It It

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Dalia B. Opinione inserita da Dalia B.    26 Giugno, 2020
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1200 pagine che finiscono troppo in fretta

CONTIENE ALCUNI SPOILER
Uno dei romanzi più popolari e forse più riusciti dell'autore, che si affaccia sul mondo dell'infanzia, dell'adolescenza e dell'età adulta senza ricorrere troppo spesso allo stereotipo.
Sicuramente un libro che ha molto da narrare e che si prende le sue pagine per farlo, ma ogni arco narrativo e ogni sottotrama si intrecciano in modo talmente scorrevole che, pur pensandoci e ripensandoci, non "taglierei" nemmeno una singola pagina per snellire il tutto.
Parla di amicizia in modo quasi commovente, parla dell'amore infantile con un realismo oserei dire brutale, che sfocia poi in una malinconia grandissima, parla delle paure radicate che sembrano insormontabili, parla persino della graduale digressione nella follia del bullo che tormenta i ragazzini protagonisti.

È un horror, sì, ma è anche molto di più. È il racconto dei traumi dell'infanzia che si stanziano nell'inconscio umano (nel senso più Freudiano del termine) e che tornano a bussare alla porta nell'età adulta, e l'uccisione del mostro è proprio la sconfitta di queste paure radicate, quasi una catarsi finale.
La creatura antagonista che incontriamo in questo libro, e che non possiamo neanche definire "clown" perché si tratta di un essere informe, o di cui se non altro la vera forma resta un mistero, ci è presentata come profondamente disumana, aliena, oscura e sfuggente, forse onnipotente.
Invece ad un tratto la scopriamo quasi umana, poiché prova un sentimento sconvolgente di terrore nello scoprirsi vulnerabile, nello scoprire in modo quasi repentino che nell'universo sono presenti forze superiori ad essa, che la potrebbero contrastare. Per un attimo, si parla davvero di poche pagine, vediamo il mostro provare paura.

Verso la fine King, forse resosi conto di aver creato un essere troppo potente, vira su una narrazione quasi "fantascientifica", poiché appunto scopriamo che questo mostro proviene dal cosmo ed è stato generato dalla forza senza superiori dell'Altro. Segue una scena che ha tutte le caratteristiche di un sogno, un viaggio extracorporeo, e che è in un certo senso confusionaria, nella quale vediamo il protagonista avere un dialogo con la Tartaruga che ha generato la galassia di cui lui stesso fa parte. Forse stride un po' con il resto della storia, che sembrava improntata su un altro tipo di soprannaturale, ma in ogni caso è ben narrata e inoltre contiene lampanti riferimenti ad altre opere dell'autore, cosa che apprezzo sempre molto.

Nel finale, e con questo intendo proprio l'ultima pagina, troviamo il protagonista, Bill Denbrough, che (spoiler) si risveglia da un sogno con accanto sua moglie e, sarò stupida io, non ho capito quanto effettivamente della narrazione fatta in precedenza fosse stato un sogno e quanto no. Dunque la moglie (Audra, se non sbaglio) non si è mai risvegliata dallo stato catatonico? Probabilmente si voleva intendere questo.
Nonostante questa domanda che mi è rimasta, in realtà molto insignificante, il finale mi è piaciuto, forse non si poteva scrivere un epilogo più adatto a questa storia. Molto triste il fatto che i protagonisti siano destinati a dimenticare di nuovo, ma mostra come i traumi infantili vengono alla fine lasciati alle spalle, per incominciare una vita nuova. Concludo con una citazione che è un po' il cuore del libro, pur trovandosi alla fine:
"Non è forse vero che anche loro, tutti e sette, hanno trascorso la gran parte della più terrificate e lunga estate della loro vita ridendo come matti? Si ride perché ciò che è spaventoso e ignoto è anche ciò che è ridicolo. Si ride come un bambino piccolo talvolta ride e piange contemporaneamente quando gli si avvicina un clown goffo e dinoccolato e sa che dovrebbe essere buffo... ma è anche sconosciuto, pieno del potere eterno dell'ignoto".

