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The returned
 
The returned 2013-11-21 14:52:58 Pupottina
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    21 Novembre, 2013
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Una seconda opportunità emozionale

Non è propriamente un romanzo che segue la scia della moda del momento, quella dei libri con gli zombie, come protagonisti che, a volte, sono una calamità apocalittica, a volte, riescono poeticamente anche ad innamorarsi, risultando poco credibili.
Nel romanzo di Jason Mott, non ci sono né zombie famelici né quelli innamorati, ma persone morte che ritornano, ossia Redivivi.
Però, non tutti tornano.
All’inizio ne tornano solo alcuni, come, ad esempio, Jakob, il figlio di Harold e Lucilie Hargrave, morto cinquant’anni prima. Il misterioso fenomeno si incrementa e si sviluppa in tutto il mondo, senza un’apparente logica. A indagare è l’agente del Bureau, Martin Bellamy, colui che accompagna i Redivivi alle famiglie ed effettua colloqui, per comprenderne cause ed effetti.
In The Returned si indaga l’animo umano in un momento di crisi che sfocia in scenari da pericolo apocalittico. Quindi, non ci sono zombie fra le pagine, ma esseri umani che ritornano per dare una seconda occasione a coloro che hanno abbandonato, un’occasione per provare di nuovo l’amore o per fare i conti con il passato.
Ci si interroga intimamente, mentre si legge questo innovativo e originale romanzo psicologico.
Tutti abbiamo perso, in un modo o nell’altro, qualcuno. Tutti vorremmo poter avere quelle persone care nuovamente nelle nostre vite e cosa faremmo, se questo fosse possibile?
Questo è l’interrogativo principale alla base del romanzo di Jason Mott. Lui stesso ha provato la perdita e ha deciso di identificarsi in uno dei suoi personaggi per scandagliare le possibili scelte e reazioni dell’animo umano. Ha voluto concedersi una seconda opportunità ed ha offerto la possibilità di viverla, insieme a lui, anche al suo lettore, che affianca i protagonisti e si vede agire con loro.
Come ci si potrebbe sentire se questo evento miracoloso dovesse verificarsi? Ce lo dice uno dei personaggi di Jason Mott: “Mi sento meglio di quanto non mi sentissi da anni. Mi sento completo. Appagato. Come se tutta la mia vita fosse come è giusto che sia.”
Tante sono le storie, nei brevi capitoletti intermedi, che non rallentano la narrazione, ma ne dilatano le prospettive. Tante sono le vite portate all’attenzione del lettore per scrutarne il dramma esistenziale, che non è soltanto per chi vede i Redivivi tornare, ma anche per gli stessi ritornati, non esseri, ma persone confuse che faticano a riprendere da dove avevano lasciato e a trovare il loro posto nel mondo.
Chi è stato amato un tempo, ha la possibilità di tornare indietro, però, deve subire tutto ciò che è accaduto durante la sua essenza, quando chi è rimasto ha dovuto affrontare il dolore e trovare un modo per superarlo, continuando a vivere.
Ci si interroga sulle questioni religiose, che potrebbero aver provocato il ritorno dei Redivivi. Ci si chiede se è un miracolo o se è arrivata la fine del mondo, proclamata nel libro dell’apocalisse e se tutti i misteri saranno davvero svelati.
Davanti ad eventi stranianti di questa portata, nel suo stupefacente romanzo, Jason Mott ha provato a ipotizzarne gli effetti sul genere umano, scrivendo una storia avvincente, che commuove, ma tiene anche sulle spine per le vicende personali dei personaggi, con una prosa elegante, coinvolgente, appassionante e, soprattutto, profondamente intima e psicologica.

“Quando nessuno rispose, fu come se l’universo avesse, in modo definitivo, avallato tutto quello che lui aveva progettato di fare. Lui aveva dato all’universo una possibilità di fargli cambiare idea, e in cambio l’universo gli aveva dato solo il silenzio di una casa vuota.”

Questo romanzo d’esordio, uscito in contemporanea in tutto il mondo, è alla base della serie tv americana Resurrection, ambientata, come il romanzo, ad Arcadia, una cittadina del Missouri.

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