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The returned
 
The returned 2013-11-15 18:24:29 Ery89
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Ery89 Opinione inserita da Ery89    15 Novembre, 2013
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Un romanzo intenso che ti pone le domande giuste..

Potrei soffermarmi nello spiegare come questo libro sia scorrevole, espressivo o di come il nome Arcadia per la città sia poco adatto a questa storia e più a un videogioco ma ritengo di non essere abbastanza competente per giudicare la parte tecnica di questo romanzo. Mi sento invece di poter valutare la parte espressiva, le emozioni e il piacere che ho provato nel leggere il romanzo.
Inizio dicendo che mi è piaciuto molto questo libro, Jason Mott probabilmente voleva solo raccontare una storia ma io leggendo “The returned” sono andata oltre, ho pensato alla mia vita, ai miei cari e alle mie possibili reazioni. Per mia sfortuna ho perso alcune persone a me care: sono mancati mio nonno e mia nonna. Mio nonno è mancato quando io avevo solo due anni e non ho ricordi di lui. Sono a conoscenza di fatti accaduti perché mi sono stati raccontati da altri, possiedo foto dove mi vedo in braccio a lui sorridente con quel sorriso di una bambina di due anni a cui manca un dente ma io effettivamente ricordi veri di lui non ne ho. Questo è stata un po' la mia fortuna (so che è brutto da dire ma è la verità) perché mi ha permesso di continuare tranquillamente la mia vita senza provare tanto dolore per la perdita perché sono cresciuta sapendo che era normale avere un nonno e due nonne perché da che ricordo io è sempre stato così. Non ho nessun oggetto, nessun suono, odore o luogo che mi faccia ricordare lui. Questo non vuol dire che io non ci stia male, che io non ne senta la mancanza o che io non abbia chiesto a qualche divinità perché io non ho un nonno. Semplicemente non avendo nessun ricordo riesco a convivere con la sua assenza.
Per quanto riguarda mia nonna invece la questione è diversa perché è scomparsa che io avevo 15 anni. Con lei ho vissuto molti anni e ho moltissimi ricordi di momenti passati insieme che mi è difficile dimenticare, come per esempio il pacchetto di chewing gum che mi metteva sotto il sacchetto del pane così quando io l'andavo a trovare potevo prendermelo. Con mia nonna ho fatto più fatica al momento della sua morte, i suoi funerali mi hanno un po' scioccato. Forse ero troppo piccola per parteciparvi, infatti nessuno era d'accordo, ma io ho insistito perché dovevo vedere con i miei occhi. Ormai sono passati anni, io sono andata avanti con la mia vita ma un pensiero a lei ho continuato e continuerò sempre a farlo. Questo libro mi ha fatto pensare ai miei nonni e a quanto mi piacerebbe poter incontrare anche solo per un giorno il mio nonnino per poter imprimere nella mia testa qualche momento condiviso insieme, o poter riabbracciare la mia nonnina che aveva sempre quel profumo di pane... un solo giorno mi sarebbe sufficiente, ma sono sicura che mi accontenterei anche di un solo secondo.
Chiedo scusa se mi sono dilungata troppo, ma mi serviva per farvi capire quanto un semplice libro sia riuscito a smuovere qualcosa dentro di me.

Di questo romanzo se ne è parlato molto nel web e in America è già diventato famoso, c'è chi lo ha catalogato come Horror e chi come me Paranormale ma io credo che non sia nessuno delle due cose, penso che sia di più. Dalla trama e dai tre prequel si capisce che il tema trattato sono i Redivivi: persone morte che a distanza di anni tornano in vita. È proprio attorno a questo argomento che gira tutto il romanzo, il mondo è nel caos per via di tutti questi ritorni dall'aldilà, non si sa come, non si sa il perché, il dove ne il quando. Sia la chiesa che il governo non sanno dare una spiegazione, entrambi chiedono al popolo di stare tranquilli e di avere pazienza.
Pazienza, questa è una grande parola che a volte è difficile da impiegare. Come reagirebbe la gente se un loro caro tornasse in vita? Io cosa farei se mi trovassi di fronte i miei nonni? Molte domande vengono sollevate da questo libro, l'autore è riuscito a mostrarci differenti reazioni esponendoci oltre alla storia principale le avventure di altri Redivivi.


SPOILER
Nel caso dei protagonisti principali abbiamo un padre che non riesce ad accettare il ritorno del proprio figlio. Infatti sovente nel libro ci viene raccontato di come lui fatichi a considerare il Redivivo suo figlio perché anni addietro suo figlio era quel corpicino freddo e rigido, privo di vita che stringeva tra le braccia. Però allo stesso tempo si trova combattuto perché quando sente il calore del Redivivo, il suo odore, la sua voce capisce che appartengono ad una sola persona: suo figlio. Dall'altra parte abbiamo una donna che non ha mai smesso di fare la mamma e che come vede suo figlio tornato in vita benedice Dio per il miracolo avvenuto e lo accetta in casa.