(libro consigliato a tutti, io ho 17 anni ma è adatto a qualsiasi età, forse dai 14 anni in su)

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aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    30 Marzo, 2020
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“Non si può stare attenti su uno skateboard”

IT.
Nella edizione della collana Superbestseller Paperback da me letta sono ben 1238 pagine. Una autentica infinità, a pensarci bene.
In questo caso non mi metterò a fare una breve introduzione dell’autore (l’arcinoto Stephen King) e parlare della trama mi pare superfluo. Anche il più ignorante della Terra ha sentito parlare almeno una volta del pagliaccio IT che vive nelle fogne della città di Derry e divora i bambini, no? Ecco, involontariamente l’ho fatto, questa era la trama.
Detta così sembra una cosina tutto sommato semplice, qualcosa che si potrebbe narrare in quanto, qualche centinaia di pagine? Invece ecco il nostro Stephen King che dal 1981 al 1985 ci costruisce un Mondo intero, un intreccio di vite e di vicende che ci inglobano in questa realtà terrificante ma avvincente. L’unica cosa che ci tengo a fare in questo mio commento, è parlare brevemente dei protagonisti d questa storia.
William “Bill” Denbrough è il leader del Club dei Perdenti costituito da Benjamin “Ben” Hanscom, Beverly "Bev" Marsh, Richard “Richie” Tozier, Edward “Eddie” Kaspbrak, Michael “Mike” Hanlon e Stanley “Stan” Uris. Il romanzo inizia con la morte del suo fratellino, George, che in una piovosa giornata si imbatte in IT che lo va a mutilare brutalmente, lasciandolo esanime sul ciglio della strada. La vita di Bill verrà completamente stravolta, assieme al rapporto con i propri genitori che si incrinerà definitivamente.
Ben è un bambino particolarmente sovrappeso, bullizzato e preso di mira, come anche gli altri del Club, da Henry Bowers. Molto timido e riservato, prima di incontrare gli altri componenti del gruppo non aveva molti amici e trovava conforto nel cibo e nelle costruzioni.
Bev è l’unica ragazza del gruppo, è spigliata e intraprendente e ne sono tutti (più o meno) segretamente innamorati. Proviene da una famiglia dove il padre la picchia per le più svariate motivazioni, giustificandosi che lo fa per il suo bene.
Richie è il più burlone dei 7, rinominato “boccaccia” per la sua inclinazione naturale alle risposte meno adeguate nei momenti meno opportuni. Ha una buona dose di coraggio ed è quello più incosciente di tutti.
Eddie è asmatico ed ha una madre che tende a scaricare su di lui tutti i suoi timori. Super apprensiva e ipocondriaca, Eddie è il risultato delle sue ansie, ma nel rapporto con gli altri ragazzi troverà la forza di rendersi indipendente dal rapporto soffocante con la madre.
Mike è un ragazzo dalla pelle scura in un paesello dove c’è ancora chi odia quelli che hanno un colore della pelle diverso dal bianco. È comunque forte e buono di cuore, probabilmente il personaggio più moderato di tutti dal punto di vista caratteriale.
Stan, infine, è chiamato da tutti “l’uomo”. Troppo maturo fin da piccolo, troppo poco bambino per poter tollerare i soprusi psicologici di IT senza uscirne segnato per sempre. Scettico, eccessivamente sensibile, quello che vivrà in gioventù segnerà la sua vita più profondamente degli altri.

Il destino li porterà ad affrontare IT due volte nella loro vita. La prima volta nel 1958, quando tutti i nostri protagonisti sono ancora dei bambini, la loro immaginazione sarà potente e IT ne uscirà gravemente ferito. Nel 1985 verranno chiamati a rispondere al loro giuramento, se IT avesse ricominciato la sua carneficina sarebbero tornati a Derry, ovunque fossero nel Mondo. Ecco così che comincia la resa dei conti, il capitolo finale. Ognuno di loro era fuggito da Derry appena ne aveva avuto la possibilità, tranne Mike, l’unico ad essere rimasto in città come un guardiano. È lui a richiamarli a rapporto, è lui a risvegliare in loro i loro incubi. Allontanarsi da quella città maledetta non li aveva svincolati dal loro destino e non li aveva resi liberi come credevano.

