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Fu Benedetto Croce che sollecitò Ada Gobetti a raccontare agli amici che cos'era stata nel suo svolgimento quotidiano la lotta di liberazione. Ada così rievoca la sua avventura di madre che va a combattere accanto al figlio Paolo, diciottenne, e ne divide i pericoli e i disagi. Non c'è divario tra la donna che sfida le pattuglie tedesche e la madre in perenne ansia per il figlio. Ada è animata da una passione di libertà, da un bisogno di azione, da una femminile concretezza e semplicità che si ritrovano intatte sulla pagina, in cui affiora anche la sua vena di schietto umorismo. Accanto a lei figure di comandanti, di politici, o di semplici partigiani. Introduzione di Goffredo Fofi.



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Diario partigiano 2016-01-04 08:06:45 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    04 Gennaio, 2016
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Sono i nostri

"Per tutto il periodo della lotta clandestina, scrissi ogni sera, su una minuscola agenda, scheletrici appunti in un inglese criptico, quasi cifrato, che mi permettono oggi non solo di ricostruire i fatti, ma anche di rivivere l'atmosfera e lo stato d'animo di quei giorni".

Ada Gobetti, con le sue parole, ci racconta com'è nato il suo diario, che ripercorre i fatti tra il 1943 e il 1945. Fu grazie alla curiosità del filosofo Benedetto Croce, amico dell'autrice, che non riusciva a rendersi conto del vero ruolo della Resistenza e della lotta partigiana, che fecero venire in mente, alla Gobetti, l'idea di un libro sulla Resistenza e chi meglio di lei, che l'aveva vissuta in prima persona, poteva colmare le lacune che molti avevano.

Ada Gobetti ci racconta i fatti, gli uomini e le donne della Resistenza; un diario con pochissime digressioni e che da spazio a tutti: "E non è un caso se in esso trovano parte, alla pari, tanti personaggi famosi dell'antifascismo, quanto uomini e donne e ragazzi che solo nella Resistenza si misero in luce, operai e contadini e montanari che dopo la Resistenza tornarono in tutta semplicità al loro posto di lavoro".

Un diario ricco di storia, di emozioni, di solidarietà..ma non solo. La nostra autrice, nonché protagonista, oltre ad un importante ruolo di collegamento e di divulgazione d’informazioni è soprattutto una madre e una moglie, che vede il suo "piccolo" Paolo e il marito Ettore sfidare ogni giorno i pericoli e le difficoltà che la popolazione del Piemonte stava vivendo in quel tempo.
Fra Torino, Meana, la Val di Susa e tutto il circondario, inclusa la Francia, la Resistenza non si fermerà. A piedi, in bicicletta e con mezzi di fortuna, questa parte dell'Italia, raccontata in queste pagine, ci mostra come la speranza non abbia abbandonato il nostro territorio, anche nei periodi più bui e soprattutto la gioia e il sorriso davanti alle piccole vittorie.

Molto toccante è quando davanti a un morto, la solidarietà delle donne italiane nei confronti di una madre, anche se nemica, che non rivedrà più il figlio, è molto forte; questo ci fa capire come la guerra è sempre una sconfitta e una sofferenza sia per i vincitori sia per i perdenti.

Consiglio questo libro, che risulta adatto anche per i ragazzi delle scuole medie, a tutti. Vi ritroverete narrate le vicende dei famosi, dei meno famosi e degli sconosciuti, che messi insieme "sono i nostri".

"Non piangetemi, non chiamatemi povero. Muoio per aver servito un'idea".

Buona lettura!!!

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