Come avete capito i protagonisti principali sono 3:
Jaccob William Hangrave, un bambino di otto anni morto il 15 agosto 1966 e tornato in vita dopo più di 50 anni.

“...piccolo, pallido, lentigginoso, coi capelli castani. Indossava una maglietta un po' datata, un paio di jeans e aveva un'espressione di infinito sollievo negli occhi. Occhi che non erano più morti e sbarrati, ma vibranti di vita e orlati di lacrime...”


Harold Nathaniel Hargrave, un uomo di poche parole, fumatore e poco incline al dialogo e alla socializzazione.

“...pochi capelli. Pelle chiazzata di scuro. Grandi orecchie grinzose vestiti che sembravano cadergli di dosso... non c'erano dubbi in merito: era vecchio...”


Lucille Abigail Daniels/Hargrave, una donna religiosa molto attaccata alla sua fede in Dio che non riesce e non può stare ferma a non fare niente.

“...lei era sempre stata il tipo di donna che fa quello che le dicono di fare. Era stata sopratutto la Bibbia a guidarla nelle varie circostanze della vita. Le aveva detto come comportarsi da bambina. Era stata il suo riferimento quando in lei era sbocciata l'adolescenza... dopo il matrimonio, la sua Bibbia era stata ancora li a guidarla e lei l'aveva trovata sempre piena di risposte...”


Questa famiglia viene sconvolta dal dolore per la perdita del loro figlio, Harold e Lucille tentano di raccogliere i cocci e andare avanti giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, anno dopo anno fino ad arrivare ad una pace interiore dettata quasi dalla mancanza di memoria e dalla routine di aggirare il problema.

“...gli oltre cinquant'anni che erano passati da allora erano stati contaminati da un singolare tipo di solitudine, una solitudine priva di fatto che si presentava non invitata e iniziava conversazioni poco appropriate al pranzo domenicale. Una solitudine a cui loro raramente accennavano. Ci giravano attorno trattenendo il fiato, giorno dopo giorno, come se fosse un fungo atomico, in scala ridotta ma
minaccioso e terrificante quanto l'originale...”
SPOILER

Ecco come la famiglia Hargrave affronta la situazione ma penso che ogni persona debba seguire il proprio istinto e non c'è un modo giusto o uno sbagliato, c'è solo Il modo. L'importante è superare il dolore e andare avanti.
L'autore è riuscito a spiegare tutto questo e molto di più senza mai cadere nel noioso o nel ripetitivo. Ha impiegato molte parole e pagine per spiegare tutto nei minimi particolari in modo che rimanesse ben impresso nella mente del lettore.
Ho scelto con molta cura le parole perché voglio invogliare le persone che leggono questa recensione a fiondarsi il 19 novembre a comprare il libro. La mia scelta è nata dal fatto che vorrei che trasparisse bene che questo non è un romanzo horror sugli zombi ma un romanzo che parla di persone in carne e ossa che tornano dall'aldilà per ricongiungersi con le persone amate per avere una seconda possibilità.
Quindi chiedo a voi, come reagireste se vi trovaste di fronte un vostro caro mancato tempo fa?





Devo fare una confessione, ho scritto questa recensione a poco più della metà del libro, non avevo ancora finito di leggerlo (giuro non scherzo) ma mi era venuta una folgorazione e ho interrotto la lettura per mettere per iscritto tutto quello che avevo nella testa. Ho scritto le parole che trovate sopra e poi sono andata a finire il libro.
Quando sono arrivata alla fine del libro ho riso, ho riso perché in fondo al romanzo c'era una piccola nota dell'autore e li ho capito che lui aveva predetto tutto quello che io ho pensato, anzi sperava che il romanzo servisse proprio a questo. Concluso “The returned” tutta la storia ha preso una sfumatura e un significato diverso, prima pensavo che la domanda importante fosse cosa farei io di fronte ad una persona a me cara tornata in vita ma mi sbagliavo perché non c'è nessuna domanda importante, bisogna solo guadarsi dentro e capire che a volte la vita si evolve in un modo inaspettato e fuori dal nostro controllo. Noi dobbiamo avere la forza di cogliere le opportunità che ci vengono offerte senza rimpianti e metterci tutto l'impegno possibile. Quando poi le cose vanno male, bisogna avere la forza di credere che a volte le cose sono oltre il nostro controllo, sono una forza superiore che agisce di sua iniziativa.
Forse quello che sto scrivendo può risultare stupido e incomprensibile a molte persone ma sono certa che dopo aver letto il romanzo ridereste come ho riso io perché capireste ogni mia parola detta e non detta.

Cos'altro posso dirvi se non Buona lettura!
Un bacio Erica



P.S. Volevo ringraziare la Harlequin Mondadori per avermi mandato il romanzo in anteprima e Jason Mott per avermi fatto ricordare i miei nonni.

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Commenti

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Baba
16 Novembre, 2013
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bella recensione!!! in lista d'acquisto
In risposta ad un precedente commento
Ery89
16 Novembre, 2013
Segnala questo commento ad un moderatore
ciao Baba grazie...
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