Se io potessi parlare con Stephen King avrei diverse domande da porgli, non tanto sulla trama e sul messaggio del romanzo in sé, ma sulla gestione del contenuto di quello che ha scritto.
Perché mi interrompi ogni sacrosanto momento epico con flashback, salti temporali vari, scene passate e presenti dei protagonisti in sequenza casuale? Capisco la suspence, ma ti ho odiato spesso e volentieri per questo.
Perché il protagonista quasi assoluto deve essere una sorta di autoritratto? Troppo scontato, uffa.
Scherzi a parte, perché hai fatto durare lo scontro finale per quasi metà libro e poi non mi hai nemmeno tolto la curiosità su come se la stessero passando tutti tranne praticamente Bill e la sua moglie?
Sono domande stupide, ma potete credermi che me lo sono poste davvero. Poi qui non voglio nemmeno fare spoiler e anticipare troppo, non vorrei mai rovinare il gusto della lettura a nessuno. Per scoprire i dettagli basta guardarsi il film (che io non ho ancora visto) o visitare la pagina Wikipedia dedicata.
Nonostante anche io sia stata estremamente prolissa, avrei potuto descrivere il mio gradimento di questo libro con una sola parola: Ok. Non mi ha entusiasmato perché non amo le lunghissime descrizioni minuziose e non mi ha soddisfatto il finale quasi per nulla. La battaglia è stata epica, ma alla fine IT cos’era? Era veramente un alieno? Perché il paranormale mi piace e mi intriga, ma capire che fosse un alieno venuto a Derry per cibarsi senza uno scopo predefinito mi ha lasciato insoddisfatta. Se qualcuno ha capito qualcosa più di me, non esiti a scrivermi che lo apprezzo sempre.
I personaggi sono ok, costruiti magistralmente, nulla da dire. Non mi hanno coinvolto emotivamente come in altri romanzi, forse perché non mi sono identificata in nessuno di loro in particolare, ma questo è un problema solo mio.
Per il resto c’è poco da dire, se è un bestseller ci sono sicuramente diverse motivazioni. Io sono comunque lieta di averlo finito di leggere e credo che non lo rileggerò mai nella vita. Invidio lo Stephen King del tempo perché darei qualsiasi cosa per poter scrivere come lui, ma IT è veramente troppo, troppo, troppo lungo. Questo è il suo grande difetto e non lo dico perché ce l’ho con i romanzi da 1000 pagine e oltre, ne ho letti e ne ho da leggere… È solo che in alcuni punti mi è sembrato un po’ “annacquato”, tutto qua.

Consigliato per chi ha molto tempo per leggere continuativamente, sconsigliassimo per i lettori occasionali, troppo difficile tenere il passo con le vicende. Per chi ama King è un must, per chi non lo ama troppo lo sconsiglio, gli indicherei di iniziare con “Misery” che è un’autentica bomba.

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Fr@ Opinione inserita da Fr@    02 Febbraio, 2020
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Non bisogna accettare palloncini dai pagliacci.

Tre parole chiave per IT: psichedelia, terrore, speranza.

Quando ero piccola il pagliaccio di McDonald’s non mi piaceva, lo trovavo inquietante.
Non riuscivo proprio a capire perché i bambini volessero addirittura farci foto assieme, con un cartonato, un pupazzo o uno sfortunato ragazzo che ne doveva indossare il costume.
Poi ho conosciuto Pennywise, il Clown Danzante, e mi sono convinta che non avevo tutti i torti.
A parte gli scherzi, chi guardando la prima versione cinematografica o anche quella più recente non ha pensato a Ronald McDonald? Lo stesso Stephen King suggerisce la somiglianza all’interno del romanzo (“se tutto questo fosse avvenuto solo qualche anno dopo, George avrebbe certamente pensato a Ronald McDonald prima che a Bozo o Clarabella”).

Mi sono sempre chiesta il perché King abbia deciso di identificare forse la sua creatura mostruosa più famosa con un pagliaccio, ma sicuramente ci ha azzeccato. Molte persone hanno il terrore dei clown, quindi forse è quello il motivo. IT è capace di incarnare le nostre più profonde e terribili paure, per cui non mi sono sorpresa più di tanto quando compariva nel racconto sotto forma di un pagliaccio con i bottoni arancioni.

