Saggistica Storia e biografie Tesoretto siciliano
 

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Tesoretto siciliano

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Una quantità di conquiste successive e importanti influenze hanno prodotto una ricchezza artistica che l’isola ha avuto la capacità di rielaborare in modo assolutamente personale; l’intenso passaggio di genti e culture, sedimentato e ripensato, è divenuto un patrimonio culturale di grande spessore che si è modellato in tutti gli ambiti artistici alla luce di un sincretismo culturale affatto banale, e le dinamiche di trasmissione e diffusione di tradizione e cultura hanno svolto un ruolo tanto all’interno della civiltà materiale che nello sviluppo del pensiero sociale. Il testo che l’autore propone ha un duplice obiettivo, cioè colpire tanto l’interesse dell’operatore turistico che quello culturale, offrendo anche un manuale di veloce consultazione per notizie di carattere storico, turistico e territoriale.



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Tesoretto siciliano 2010-02-04 20:43:44 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    04 Febbraio, 2010
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Uno scrigno prezioso

Non è infrequente che si viva di impressioni, o che comunque non si possa prescindere dalle stesse. A volte ci si azzecca, altre no, ed è quest’ultimo il caso di Tesoretto Siciliano che, prima di accingermi a leggerlo, immaginavo come un volumetto a uso del turista che intenda visitare la Sicilia e prima desideri avere un’infarinatura della sua storia. E invece non è così, ma è molto di più e penso che possano trarre giovamento dalla sua lettura gli stessi siciliani per sapere da dove sono venuti, come si è evoluta la struttura sociale nel corso dei secoli e il perché di una certa arretratezza economica che, dopo decenni di Cassa del Mezzogiorno, non è ancora stata sanata. Quest’isola è sempre stata una terra di frontiera, preda di diversi contendenti che ambivano a impossessarsene per la sua indubbia posizione strategica. Biuso-Rizzo, l’autore, senza approfondire troppo, riesce a condensarne la storia in modo tale che chi legge può comprendere facilmente e senza la necessità di ricorrere a fonti alternative, perché in quelle pagine c’è tutto quello che serve per farsi un’idea, abbastanza completa, dell’isola.
Dalla colonizzazione greca a quella romana, e poi a quella araba, soppiantata da quella normanna, per approdare a quella spagnola, matura chiaramente l’opinione della trascuratezza dei vari “padroni” per questa terra, mai considerata parte integrante e indispensabile del loro dominio, fatta eccezione per i Normanni, che lì posero le fondamenta di uno stato in una identità geografica che dagli altri era considerata invece una lontana periferia. La dominazione ispanica fece poi regredire la Sicilia a semplice territorio coloniale e proseguì questo atteggiamento anche con i Borboni, l’ultima dinastia prima dell’avvento dei Savoia e quindi dell’unità d’Italia. Resta il fatto che l’averla sempre considerata solo come una terra oggetto di scambio fra regnanti finì con il determinare non solo la mancanza di una forte identità regionale, ma anche una struttura statale debole e spesso vacante. Dal punto di vista economico è sempre stata vista come una zona agricola, ma il fenomeno dei latifondi portò sempre a produzioni modeste, quasi di sussistenza, di cui fece le spese un numeroso proletariato agricolo che, oppresso dalla miseria, nutrì sempre sfiducia nei confronti dei padroni, visti come rappresentanti di un potere feudale. Di conseguenza, l’assenza di un vero e proprio concetto di stato, fenomeno che è presente tuttora, è stato ed è il terreno fertile per lo sviluppo dell’attività mafiosa. A questa organizzazione criminale l’autore dedica un intero capitolo con osservazioni e conclusioni che mi trovano per lo più d’accordo e esprimono bene le difficoltà per debellare definitivamente un fenomeno ormai ben radicato.
La storia, però, non è fatta solo di dinastie e di eventi, ma anche di cultura ed ecco che allora ci son ben tre capitoli dedicati all’arte, alla musica e alla letteratura. Se, come mi sembra di aver compreso, le prime due non sono state produttive di nomi prestigiosi – per quanto tuttavia non sia possibile dimenticare il barocco siciliano e le opere di Vincenzo Bellini - , la terza è invece di notevole rilievo, visto che vi sono autori che esulano ampiamente il ristretto spazio regionale e che ormai sono considerati dei classici, conosciuti in tutto il mondo. Capuana, Verga, Pirandello, Rapisardi, Martoglio, Tomasi di Lampedusa, Quasimodo, Sciascia, Bonaviri, Camilleri - per brevità ne ometto molti altri di rilievo - hanno donato a quest’isola, ma soprattutto alla cultura opere che lasciano il segno, romanzi e poesie indimenticabili. Questa terra, arretrata, emarginata, quasi soffocata dalla mafia, ha nella letteratura degli autentici tesori e non sembra stanca di produrne di nuovi, quasi si trattasse, e forse lo è, di una scuola, in cui il rapporto fra uomo e natura, fra materia e spirito, nell’impossibilità di una verità assoluta, segue una ferrea logica narrativa, secondo un processo di elaborazione filosofica di altissimo livello.
Concludono l’opera delle utili tavole sinottiche, a carattere informativo, affinché il turista sappia cos’altro visitare.
Tesoretto siciliano è un autentico scrigno di conoscenza e quindi la lettura è senz’altro raccomandabile.

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