Un pedigree Un pedigree

Un pedigree

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Parigi, ottobre 1942. Durante l'Occupazione un uomo e una donna si incontrano. Lui è un ebreo di origini toscane, lei è una fiamminga arrivata a Parigi inseguendo l'impossibile sogno di diventare ballerina. I due si sposano e hanno due figli, uno è Patrick Modiano. Patrick Modiano ricostruisce un'infanzia vissuta sotto la stella dell'assenza e dell'estraneità, mentre il mondo scorreva sullo sfondo, come in un vecchio film. Un film pieno di personaggi affascinanti e bizzarri, che il bambino osservava da lontano, perso nei suoi sogni. Un'infanzia vissuta sotto la stella dell'assenza e dell'estraneità.



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Un pedigree 2014-12-27 16:47:28 Riccardo76
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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    27 Dicembre, 2014
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CHAPEAU! PER UN DOLORE DA NULLA

Intenso nella sua brevità, un racconto che ha dentro una vita, scritto come le scene di un film proiettato a doppia velocità quasi a voler dire: “Ho bisogno che si sappia, e che si sappia in fretta.”
Lo stile è il solito di Modiano, pulito, essenziale, preciso, onesto. Un libro che non cattura dalle prime pagine, ma che in fretta ci proietta in una storia di freddezza, durezza, dolore represso e affetti mancati. Il rapporto con una madre inesistente e sempre di passaggio, alla ricerca di una fama planetaria che mai arriverà. Il padre una persona gelida, appassionato solo dei suoi strani e misteriosi affari. Profondo il dolore represso di un Modiano giovanissimo, che passa la sua vita tra un collegio e l’altro, sempre lontano dai genitori.
Il ritmo incalzante del racconto, oltre ad essere un segno distintivo del modo di scrivere di Modiano, è anche un simbolo della volontà dell’autore e protagonista di raccontare quello che è stato. Come a volersi liberare velocemente di questo peso, che ha segnato sicuramente il suo essere a tal punto da voler supporre che tutto quello che accadde in quegli anni non fosse in realtà la sua vita, come una forma di dissociazione.
C’è una frase nel libro che racchiude in se il significato del libro e forse parte della vita dello scrittore, credo valga da sola il tempo dedicato a leggere il libro:

“A volte, come un cane senza pedigree, e che è stato abbandonato un po’ troppo a se stesso, provo la tentazione di scrivere nero su bianco e in dettaglio quello che mi ha fatto subire, per colpa della sua durezza e incoerenza. Taccio. E la perdono. Tutto è ormai così lontano…”.
E poi chiude con: “Ma il mio dolore era un dolore da nulla, di quelli su cui non si può scrivere nemmeno una poesia.”

Chapeau!, mi vien voglia di alzarmi in piedi e applaudire tanta bellezza e profondità.
Un dolore da nulla è per paradosso il dolore più profondo e intimo che si possa provare, un dolore che può far perdere la rotta, può far impazzire. Modiano è diventato un grande anche grazie a questo “dolore da nulla”.

Pare superfluo dire che consiglio assolutamente questo libro, il più intimo e personale di Modiano, il più toccante.

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