La lettura del romanzo è stata lunga, a tratti pesante. Ammiro chi è riuscito a leggerlo tutto in poco tempo, io ammetto che ho faticato, e tanto. Non fraintendetemi, IT è un classico del genere horror che a mio parere va letto prima o poi. Sicuramente è una delle opere più riuscite di King, e lo dimostra sicuramente il fatto che Pennywise sia entrato nell’immaginario comune (anche chi non ha letto il libro e/o visto uno dei film sa chi sia).
Ho interrotto più volte la lettura del romanzo perché avevo bisogno di una pausa, avevo bisogno di leggere altro. E’ forse la prima volta che mi capita, tendo a divorare i libri che inizio a leggere, ma con questo non ci sono proprio riuscita.

Detto questo, sicuramente lo consiglio. Non voglio dilungarmi sulla trama, mille pagine di romanzo sono piuttosto difficili da riassumere in una recensione.
Penso che leggerò ancora IT in futuro. Sono sicura che l’interpretazione che ho dato al racconto, a ogni singolo personaggio, al Maine (credo che a furia di leggere i racconti di King non vorrò mai andare in questo stato americano) saranno diverse in futuro. Interpreterò sicuramente in maniera diversa i concetti di amicizia, di promessa, di paura, tutti alla base di questo romanzo.
Allora, che dire se non “buona lettura”? :)

“L’odio era un novità. Il dolore era una novità. Sentirsi ostacolato nei proprio proponimenti era una novità. Ma al verità più terribile era quella paura. Non paura dei bambini, perché quella era una paura ormai passata, ma la paura di non essere solo”.

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Consigliato agli amanti dell'orrore, del fantastico e, perché no, anche dei racconti in parte comici.
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Ale89 Opinione inserita da Ale89    02 Aprile, 2018
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La città maledetta

Ho letto IT in circa una settimana e sebbene il numero di pagine possa spaventare a prima vista consiglierei di leggerlo in meno tempo possibile perché si tratta di una storia talmente ricca che si perderebbero tanti particolari con una lettura lenta.

La storia tratta infatti di svariati temi: l'infanzia e la crescita di un gruppo di amici, una città e la sua storia singolare, l'emarginazione e la discriminazione, la paura e il paranormale.
In particolar modo direi che It è la rappresentazione della paura degli abitanti presenti e passati di Derry, un'anonima cittadina immaginaria del Maine che tuttavia è nota per il suo alto tasso di criminalità rispetto alla media nazionale. A Derry infatti le sparizioni di bambini, gli omicidi efferati e gli incidenti catastrofici non sono affatto rari e più o meno ogni 27 anni questi eventi culminano in un picco che allarma enormemente gli abitanti.

Siamo negli anni '50 ed un gruppo di bambini delle elementari si ritrovano a giocare insieme nei Barren, dove confluiscono gli scarichi della città. I bambini sono accomunati dall'essere vittime dei bulli a causa di caratteristiche come l'essere grasso, ebreo, balbuziente, nero, ipocondriaco, donna e quattrocchi. Ma essi hanno anche qualcos'altro in comune: hanno visto It, o meglio la forma da lui assunta in loro presenza.

It è un'entità malvagia non meglio identificata che vive nelle fogne della città e si nutre dei suoi abitanti tormentandoli e uccidendoli. Si mostra solitamente assumendo le sembianze di ciò che più terrorizza la sua vittima.

King ha preso spunto dalle sue paure di bambino e una delle cose che lo inquietavano era proprio il clown che tutti hanno imparato ad associare a questo libro.

Gli adulti non sono si accorgono delle visioni dei bambini e quest'ultimi si rendono conto che devono combattere da soli ma possono avere una possibilità se uniscono le loro forze. Fondano quindi il "Club dei Perdenti" e giurano con il sangue che non si fermeranno finché non avranno liberato Derry da It una volta e per sempre.

A rendere il compito più difficile c'è Henry Bowers e la sua banda di bulli che danno la caccia ai perdenti. Quest'ultimi cresceranno e prenderanno le loro strade in luoghi diversi degli USA tranne uno, Mike, che li chiamerà per farli tornare a Derry quando It tornerà a compiere i suoi delitti negli anni '80.

King descrive con dovizia di particolari la città e gli eventi della sua storia passata, e questo sicuramente contribuisce ad accrescere il numero di pagine ma consente anche al lettore di avere una panoramica completa di Derry (consiglio di leggere il libro guardando la mappa della città disponibile sul sito). Questo permette inoltre di capire il modo in cui It agisce nel corso del tempo.

