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Sarajevo la cosmopolita Sarajevo la cosmopolita

Sarajevo la cosmopolita

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La presentazione e le recensioni di "Sarajevo la cosmopolita. Musulmani, ebrei e cristiani nell’Europa di Hitler", saggio di Emily Greble edito da Feltrinelli. “Che la cultura distintamente pluralista di Sarajevo sia sopravvissuta alle devastazioni della Prima guerra mondiale è degno di nota; che quella stessa cultura non solo si sia preservata ma addirittura abbia prosperato a dispetto della guerra e dei genocidi del secondo conflitto mondiale è straordinario.” La città di Sarajevo ha avuto il paradossale destino di essere insieme un simbolo della violenza politica lungo l’intero ventesimo secolo (dall’attentato di Gavrilo Princip nel 1914 all’assedio degli anni novanta) e un modello europeo di cosmopolitismo e pacifica convivenza tra identità religiose, etniche e culturali diverse, grazie alla coscienza civica dei suoi abitanti. Fin dalla fondazione nel quindicesimo secolo, è stata città multiconfessionale e multietnica. Vi hanno convissuto le comunità musulmana, cattolica, serbo-ortodossa ed ebraica. I cittadini erano bosniaci, serbi, croati, ebrei sefarditi e askenaziti, rom e di altre minoranze. La vita cittadina venne però stravolta quando nel 1941 Sarajevo cadde sotto il controllo della Germania di Hitler e fu incorporata nello Stato indipendente di Croazia, uno dei più brutali stati satellite del nazismo, sotto il regime degli ustascia. Sebbene luogo periferico nel conflitto mondiale, Sarajevo affrontò una serie di emergenze e crisi umanitarie provocate dalle politiche nazionali e internazionali, e si dovette confrontare con le nuove ideologie del tempo. Il suo complesso mosaico di identità, caratteristico dei vecchi imperi multinazionali, iniziò a incrinarsi. Saltarono equilibri e si manifestarono spinte centripete, quando gli ustascia sferrarono il loro feroce attacco a serbi, ebrei e rom, e poi con l’esplosione della guerra civile sotto l’incalzare dei partigiani comunisti e dei cetnici. Le diverse comunità, che al loro interno non erano monolitiche, reagirono in vario modo alle sfide dell’occupazione e della guerra per tutelare i valori della città e la sicurezza della propria gente. Greble analizza le scelte quotidiane e le misure concrete dei leader locali, per capire che cosa ne sia stato in quel drammatico frangente del multiculturalismo incarnato da Sarajevo. Un caso significativo per gli interrogativi urgenti che pone sulla convivenza nel pluralismo culturale e religioso.

Emily Greble è storica specializzata in studi dell’Europa orientale e dei Balcani, in particolare dei paesi della ex Jugoslavia. I suoi interessi vertono sulle questioni del nazionalismo, della guerra, delle trasformazioni sociali e dell’Islam in Europa. Attualmente insegna storia al City College di New York.



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Sarajevo la cosmopolita 2013-01-09 20:37:52 misu
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misu Opinione inserita da misu    09 Gennaio, 2013
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Il nuovo ordine hitleriano e la città di Sarajevo

