Io c'ero Io c'ero

Io c'ero

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Enzo Biagi ha affrontato il Novecento: una grande voglia di raccontare il nostro tempo e un'inimitabile capacità di aiutarci a comprenderlo. Durante la sua lunga carriera è stato testimone - o "piccolo involontario protagonista" di momenti storici che hanno lasciato il segno: la Resistenza e il Dopoguerra, gli anni del Boom e quelli di piombo, l'Italia delle mani sporche e quella dei nuovi potenti. Dalla Liberazione ai nostri giorni, "Io c'ero" presenta una ricca selezione di articoli, molti dei quali ormai introvabili, passando in rassegna gli eventi e i personaggi che hanno fatto epoca, i fatti di cronaca e di costume che ancora oggi segnano la nostra memoria comune.



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Io c'ero 2012-07-14 10:46:57 mariaangela
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mariaangela Opinione inserita da mariaangela    14 Luglio, 2012
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Il giornalista: Enzo Biagi

"Avevo diciassette anni quando ho iniziato a scrivere i miei primi articoli, era il 1937, e a ventuno ero giornalista professionista. Sono entrato nel mondo della stampa dalla porta principale. Non lo dico per orgoglio, ma non conoscevo proprio nessuno che potesse aiutarmi."

Questo, per me, è Enzo Biagi, nato nel 1920 a Pianaccio di Lizzano in Belvedere.
Questo grande giornalista va semplicemente letto. "Io c'ero" non è un romanzo, è una accurata cronaca di avvenimenti da lui vissuti e dunque raccontati in prima persona dal dopoguerra ai giorni nostri, perché, come lui esordisce: "Sono un vecchio cronista e ho passato gli ottanta. So che non mi attendono molte primavere. Ho vissuto, e raccontato, molte vicende del secolo che è appena passato: dal Vietnam a Sarajevo, ho navigato sul Mississippi e sul Mekong, ho visto cadere un regime e la sagra dei voltagabbana. Mi sento un pò come certi reduci: io c'ero."

E' difficile racchiudere in poche citazioni la quantità di notizie, fatti, emozioni; ma ci provo sperando di non essere troppo prolissa.

1996 Mastroianni, un amico che non c'è più
Oltre a Federico Fellini ho avuto anche un altro amico nel mondo del cinema, Marcello Mastroianni.
..."Alla nostra età è giunto il momento dei bilanci. Cosa vedi dietro di te?" "Io vedo un lungo film. Che è cominciato nel 1949."... "Nel film di Ettore Scola, "Che ora è?" c'era un punto in cui io raccontavo a Massimo Troisi la storia dei bombardamenti; ... Sai si faceva a chi arrivava primo al rifugio. Questa era la forza della gioventù. E, allora, questi ricordi sono quelli che hanno segnato di più la mia vita: molto più del cinematografo, del successo, della popolarità, dei soldi, delle piscine. Quando mi guardo indietro penso alla scuola, anche ai balilla, ai campeggi, a mia madre, a mio padre, a mio fratello e alla guerra."

2004 Pubblico, privato e l'incerto confine.
Ci sono alcune cose che mi uniscono al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Siamo tutti e due vecchi ragazzi classe 1920 e l'8 settembre 1943 decidemmo di entrare nei partigiani di Giustizia e Libertà e poi per tutta la vita ci siamo portati dietro quello che abbiamo imparato sui monti, lui della Toscana, io dell'Emilia, il rispetto per gli altri, qualunque fosse la loro opinione, e la giustizia sociale.

2006 Un consiglio ai giovani colleghi
...A Conselice, Bassa Romagna, è stato inaugurato il Monumento alla Libertà di Stampa. ... Durante la Guerra di Liberazione le stamperie erano più che altro clandestine. Il monumento è dedicato a quei 140 tra donne, uomini e ragazzi che, rischiando la vita, portarono avanti la loro guerra di libertà. Il primo numero uscì il 22 dicembre 1944; accanto al logo della testata, dove oggi viene messa la pubblicità, scrissi: Esercito Partigiano, Divisione Bologna. L'editoriale portava come titolo "Perché l'Italia viva". Cominciava così: "Ciò che hai fatto non sarà dimenticato. Né i giorni, né gli uomini possono cancellare quanto fu scritto col sangue. Hai lasciato la casa, tua madre, per correre alla montagna. Ti han chiamato bandito, ribelle; la morte e il pericolo accompagnavano i tuoi passi. Scarpe rotte, freddo, fame, e un nemico che non perdona. Sei un semplice, un figlio di questo popolo che ha sofferto e che soffre: contadino o studente, montanaro od operaio. Nessuno ti ha insegnato la strada: l'hai seguita da solo, perché il cuore ti diceva così. Molti compagni sono rimasti sui monti, non torneranno. Neppure una croce segna la terra dove riposano. ... Anche tu vuoi che da tanti dolori nasca un mondo più giusto, migliore, che ogni uomo abbia una voce e una dignità. Vuoi che ciascuno sia libero nella sua fede, che un senso di umana solidarietà leghi tutti gli italiani tornati finalmente fratelli. ... Non avrai ricompense, non le cerchi. Sarai pago di vedere la patria, afflitta da tante sciagure, risollevarsi. Uno solo è il tuo intento: perché l'Italia viva."

..."Dietro a me non c'è altro che la mia coscienza: nei miei programmi futuri, ..., soltanto la tomba. Che vorrei, è ovvio, lontana, e con una lapide: Scrisse quello che poteva, mai quello che non voleva. Amen."

E.B.

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