I personaggi sono caratterizzati a fondo e King ci fa conoscere il loro carattere, la loro storia familiare, i loro interessi, tanto da farci affezionare a loro.

In un continuo parallelismo tra anni '50 e '80 i perdenti dovranno affrontare le loro paure più profonde due volte: la prima da bambini e la seconda da adulti quando ormai gli avvenimenti del passato erano stati praticamente dimenticati.
Essi si spingeranno fin nelle fogne, nella tana di It, per sconfiggerlo in un viaggio che assumerà forme sempre meno tangibili.
La paura infatti è un'emozione irrazionale e King riesce a descriverla in maniera squisita sia tramite le allucinazioni terrificanti dei protagonisti, sia attraverso un linguaggio sempre più astratto man mano che essi si avvicinano all'essenza di It.

Questi viaggi mentali ultradimensionali sono una delle cose che più mi hanno affascinato della storia. L'altro sentimento che aleggia nelle pagine è quello dell'amicizia. L'amiciza quella vera e genuina di un gruppo di bambini che giocano e lottano insieme, un legame così forte che non verrà indebolito dal passare del tempo e che è la chiave di volta per sconfiggere il male.

La storia di It descritta nel finale è anche molto interessante, sebbene secondo me non sia stata approfondita a sufficenza. Probabilmente il libro sarebbe diventato un mattone troppo grande se King avesse sviluppato meglio questa parte della storia. A mio parere l'origine e di It e dell'altra entità mitologica, la Tartaruga, è trattata con un po' di superficialità dall'autore che tuttavia a quel punto voleva solo concludere la storia. Il lettore si potrebbe ad esempio chiedere perché un'entità malvagia dovrebbe voler infestare una città e tormentarla con cicli di 27 anni e in tutto ciò qual è stato il ruolo della sua controparte buona, la Tartaruga, che sembra interagire con il mondo solo con qualche semplice parola ai protagonisti verso il finale? Della Tartarura stessa viene detto ben poco, nonostante venga citata più volte nel corso della storia, e il suo esito è abbastanza vago. Se il male è ben rappresentato e caratterizzato nella storia, il bene è percepito solo indirettamente nelle azioni dei protagonisti (anche la scena di sesso che viene trattata come un punto di svolta nella narrazione lascia un po' perplessi).

Io credo che King non si sia posto troppi quesiti e abbia dovuto inserire il personaggio della Tartaruga perché non può esistere il male senza il bene, ma fosse più interessato alla caratterizzazione del male essendo una storia dell'horror. Mi piacerebbe conoscere l'opinione di chi a letto il libro in merito a questa questione.

La storia è comunque un'opera monumentale ed è stato un immenso piacere leggerla.

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FrancescoMirone Opinione inserita da FrancescoMirone    05 Febbraio, 2018
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Un classico moderno


Possiamo definire IT un classico moderno, una lettura obbligatoria per tutti. Non è solo un thriller o un romanzo horror, ma anche un romanzo che narra della crescita di un gruppo dei ragazzini, del cambiamento, del tempo stesso. C'è di tutto: amore, amicizia, odio. Oserei definire questo romanzo un psycho-thriller, poiché non solo suscita suspense nel lettore, ma King si inoltra anche nei recessi della mente umana. Da Ben Hanscom a Henry Bowers, tutti hanno qualcosa da nascondere, ognuno di noi ha un lato oscuro. Essenzialmente, il romanzo sembra concentrarsi sulla bellezza dell'età adolescenziale, dove tutto è nuovo. In effetti, vengono spese pagine e pagine per i sentimenti che Ben prova nei confronti di Beverly. Anche Beverly rimane stupita nel vedere il suo corpo di ragazzina che si appresta a diventare quello di una donna.

IT è la personificazione di tutte le paure dei protagonisti. IT può essere vinto solo se si vincono le proprie paure. Quindi, ogni ragazzino si troverà faccia a faccia con ciò che più teme. Bill vedrà di continuo suo fratello Georgie, Beverly vedrà esplodere dal suo lavandino una pozza di sangue ed Eddie dovrà vedersela con un lebbroso che lo perseguita.

