettere di averlo affrontato in modo prevenuto: il problema principale era il mio totale disinteresse per la lettura in questione, che quindi ho percepito come lenta e in più frangenti noiosa. Altra conseguenza di una lettura imposta è che il lettore svogliato cercherà un modo per svagarsi, dando inizio ad una vera e propria caccia ai difetti del libro.
Lasciando per un attimo da parte elogi e critiche, è doveroso innanzitutto spendere qualche riga sul contenuto del volume. Si tratta di una raccolta di quasi di una ventina tra biografie relative alle Regine di Francia dal 1547 al 1789 e quelle dedicate alle più celebri amanti dei sovrani francesi del medesimo periodo, rappresentanti quindi delle Case Reali di Valois e Borbone.
Si inizia con Enrico II e le due donne più importanti nella sua vita e nel suo regno: la bellissima Diane de Poitiers, l’amante ossessionata dalla mitologica dea Diana, e la moglie Caterina de’ Medici, che sarà poi reggente dei giovani figli ma, a dispetto della numerosa prole, segnerà il tramonto per la dinastia Valois.
Sul trono salirà poi Enrico IV, marito di una figlia di Caterina, Margherita meglio nota con il diminutivo di Margot, che pagherà cara la scelta di preferire la famiglia d’origine al consorte: nonostante l’ascesa di Enrico, a lei non sarà mai concesso di diventare Regina di Francia. Il sovrano avrà poi al suo fianco una favorita tanto amata da pensare di farne sua moglie, tale Gabrielle d’Estrées; i doveri verso il regno avranno però la meglio, e le seconde nozze di Enrico IV lo uniranno ad una partente della suocera, Maria de’ Medici.
Frutto di quest’unione, Luigi XIII non sarà celebre per le sue amanti come i precedenti sovrani; le malelingue attribuiranno invece delle relazioni extra coniugali a sua moglie, Anna d’Austria. Il successivo re sarà per opposto attorniato da una schiera di amanti; Luigi XIV (il celebre Re Sole) sarà quasi conteso nell’ordine da Maria Mancini, Louise de La Vallière, Françoise “Athénaïs” de Montespan e Françoise de Maintenon. Quest’ultima è celebre per aver ispirato la nota fiaba di Cenerentola.
Per tante favorite, ci dev’essere una moglie umile e quasi in ombra, come saranno in effetti sia Maria Teresa d’Austria sia Maria Leszczhñska, consorte di Luigi XV, un altro sovrano con diverse amanti, alcune particolarmente famose: le sorelle Mailly-Nesle, Jeanne-Antoinette de Pompadour e Jeanne Bécu du Barry.
A conclusione, con l’”ultimo re” Luigi XVi, era d’obbligo dare spazio a colei che è senza dubbio la Regina di Francia per eccellenza, Maria Antonietta.
Durante la lettura si può notare come in molti casi la vita delle amanti -dispensatrici di piaceri- fosse povera d’amore, come quella delle loro rivali Regine. Le favorite citate non sono ovviamente tutte, e nell’opera vengono spesso nominate altre figure femminili, meno importanti.
Premio la raccolta per lo stile chiaro, scorrevole che con la dovuta concentrazione può risultare coinvolgente alla pari di un romanzo. Positivo anche l’inserimento dei ritratti delle donne protagoniste.
Ed ecco i punti dolenti: l’autrice ricorre di frequente a termini inutilmente ostici, propone in continuazione lunghe interrogative dirette e sembra divertirsi nel nascondere la reggente. La pecca più grave è però l’inserimento di alcuni giudizi soggettivi che in un’opera biografica non dovrebbero trovare posto.

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