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Il regno del Nord Il regno del Nord

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Italia federale o Italia nazionale? Questo interrogativo già agli albori del Risorgimento fu al centro del dibattito. E alla vigilia dell'unità nazionale la confederazione italiana era quasi sul punto di realizzarsi. L'iniziativa partì proprio da Cavour, che intendeva dividere la penisola italiana in tre Stati: il Regno del Nord sotto l'egida dei Savoia, un Regno del Centro ancora da definire e il Regno delle Due Sicilie. Tutto pareva organizzato; poi, com'è noto, Garibaldi sbarcò a Marsala. E Cavour si rassegnò pragmaticamente all'idea di «piemontesizzare» l'Italia intera. Petacco ricostruisce il clima e le premesse che portarono al progetto federalista sulle cui ceneri sorse lo Stato italiano, dedicando ampio spazio ai protagonisti e alle loro vicende personali e mostrando come l'identità italiana sia tenacemente legata a una vocazione federalista che proviene da lontano.



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Il regno del Nord 2016-11-19 08:27:54 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    19 Novembre, 2016
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Il progetto irrealizzato di Cavour

Certo é che fra la storia che insegnano a scuola e quella che si apprende leggendo saggi di illustri autori c’é una bella differenza. Ricordo a tal proposito che l’insegnante ci spiegò che arrivammo all’unità d’Italia grazie all’abilità e alla perseveranza di Camillo Benso conte di Cavour, a cui sembrava proprio calzante l’appellativo di “Grande tessitore”. In verità, già allora mi era sorto qualche dubbio, anzi dubitare é sempre bene, perché è l’unico modo, poi, per avvicinarsi, se non proprio a raggiungerla, alla verità. Ora questo saggio di Petacco sembrerebbe provare che le cose non andarono proprio così, che il ministro piemontese aveva scopi ben diversi e che, operando esclusivamente nell’interesse dei Savoia, avesse delle idee che con l’unità nazionale nulla avevano a che fare. Diciamolo francamente: se si sostiene un onere corposo, quale quello di una o più guerre, deve essere più che compensato da tangibili risultati economici e l’idea di sottomettere al regno sabaudo l’Italia settentrionale con la ricca Lombardia e il non povero Veneto finì con l’essere il fine a cui il Cavour mirava intessendo le sue trame di ragno paziente. Fu in tal senso che, durante un abboccamento diretto con colui che avrebbe dovuto diventare il principale alleato nella guerra contro l’Austria, vale a dire Napoleone III, gli fu prospettato – e l’interlocutore si dichiarò d’accordo – un piano per dare un assetto all’Italia, a quel territorio che non a caso il Mtetternich ebbe a definire una pura espressione geografica. In buona sostanza il progetto si articolava così:
1) piemontesizzazione dell’Italia settentrionale, nel senso che il Regno di Sardegna si sarebbe annesso la Lombardia, il Veneto, fino all’Istria e alla Dalmazia;
2) un regno dell’Italia centrale con capitale Firenze comprendente l’Emilia, la Toscana;
3) un regno del Sud, comprendente, oltre a quello delle due Sicilie, l’Umbria e le Marche, sottratte allo Stato Pontificio;
4) Una federazione di questi tre stati con presidente, a titolo onorario, del Pontefice, quest’ultima idea piuttosto bislacca, poiché il Papa, contro una perdita consistente del suo territorio, avrebbe avuto solo un incarico simbolico.

Vista l’approvazione del futuro alleato Napoleone III, sembrava cosa già fatta, ma i guai cominciarono quando i Borboni di Napoli, bigotti e papalini, si accorsero che il vantaggio che a loro ne veniva (annessione di Umbria e Marche) derivava da un esproprio dello stato pontificio e ovviamente non aderirono.
Cavour tuttavia non demordeva, brigando ancora per la realizzazione del suo progetto che, a mio parere, se concretizzato avrebbe avuto vita breve, ma poi sappiamo che il colpo decisivo, il definitivo impedimento venne con la spedizione dei Mille, autorizzata in segreto dal re, caldeggiata dalla massoneria e dagli inglesi e avversata appunto da Cavour.
Quindi, addio stato federale e anzi inizio di un nuovo organismo unitario, basato su un forte e anti autonomista potere centrale.
E’ un pezzo importante della nostra storia, poco conosciuto, in quanto volutamente ignorato nell’insegnamento scolastico, e quindi direi che la lettura di Il Regno del Nord è quanto mai utile e opportuna.

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Il regno del Nord 2011-05-26 15:33:02 fmalu
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fmalu Opinione inserita da fmalu    26 Mag, 2011
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Anticipo: studio storia all'università

Anticipo subito una cosa: studio storia all'università statale di Milano e ho appena dato l'esame di storia del Risorgimento. Volendo approfondire i miei studi, passo in libreria e vedo questo libro che sembra proprio fatto per me....

Mai fidarsi dei titoli. Non sto a giudicare l'autore (non lo conosco) ma già dalle prime pagine mi ritrovo un sacco di illazioni su personaggi storici, come ad esempio Napoleone Bonaparte. Interessante sapere che probabilmente andava a letto con la figliastra e che quasi sicuramente Napoleone III era suo figlio....ma non sono interessato a pettegolezzi (perchè pettegolezzi sono non essendoci prove concrete) sono interessato ai fatti. E andando avanti nei fatti si parla del progetto per l'Italia di fare tre regni....ok, ma anche qua le prove?Si cita la relazione che Cavour scrisse per l'evento, ma mi è stato insegnato a dare dati certi e soprattutto citare in quale passo, non lasciare alla fantasia dell'autore decidere se quel dato è stato preso da quella relazione oppure no.

Un giudizio negativo quindi, perchè più che la storia di un progetto sembra un racconto, non essendoci dati e fonte certe o citate. Dati forse reali, ma messi cosi come sono risultano non reali. Quasi un saggio per giustificare una certa parte politica....peccato, perchè l'argomento era interessante, perchè un certo fondo di verità c'è. Ma non questa verità, cosi come è esposta.

E non me ne voglia l'autore, probabilmente è bravissimo. ma in questo caso....come si direbbe all'università....SI RIPRESENTI AL PROSSIMO APPELLO.

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