Il romanzo si svolge su due distinti piani temporali. La prima parte è ambientata nell'estate del 1958. Mentre la seconda è ambientata nel 1985, ventisette anni dopo. Questi due livelli temporali si intersecano di continuo e King salta con maestria da una dimensione all'altra. Nel 1958 IT è sconfitto grazie all' innocenza all' incoscienza; infatti, nel 1958, vi è paura ma non terrore. Nel 1985 i protagonisti sono più coscienti del pericolo che corrono e la paura lascia il posto all'orrore.

Credo che questo sia un romanzo da gustare lentamente. La mole dell'opera è determinante ai fini della formulazione di un giudizio finale, poiché il numero di pagine a disposizione dell'autore permette di creare un perfetto background per ogni personaggio. Di conseguenza, durante la lettura, veniamo a conoscenza delle paure, dei sogni e degli più oscuri segreti di ognuno dei sette componenti del gruppo.

Ciò che fornisce verosimiglianza alla narrazione è la resa perfetta del contesto storico. In un flashback nella narrazione viene descritto l'incendio da parte del KKK del punto nero, un locale frequentato unicamente da persone di colore, dove ne morirono centinaia. Si parla dunque di razzismo, ma anche di discriminazione: nel 1984 la serie di omicidi viene ripresa da IT dopo l'uccisione di Adrian Mellon, un ragazzo omosessuale ucciso da alcuni ragazzini omofobi dI Derry.

Consiglio questo libro a tutti perché oltre a essere un romanzo horror è anche un'opera che ritrae l'essere umano in tutte le sue sfaccettature, a King non sfugge nulla. Non fatevi scoraggiare dal numero di pagine!

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silvia t Opinione inserita da silvia t    22 Gennaio, 2018
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IT

Melma, pantano e fango; odori nauseabondi,oscurità e paura, sono ciò che mi è rimasto addosso dopo aver concluso questo monumentale romanzo; famoso ed apprezzato a livello quasi globale.

Ho provato a calarmi nell’atmosfera di Derry, di cercare quella magia legata, in modo quasi mistico, all’infanzia e alla sua spensieratezza, a quei momenti felici, che poi felici non sono, ma non ci sono riuscita e credo così di essermi persa tutto ciò che di impalpabile e onirico ci fosse in questo libro.

Ho faticato a finirlo, ci ho impiegato quasi lo stesso tempo che i sette amici ci hanno messo a tornare a Derry; ho avuto il blocco del lettore leggendolo, ma sono giunta alla conclusione riuscendo ad empatizzare, alla fine solo con IT: creatura malvagia suo malgrado, creatura quasi predestinata alla cattiveria, parte di una trinità incomprensibile e immutabile.

Non ho amato questo romanzo, ma non posso non percepirne la portata in termini di contenuto: vengono affrontati tutti i temi tipici dell’infanzia ed è proprio in quel periodo in odor di adolescenza che i protagonisti si trovano a vivere e a creare un sodalizio, per sconfiggere IT: la paura, l’ignoto, l’incomprensibile.

Non serve ripetere ciò che è stato sottolineato più volte, ma mi piacerebbe soffermarmi su due punti che ho trovato davvero molto interessanti ed è il motivo per cui consiglierei la lettura sopratutto ai genitori di ragazzi di quell’età che spesso, loro sì, hanno perduto la memoria nel passaggio dall’infanzia all’età adulta.

Quei bambini hanno dodici anni e, King in questo è magistrale, hanno pulsioni, compiono pensieri e azioni tipiche della loro età, infatti nessuno, almeno nelle critiche che ho letto, trova quei ragazzini troppo grandi per la loro età, o troppo audaci o troppo emancipati.

Non mi riferisco al solo campo sessuale, seppur molto importante e molto ben rappresentato, ma anche nella definizione delle singole personalità, già chiare e che col tempo diverrano solo più marcate.

Le pulsioni sessuali di Bev alla vista di Henry nudo sono verosimili, le sensazioni di Ben, innamorato dell’unica ragazza del gruppo sono molto più che platoniche, nonostante il forte sentimento.

