Saggistica Storia e biografie L'utilità della storia
 

L'utilità della storia L'utilità della storia

L'utilità della storia

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È ancora importante la conoscenza storica? Il sistema dei valori dominanti, lo stile dell'epoca presente tendono a considerare superflua la storia, è il presente ad assumere una dimensione totalizzante, come se questo fosse davvero l'unico dei mondi possibili. Ma la storia mostra che altri mondi sono possibili, che l'ambito delle possibilità umane si muove in uno spazio predeterminato, ma non chiuso. Sorge da qui l'afflato culturale, civile e pedagogico di questo libro. A partire dall'interpretazione di fasi drammatiche della storia d'Italia, come quella della Resistenza e del secondo dopoguerra. In questo senso, si rende necessario ciò che questo libro auspica, ovvero la presenza attiva della ricerca storica, con la sua opera di distinzione fra memorie collettive, ricordo dei protagonisti e ricostruzione documentata, priva di intenti strumentali e sostenuta da autentica passione civile.



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L'utilità della storia 2014-03-16 18:21:24 Sam93
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Sam93 Opinione inserita da Sam93    16 Marzo, 2014
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Il desiderio di insegnare storia

Quando ho cominciato a leggere questo saggio ero un po' impaurita, in quanto l'argomento centrale sembrava essere una cosa tostissima: a cosa serve la storia? Mi sono ricreduta appena ho letto l'introduzione.
Lo stile è scorrevole, non fa mai pesare il fatto di essere un saggio, ma anzi, le argomentazioni sono sempre chiare: su esse si può anche non essere d'accordo, ma ha il pregio di essere un testo che motiva ogni affermazione che l'autore fa.
Il testo si apre con una descrizione della società occidentale contemporanea, dei motivi per cui apparentemente non c'è più spazio per la storia nella nostra cultura e quasi anche nella nostra scuola.
Quando si arriva al primo capitolo si inizia a parlare di storia: ci sono alcune dissertazioni storiche che hanno solo funzione di esempio, mentre il centro dell'argomentazione è occupato dalla possibilità di mostrare la storia come uno strumento attivo attraverso cui capire la realtà di oggi. A questo punto, molti si diranno: "ma è la solita frase fatta, come dire che il latino apre la mente!". In realtà, Bevilacqua mostra, tramite una spiegazione puntuale e alcuni esempi, come si possa fare: l'ambiente da cui parte è la scuola, proprio il luogo per eccellenza dove la storia è considerata inutile.
Dalla scuola si deve ripartire per arrivare alla storia - problema, ovvero quella storia che si pone interrogativi (che interessino gli studenti) a partire dall'oggi e cerca risposte nel passato. Questi interrogativi, dice l'autore, possono essere di qualunque tipo: perchè si fa sciopero? perchè in quel punto della città c'è un parco? perchè li, in mezzo a quei palazzi, si trova un unico ma grandissimo albero? Ognuna di queste domande porta ad una ricerca, storica, ma anche geografica, scientifica o attinente a qualunque altra disciplina.
La storia, dice Bevilacqua, serve a sviluppare una coscienza critica, un'opinione riguardo ai fatti quotidiani, più o meno banali, a farsi domande e a cercare risposte: tutti processi, questi, che ad oggi sono sempre più difficili da imparare e la storia è uno degli strumenti che abbiamo tutti a disposizione.
Due cose ho notato leggendo il saggio: il grande amore che Bevilacqua nutre nei confronti dell'ambiente (ricorrono spesso esempi di come la storia sia collegata all'ambiente naturale) e la passione sfrenata per la storia: è una passione che risulta più evidente ad ogni pagina e che mi ha coinvolta al punto di farmi pensare di affrontare un corso di laurea in storia se mai ne avrò l'occasione in futuro.

Tirando le somme: è un saggio ben scritto e comprensibile, molto coinvolgente ed appassionato. Ogni concetto è approfondito al punto giusto e i contenuti non cadono mai nel banale.

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Lo consiglio in particolare agli insegnanti della scuola secondaria, in quanto fornisce interessanti spunti
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