Saggistica Storia e biografie Dovevo morire da vedova nera
 

Dovevo morire da vedova nera Dovevo morire da vedova nera

Dovevo morire da vedova nera

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La presentazione e le recensioni di Dovevo morire da vedova nera, opera di Sabine Adler edita da Piemme. Raissa non sa cosa fosse la vita prima che la paura tingesse le strade, i muri, l'aria; non lo sanno le sue sorelle; quasi nessuno ricorda cos'era la Cecenia prima che troppi anni di odio aggredissero come un cancro le tradizioni di un popolo. I soldati russi che opprimono, torturano, uccidono, radono al suolo città. I giovani ceceni che non conoscono che guerra, violenza, terrore. E vendetta. Raissa ha due sorelle, Hejda e Medina. Medina ha preso marito, Malik. Solo ieri si è sposata e oggi è qui di fronte ai soldati che cospargono di benzina suo marito, accendono un cerino e la costringono a guardare. Ieri era una sposa. Oggi è una vedova. Non basta. Non può bastare urlano i fratelli. Deve morire da vedova nera.



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Dovevo morire da vedova nera 2013-09-12 18:29:43 Giuliabruzzese
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Opinione inserita da Giuliabruzzese    12 Settembre, 2013

Consigliatissimo

Superlativo. Questo è forse uno dei miei libri preferiti. Lo stile è scorrevole e la storia di per sé è molto coinvolgente. I contenuti sono molto forti e fanno riflettere su una cultura diversa da quella occidentale. Ricco di colpi di scena, questo libro è così ben scritto che mentre lo si legge sembra di vivere le vicende della protagonista in prima persona. È una storia che mette il lettore di fronte ad una realtà in cui le donne sono in toto sottomesse alla volontà degli uomini. Una storia di vendetta, che assume in alcuni punti il carattere di una rivalsa al femminile. Consigliatissimo.

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Con il vento nei capelli, Salwa Salem
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Dovevo morire da vedova nera 2012-06-26 08:23:06 antonelladimartino
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antonelladimartino Opinione inserita da antonelladimartino    26 Giugno, 2012
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La morte era in agguato ovunque

“Raissa si chiese che differenza faceva se la uccidevano i russi o se la mandavano a morte i suoi fratelli”.
La Storia diventa storia, le persone vestono i panni di personaggi, ma possono riconoscersi nelle linee scritte di quest’opera che è davvero, come promette la quarta di copertina, “una testimonianza coinvolgente”.

La tradizione Cecena condanna le donne a un’assoluta sottomissione: anche le anziane hanno l’obbligo di alzarsi in piedi di fronte a qualsiasi maschio, anche un bambino. Per una donna cecena la strada percorribile è una e una sola: il matrimonio, sperando in un marito che non abusi del suo potere. Dopo la fine dell’Unione Sovietica, dopo la guerra, dopo l’intervento dei fondamentalisti religiosi, la trappola culturale che incatena la condizione femminile è cambiata: è diventata ancora più crudele, troppo spesso mortale.

Nel mondo di Raissa non ci sono buoni; la parte peggiore prevale ovunque. La storia è raccontata bene, con chiarezza, senza eccessi: coinvolge, trascina, ci consente di accedere mondi molto lontani. Questa storia ci aiuta a capire che la guerra provoca la miseria di molti e l’arricchimento di pochi, quindi non può essere né santa né giusta, e che soltanto il desiderio egoistico e tenace di vivere può aprire spiragli di luce nel buio totale.

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