Il sesso è vissuto da quei ragazzi come, in gran parte, lo abbiamo vissuto tutti, non riconoscendolo: il sesso è conosciuto dalle parole e dalle azioni degli adulti, ma sentito con le proprie sensazioni, emozioni e vibrazioni, ma il collegamento non è così semplice.

Quei ragazzi e Bev in particolare ha un’idea del sesso come qualcosa di potente, che porta a fare di tutto e io credo che la scena di sesso tra i ragazzi vada letta come una sorta di squarcio temporale, in cui il prima e il dopo si mischiano in un luogo sospeso dove tutto è indefinito e dove l’istinto è tutto.

Questa scena, secondo me tra le più potenti del romanzo, dato anche il contesto in cui è stato scritto e in cui si svolge, è trattata in modo troppo frettoloso, con troppa razionalità da parte di Bev, che dovrebbe intuire e al limite sentire quella forza, ma non capirla così in porfondità.

L’altro punto che ho trovato davvero interessante è la lettura più psicoanalitica: IT come rito di passaggio, l’infazia che finisce e l’età adulta che volge alla maturità, dodici e quarant’anni, ricordare ciò che si è dimenticato per vivere felici e per capire che ogni età ha le difficltà, ma che ciò che non dobbiamo mai perdere è l’entusiasmo e la fiducia di poter cambiare il mondo, a dispetto delle evidenze e dell’oscuro volto che il nemico assume, a volte lasciare che quel periodo avvolto di dolce malinconia, fatto di giornate spensierata a giocare ritorni ad essere ciò che era, un periodo difficile, in cui ogni giorno c’era una sfida da affrontare in cui nessuno ti vedeva e tutti sapevano cosa era meglio per te e in cui la tua opinione, nel mondo non contava nulla e cercare quella fiducia nel futuro, quella forza di realizzare i propri sogni perché non è mai troppo tardi per farlo e sopratutto non è per forza necessario essere degli adulti che non ascoltano i bambini e che sanno cosa è meglio per loro credendo che siano troppo piccoli per capire, privandoli così dei giusti mezzi affinché possano comprendere il mondo circostante ed aiutarci a rivederlo ancora come allora.

Un romanzo che va letto perché ha influenzato moto del nostro cinema e molti dei nostri libri, ma che non mi ha entusiasmato.

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Opinione inserita da Erica Braconi    31 Agosto, 2017

Amicizia

Dopo quasi un mese in compagnia dei Perdenti e di It ho finalmente concluso questo libro monumentale e bellissimo! La trama la conoscerete tutti così come conoscerete It, il malvagio clown capace di assumere mille aspetti diversi pur di spaventare e colpire le sue vittime, magari avrete visto il film del 1990, ma se non avete letto il libro non sapete cosa vi perdete. La narrazione di King è giocata tutta su continui salti temporali che ci portano dal 1958, anno della prima sconfitta di It, al 1985, anno in cui i perdenti ormai adulti si ritrovano a Derry per sconfiggere definitivamente l'orrendo mostro. Questo romanzo etichettato semplicemente come romanzo dell'orrore in realtà nasconde molto di più, le tematiche toccate da King sono le più disparate e complesse: si parla di bullismo, di famiglie violente, di ipocondria, di pedofilia e a tratti quasi di incesto. Proprio di questi universi così complicati fanno parte i perdenti, ognuno con una sua storia personale tremenda e toccante, la loro amicizia nata casualmente grazie a It diventa così forte anche grazie alle difficoltà che questi bambini devono affrontare giornalmente. La prima parte del romanzo è quasi tutta incentrata sui bambini e secondo me è la parte più bella, King ha sempre avuto la capacità di parlarci di ragazzi facendoci percepire tutte le loro sfumature e in questo libro non fa eccezione: ci ritroviamo immersi nelle loro storie pronti a lottare con loro o a piangere nelle loro sconfitte. La seconda parte, forse un pò più lenta, è la parte in cui loro ormai adulti iniziano a ricordare tutto quello che era successo in quella tremenda e fantastica estate e a prepararsi all'inevitabile scontro finale. Nonostante la mole il libro scorre bene: le mille pagine ci servono per percepire completamente l'atmosfera di Derry e per entrare a farne parte, ma anche per conoscere a fondo ogni personaggio fino a affezionarci a ognuno di loro. Ovviamente ci sono momenti del libro che è meglio leggere in pieno giorno per via della loro estrema crudezza e angoscia, ma aldilà di questo il romanzo tocca il cuore perché è un inno all'amicizia, legame fortissimo in grado di darci un potere indistruttibile. Se deciderete di leggere questo libro all'ultima pagina vi sentirete soli e i personaggi che avrete conosciuto vi mancheranno tantissimo perché sentirete di aver camminato anche voi nelle strade di Derry e di esservi uniti a Bill, Richie, Beverly, Ben, Eddie, Mike e Stan nelle loro scorribande e nella loro lotta contro il male.