Nell’arco della storia balcanica la città di Sarajevo rappresenta ancora oggi un eccezione. Città cosmopolita, luogo d’incontro tra etnie e religioni divese divenne un modello di convivenza etnica, culturale e religiosa. Nelle questioni balcaniche, lastricate da scontri etnici a sfondo religioso, possiamo considerare Sarajevo un eccezione.
Prima di leggere questo libro è utile tenere presente dei fatti storici. Adolf Hitler fu preso in contropiede dagli eventi balcanici. Innanzitutto l’attocco di Benito Mussolini alla Grecia scombussolò i piani del dittatore nazista che all’epoca preparava già l’attacco all’Unione Sovietica. La mossa di Mussolini nei Balcani costrinse Hitler a rivedere i suoi piani ed intervenire nei Balcani. Un altro fatto però influì sull’ atteggiamento hitleriano nell’area. La defezione jugoslava dallo schieramento dei paesi satellite della Germania nazista nell’area costrinese Hitler ad invadere il regno jugoslavo ed in questa cornice storica si colloca questo interessante libro che tratta un argomento particolare della seconda guerra mondiale.
Quale posto riservò Adolf Hitler ai mussulmani, ebrei e cristiani nei Balcani? Attraverso l’esempio di Sarajevo l’autrice ci offre una visione dettagliata dei delicati equilibri creatisi nell’area dopo l’occupazione nazifascista del territorio jugoslvao, in particolare di quello bosniaco.
Per potere capire la questione bosniaca bisogna fare un passo indietro e chiarire chi sono ancora oggi i mussulmani di Bosnia. Dopo la conquista ottomana della gran parte della penisola balcanica alcuni componeti delle comunità croate e serbe residenti in Bosinia scelsero di convertirsi alla fede islamica per non essere sottoposti alla opressione religiosa e politica dell’Impero ottomano. Dopo il crollo dell’Impero ottomano e la nascita dell’regno SHS nel 1918 (successivamente diventato Jugoslavia nel 1929 su espressa volontà e decisione del sovrano Aleksandar Karadjordjevi?), la comunità mussulmana rimase legata spiritualmente alla Turchia.
Con l’occupazione delle potenze dell’ Asse della Jugoslavia alcuni esponenti della comunità mussulmana bosniaca videro nella cooperazione con Adolf Hitler l’opportunità di potere creare in Bosnia uno stato islamico, ma Adolf Hitler non aveva alcuna intenzione di assecondare questo desiderio di rinascita mussulmana nei Balcani potendo in particolare contare nell’area non solo su un alleato fedele Ante Paveli? e sul suo movimento ustaša ma anche sul collaborazionista generale Milan Nedi? in Serbia noché poi anche su il movimento dei ?etniki di Draže Mihailovi?. La presenza di un forte movimento partigiano guidato da comunista Josip Broz-Tito nel quale però confluirono forze antifasciste di altre estrazioni politiche e di convinzioni religiose( cattolica, ortodossa, mussulmana, ebraica) determinò i rapporti tra occupanti nazifascisti, collaborazionisti locali e comunità religiose. In questo contesto deve essere posto il racconto storico di questo libro.

L’autrice non si concentra solo sulla città di Sarajevo ma ci offre anche una visione più ampia del contesto bosniaco, infatti se scorriamo i capitoli notiamo:

La linea di divisione e di unione di una città ( il multiculturalismo e Sarajevo)

Autonomia compromessa ( l’occupazione nazista e il regime degli ustaša)

Conversioni e complicità (la pulizia etnica della nazione)

Tra identità ( i fragili legami della comunità)

Dilemmi sul nuovo ordine europeo ( la questione mussulmana e la guerra civile jugoslava)

Un’insurrezione in gestazione

Gli ultimi mesi ( dalla guerra totale alla vittoria comunista)

La città solidale ( comunità e identità nella Sarajevo del tempo di guerra)

L’autrice, esperta internzionale, ci da un quadro dettagliato e sopratutto esauriente dell’argomento poco trattato dalla storiografia in generale. Si tratta di un argomento di nicchia storica che si inquadra nel discorso generale della guerra comabuttuta in Jugoslavia durante il secondo conflitto mondiale. Per sua natura si tratta di un argomento storico complesso e delicato nei suoi risvolti etnici e religiosi che viene trattato però dall’autrice in modo chiaro e sopratutto lineare in senso temporale e spaziale nonché geopolitico Dalle pagine del libro traspare un chiaro contesto internazionale in cui la città di Sarajevo e la Bosnia si sono trovate.
Chi prenderà in mano questo libro si troverà di fronte un testo di saggistica storica di rara qualità scietifica che mostra tutto il suo volore narrativo presentando un argomento storicamente ostico in modo lineare avendo sempre presente il filo del discorso affrontato in generale e anche nei suoi minimi particolari e dettagli. Ogni arogmento trattato nel libro è documentato e arricchito con citazioni che rendono la lettura interessante e piacevole ma non troppo pesante. È chiaro che si tratta di un testo complesso perciò richiede dal lettore una notevole dose di attenzione e perseveranza nella sua lettura. Data la complessità del argomento trattato sono utili per il lettore almeno delle nozioni generali della storia dei Balcani e della guerra seconda guerra mondiale. Il contesto storico in cui il racconto dell’autrice viene calato è di fondamentale importaza per la comprensione dell’intero testo.
In conclusione un libro sicuramente da leggere per potere avere una visione poco consciuta della seconda guerra mondiale nel contesto balcanico.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Si consiglia di leggere la storia dei Balcani nonché la storia della seconda guerra mondiale ponendo attenzione sul capitolo della guerra in Jugoslavia.
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