L'origine L'origine

L'origine

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In questo primo volume della sua autobiografia, Bernhard ha voluto subito raccontare un periodo della sua vita a cui risale il manifestarsi di una lesione insanabile in lui: i mesi passati durante la guerra nel Convitto nazionalsocialista di Salisburgo, fra macerie e angherie, e i mesi passati nello stesso collegio, ora chiamato Johanneum, e retto da sacerdoti cattolici, sempre fra angherie, all’inizio di una ottusa pace. Nell’intima compenetrazione salisburghese fra nazismo e cattolicità, nella vocazione della città al suicidio (una delle più alte percentuali europee) e all’Arte Universale, nella scuola come offesa permanente, nella capacità locale di cancellare la memoria e sovrapporre una nobile decorazione a un fondo putrido, Bernhard riconosce una costellazione atroce e beffarda alla quale da sempre ha tentato di sottrarsi: e qui la presenta e la ripercorre in pagine ossessive, implacate. Il piccolo Thomas Bernhard, al Convitto nazionalsocialista, suonava il violino nella «stanza delle scarpe», «piena zeppa di centinaia di scarpe dei suoi compagni intrise di sudore, accatastate su scaffali di legno marcio». Suonare il violino era per lui una preparazione al suicidio – e un modo di sfuggire al suicidio, concentrandosi nell’atto del suonare. Anni dopo sarà lo scrivere stesso, per Bernhard, una metodica esplorazione dell’orrore – e insieme l’unica mossa efficace per sfuggirgli. L’origine apparve per la prima volta nel 1975.



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L'origine 2019-03-25 08:32:15 Molly Bloom
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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    25 Marzo, 2019
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Nazismo e Cattolicesimo

Questo sarà per me l'anno Bernhard. Scoperto qualche mese fa, e avendo letto qualche suo romanzo mi sto dedicando alla sua Autobiografia, che è composta da cinque libri, "L'Origine" essendo il primo. Ci tengo subito a precisare che tutti questi libri possono essere letti anche singolarmente e non necessariamente nell'ordine della pubblicazione.

Le autobiografie possono non piacere ma questa fa parte di quel genere che analizzano in maniera "verticale" vari eventi e va a descrivere in profondità gli effetti che hanno avuto su di sé e sugli altri.

L'Origine descrive un Thomas Bernhard tredicenne che viene messo in un collegio nazionalfascista a Salisburgo per continuare i suoi studi, collegio che si trasforma successivamente in un ginnasio cattolico alla fine della seconda guerra mondiale.

Questo libro rappresenta una denuncia, l'ennesima, delle mostruosità della guerra ma una denuncia anche della chiesta e del cattolicesimo che viene a sostituirsi in tutto e per tutto, al nazionalsocialismo: "All'interno del collegio non avevo potuto constatare alcun mutamento di rilievo, se non il fatto che la stanza cosiddetta di soggiorno nella quale eravamo stati educati al nazionalsocialismo era adesso diventata una cappella, e al posto del podio su cui prima della fine della guerra era salito Grunkranzper insegnarci la dottrina della Grande Germania c'era adesso un altare, e alla parete dove prima c'era il ritratto di Hitler pendeva adesso una grande croce." E le dette sostituzioni non erano soltanto esteriori ma anche interiori: stessa autorità, stesse punizioni, stessa sveglia mattutina per i riti come la comunione, stessi inni cantati ora a Gesù e non più a Hitler e stessa mancanza di umanità o pietà.

Le descrizioni della guerra sono orribili, vissute dall'autore in prima persona, sopravvissuto ai bombardamenti anglo americani su Salisburgo, questa Salisburgo che oggi sembra aver rimosso qualsiasi ricordo ma che opprime la mente di Bernhard che non riesce a dimenticare avendo pagato un prezzo troppo alto: l'annientamento di tutti i suoi sentimenti, speranze, gioie, sogni lasciando dietro solo macerie. E qui una brutale e feroce accusa contro le istituzione dello stato, il governo, la chiesa e contro le stesse persone che diventano a loro somiglianza a furia di crescere ed essere educate da loro, una educazione distorta, malata, morbosa.

Interpreto il titolo, L'Origine, sia come la sua città d'origine, ma anche e soprattutto come l'origine di tutti i suoi mali attuali, delle sue ferite interiori ed esteriori, dei suoi incubi notturni e dei suoi sogni infranti.

Bernhard ha più volte tentato il suicidio in giovane età e qui ne fa menzione e la scrittura secondo me, oltre che avere una talento incontestabile, lo ha aiutato a sfogare questa rabbia repressa aiutandolo a vivere. Una cosa simile la dice Fernando Pessoa in "Il libro dell'inquietudine", che scrivere gli è necessario per vivere, non potrebbe fare altrimenti.

Lo stile è tipico "bernhardiano" una sinfonia musicale con temi orlati di leitmotiv e variazioni però più morbido rispetto ad altri suoi romanzi dove si lancia in veri e propri virtuosismi; qui invece lo stile è più delicato e lo rende scorrevole e meno impegnativo dei suoi soliti.

Vi lascio con un suo avviso molto importante e sempre attuale da tenere a mente, il nazismo può sempre ritornare:

"Quando si parla del piccolo-borghese come di un essere inoffensivo, si compie in realtà una deduzione errata, grossolana e superficiale, e tale da provocare sovente lo stravolgimento del mondo e la sua distruzione, e questo ormai dovremmo saperlo. Eppure questa gente, in quanto popolazione, dall'esperienza non ha imparato nulla, anzi al contrario. Qui dalla sera alla mattina il nazionalsocialismo potrebbe tornare a manifestarsi e a prevalere subentrando al cattolicesimo (...). Tuttavia, se qualcuno esprime questo pensiero (...) così come se esprime altri pensieri, parimenti pericolosi e presenti nell'aria, costui è dichiarato pazzo, proprio come è sempre dichiarato pazzo chiunque esprima ciò che pensa e ciò che sente."

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