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Una favola molto orwelliana
A quattordici anni dalla pubblicazione in lingua, ad undici da quando io ho iniziato a recuperare la serie e ad uno (prima) dell'uscita dell'adattamento cinematografico, finalmente ho trovato il tempo di leggere "I segreti del bosco proibito". Primo capitolo in una trilogia middle grade, questo volume catturò all'epoca la mia attenzione principalmente per merito delle illustrazioni di Carson Ellis -artista nonché moglie dello scrittore-, che dalla copertina all'ultima pagina passando per risvolti ed intestazioni di capitolo arricchiscono l'intero volume, oltre a donargli un'atmosfera in perfetto equilibrio tra la giocosità dell'infanzia ed un tono più serio, a tratti perfino cupo.
Pur immersa in un chiaro contesto fantastico, la vicenda comincia nella Portland dei giorni nostri, dove la dodicenne Prue McKeel assiste impotente al rapimento del fratellino Mac ad opera di una turba di corvi. Il bimbo viene trasportato in volo nella cosiddetta Landa Impenetrabile -una zona boscosa ad ovest della città, corrispondente al quartiere reale di Forest Park-, dove la ragazzina decide di avventurarsi per salvarlo, accompagnata suo malgrado dal compagno di classe Curtis Mehlberg. In poco tempo, i due vengono divisi e si trovano coinvolti in modo diretto nelle lotte intestine tra i bizzarri abitanti del luogo; in particolare nella contrapposizione tra il (fin troppo) civilizzato Bosco Sud ed il caotico Bosco Selvaggio, al centro di questo mondo surreale.
Questa ambientazione favolistica è uno dei punti chiave del romanzo, e potrebbe attirare i lettori tanto quanto respingerli: in un primo momento, io sono rimasta spiazzata dalla presenza di animaletti parlanti di ogni sorta, che si andavano delineando come dei comprimari abbastanza puerili; andando avanti ho però realizzato la presenza di chiari parallelismi tra queste creature e delle figure ben più realistiche. Inoltre questa scelta permette di includere temi concreti e rilevati, adeguandoli però al pubblico di ragazzini per il quale è pensato il libro, in modo che siano comprensibili e vicini alla loro prospettiva.
Anche il tono ed il lessico risultano del tutto adatti al target, ma non per questo semplicistici: ho notato anzi il tentativo di includere concetti e termini complessi, con un'intenzione sfidante e propositiva verso chi legge. La prosa del caro Colin è inoltre caratterizzata da un buon utilizzo dell'umorismo -seppur a piccole dosi- e da un ottimo ritmo narrativo, perché la grande quantità di informazioni da fornire a protagonisti e lettori viene introdotta con gusto e nei giusti tempi. Tra i punti di forza troviamo inoltre l'intreccio, d'effetto e coerente, che pur essendo un po' lontano dai miei gusti di adulta sono riuscita a trovare gradevole.
Il maggior pregio del romanzo si può però individuare nei suoi personaggi. Prue e Curtis sono degli eccellenti protagonisti, con una caratterizzazione coerentemente solida e dei difetti dai quali partire per potersi migliorare; specialmente Curtis, che in un primo momento non fa proprio una gran figura, ottiene poi la sua chance di riscattarsi agli occhi del lettore. Sono poi presenti diversi comprimari interessanti, ma a conquistarmi è stata senza dubbio l'antagonista principale, della quale si possono comprendere le motivazione senza per questo volerla rendere simpatetica ad ogni costo, una lezione che gioverebbe a tante storie (in teoria) più mature.
Oltre alla mia ovvia disaffinità con il target, mi è invece dispiaciuto leggere alcuni passaggi emotivi trattati in maniera affrettata; penso in particolare alla risoluzione presa da Curtis ed al momento della confessione fatta dai genitori di Prue. Sono inoltre presenti diversi elementi che facilitano un po' troppo il percorso dei protagonisti, ed in generale manca dell'approfondimento nel loro coinvolgimento iniziale all'interno delle dinamiche del Bosco: troppo rapido, dato quasi per scontato dalla narrazione. Questi difetti sono comunque delle minuzie, rispetto a quanto temevo viste le mie ultime (disastrose!) incursioni al di fuori dei libri adult.





























