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Amerigo

Saggistica

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Amerigo Vespucci non scoprì l'America e non affermò mai di essere stato il primo uomo europeo a mettere piede sul nuovo continente, né, cosa forse ancora più importante, pretese mai di dargli il proprio nome. Eppure già dal primo Cinquecento la parola "America" iniziò a diffondersi per definire quel Nuovo Mondo descritto dal grande esploratore nelle sue lettere, ancora oggi al centro di accesi dibattiti fra gli storici. Stefan Zweig fu profondamente affascinato dal personaggio e vi si identificò a tal punto da suicidarsi in Brasile - nel "suo" nuovo mondo - lo stesso giorno della morte di Vespucci. In Amerigo, ultimo libro scritto prima del suicidio. egli racconta l'incredibile storia di un uomo che il Destino ha voluto ora un eroe, ora un truffatore.



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Amerigo 2014-01-19 09:55:30 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    19 Gennaio, 2014
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Amerigo

Il breve saggio “Amerigo” fa parte della produzione di Stefan Zweig catalogata in maniera alquanto semplicistica dalla critica come biografia.
Per chi conosce il filone saggistico dell'autore tedesco, sa che Zweig non scrisse biografie nel senso tecnico e letterale del termine, bensì si accinse ad approfondire alcuni aspetti della vita di personaggi da lui ammirati o personaggi del passato e contemporanei da cui veniva attratto per comunanza di interessi e di spirito.

Posta questa necessaria premessa, il saggio in questione nasce dall'intento di Zweig di riscattare dalle melme dei torti e delle maldicenze la figura del grande Amerigo Vespucci, uomo dalla fama eterna per aver prestato il nome al continente americano, eppure etichettato nei secoli da taluni come imbroglione e profittatore, usurpatore degli onori spettanti a Colombo.

Zweig non nutre dubbi sulla buona fede del navigatore e si schiera fin da subito dalla sua parte, fornendo le prove dell'esistenza di “un errore storico” madornale, di cui rimase vittima Vespucci.
La finalità del piccolo saggio è tutta volta alla dimostrazione di quanto siano deleterie le interpretazioni degli scritti e di come in passato i carteggi fossero soggetti a manipolazioni.
Leggendo queste pagine si percepisce il lavoro di ricerca effettuato dall'autore prima di maturare la sua idea e procedere alla stesura, tuttavia il costrutto si snoda senza eccessive citazioni, trasmettendo al lettore il messaggio cardine, ossia la colpevolezza degli “editori” dell'epoca.

In sostanza, l'Amerigo di Zweig è un libello curioso ed interessante, che non ambisce all'esaustività sull'intera vita del protagonista, ma ne analizza solamente alcuni momenti, non approfondisce l'esperienza come navigatore, anzi ricorda al pubblico il vero mestiere, il mercante.
Ciò che colpisce è tutta la passionalità impressa a queste pagine dall'autore, una voce accorata che si carica riga dopo riga in difesa di un uomo, a suo avviso, calunniato e accusato ingiustamente; comprendiamo come la figura di Vespucci, oltre ad essere analizzata in se stessa, divenga simbolo.
Traspare tutto l'animo dell'autore, la sua sensibilità, la sua attenzione a cogliere emozioni, il suo amore per la sincerità e la nobiltà di idee e sentimenti.
E' un lavoro che va interpretato con la giusta chiave di lettura, altrimenti potrebbe essere tacciato di incompletezza e superficialità contenutistica, oltre che di partigianeria.
Zweig si lega a doppio filo con i suoi personaggi, in una sorte di comunione spirituale e umana; questo il fine ultimo e l'essenza di un saggio dedicato prima che ad esimio personaggio della storia, ad un uomo.

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Zweig "Il mondo di ieri"
Zweig " Magellano"
Zweig "Erasmo da Rotterdam"
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