Beati loro Beati loro

Beati loro

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In questo libro, Giorgio Batini, valido e fine giornalista toscano, ha concentrato la sua attenzione sui dimenticati Santi e Beati toscani, Le ricerche compiute rivelano, oltre alla fede locale, la forza delle credenze popolari, il fascino delle tradizioni e delle leggende. Batini con questo libro ha dato un importante contributo a salvare e tramandare una storia preziosa: la storia della Fede dei Toscani. “Ai giornalisti che come noi si sono occupati per anni di raccogliere e riferire ai lettori tutto quello che concerne la Toscana, è capitato spesso di riflettere su come sia scarsamente conosciuta e ricordata la vita religiosa della regione e quella dei suoi protagonisti, Santi e Beati, quasi si trattasse di argomenti e di personaggi di scarso rilievo”. (Giorgio Batini)



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Beati loro 2012-12-21 21:01:44 rakovic
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rakovic Opinione inserita da rakovic    21 Dicembre, 2012
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beati toscani di serie b

Come recitava Lello Arena in “Ricomincio da Tre”, esiste O MIRACOLO O MIRACOLOOOOO!!!! e o miracolo. Questo per distinguere i miracoli di serie A da quelli minori.
E così esistono SANTI con l’aureola in oro zecchino, il manto tempestato di pietre preziose ed una serie innumerevole di cattedrali a loro dedicate ed in contrapposizione a loro una serie di santi e beati con aureola di legno, vestito pieno di toppe ed il nome appena collegato a qualche borgo ed a qualche romita cappella di campagna. Ed è di questi che si occupa questo libro spassoso: vita morte e soprattutto miracoli dei beati della toscana.
Il testo (abbastanza corposo) snocciola in rigoroso ordine alfabetico, per non far torto a nessuno, una serie di personaggi curiosi e gli aneddoti spesso frutto della tradizione popolare che hanno costellato la loro vita.
Fantastico è quanto si narra a proposito del paese di Bientina, in provincia di Pisa: nel 1695, essendo uno dei pochissimi paesi della zona privi di un santo patrono, il comune stanziò 150 scudi da inoltrare al granduca Cosimo III affinchè acquistasse una sacra reliquia. Da Roma, dove c’erano cataste di ossa di santi o presunti tali, arrivò quindi all’interno di una teca uno scheletro vestito sontuosamente che venne accolto in paese dal tripudio popolare: san Valentino. Finalmente anche Bientina aveva il santo Patrono. For sale.
Quando un eremita moriva in qualche spelonca isolata partivano subito commandos di cittadini dei paesi vicini disposti a lottare strenuamente per accaparrarsi un braccio di san Zeffirino, un piede del beato Melchiorre o un dito del venerabile Eustorgio…
Tra i vari beati passati in rassegna è emblematica la storia di Bartolomeo Garosi, detto Brandano, “il pazzo di Cristo” vissuto nei primo ‘500. La vera santa fu la moglie, che dovette sopportarne di tutti i colori. Famoso all’epoca per le sue profezie, portava una sfiga incredibile prevedendo tutti i peggiori disastri, come il sacco di Roma. La chiesa iniziò un processo di beatificazione subito dopo la sua morte, ma si arrese per insufficienza di prove…
E poi ancora, san Mamiliano dell’isola del Giglio,san Torpè da Pisa (che ha dato il nome nientemeno che a Sain Tropez), la beata Bonizella da Trequanda e decine di altri personaggi singolari.
Recita una poesia toscana del passato:
Ciavete Santo Sano e v’ammalate,
Ciavete san Vittore e vu’ perdete,
Ciavete San Crescenzio e non crescete,
Ciavete San Savino e matti siete,
O che razza di Santi vu’ ciavete?

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