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Nai_ve Opinione inserita da Nai_ve    10 Giugno, 2017
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E poi purtroppo è finito...

Su It è stato detto forse tutto. Concordo assolutamente con quelli che dicono che It VA letto, indipendentemente dal genere, indipendentemente della mole, indipendentemente da tutto. It è un classico, e non soltanto un classico di genere, perché se è vero che di base è un capolavoro dell'horror, in realtà contiene al proprio interno un numero incalcolabile di elementi. E del resto, credo che forse la parte più profonda e più bella e di maggior valore stilistico/narrativo di tutto il romanzo sia proprio quella che va oltre l'horror stesso: è la storia dei protagonisti, di sette bambini che il lettore impara a conoscere e ad apprezzare sin dall'infanzia e vede poi crescere, cambiare, dimenticare, tornare indietro e dimenticare di nuovo.

Decisamente è un capolavoro, uno dei libri migliori che abbia mai letto. La storia è affascinante, l’incastro degli eventi costruito in modo equilibrato e calibratissimo: niente sfugge al controllo dell’autore, tutto viene fuori esattamente quando e dove serve. All’inizio può forse dare un’impressione di spaesamento, soprattutto perché lo sciogliersi dell’intreccio non corrisponde affatto a quello della fabula, e i tempi narrativi sono giostrati in modo decisamente particolare. Dopo aver letto quasi mille pagine, il lettore è ancora lì a domandarsi CHE COSA è realmente avvenuto nell’estate del ’58 e questo crescente senso di mistero lo tiene incollato alla storia fino alla fine. È vero, la narrazione è piena di elementi di «corredo», forse non proprio necessari al fine della narrazione, ma sicuramente utilissimi a caratterizzare i personaggi, a renderli fisici, tangibili, a farli concretamente «conoscere» al lettore.

Lo stile è semplicemente perfetto: sempre lucido, precisissimo, mai piatto, mai banale. Una sottile, certe volte amara, vena ironica attraversa la narrazione in modo costante e fa saltare un sorriso sulle labbra anche nella descrizioni di eventi che altrimenti risulterebbero spiacevoli. Oserei quasi dire che King in questo romanzo (e non so in altri perché non ne ho ancora letti) ha uno stile ipnotico: nel gioco delle descrizioni, il fluire della frase sfocia sulla pagina come un fiume in piena e travolge l’attenzione del lettore, trascinandolo via quasi senza dargli tempo di riflettere.

C’è forse (a mio parere) qualche piccola debolezza sul modo in cui alcuni personaggi finiscono per eclissarsi al termine della storia. Ma ciò che più resta dopo le ultime pagine è in fin dei conti un grande senso di vuoto, quasi di perdita: è strano restare lì a fissare la pagina con la consapevolezza che dopo milletrecento pagine la storia è finita. Hai vissuto con i personaggi, sperato con loro, sofferto e gioito con loro: sono quasi diventati parte di te, e la magia del loro particolarissimo rapporto di amicizia, così forte e al tempo stesso così fragile, ti lascia dopo tutto una sensazione di strana malinconia. È quasi come se Bill, Ben, Richie, Bev, Eddie, Stan e Mike ti mancassero. E forse in questo, più che in ogni altra cosa, sta la grandezza e il fascino del romanzo.

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Opinione inserita da Federica91    22 Mag, 2017

Strano, intenso e meraviglioso

Questo libro è tutto! È scorrevole e incuriosisce pagina per pagina, anche quando King si dilunga in descrizioni, le quali sono necessarie per percepire l'atmosfera di quella maledetta città che è Derry, e degli strani abitanti che la popolano. È inoltre impossibile non immedesimarsi nei piccoli protagonisti e nelle difficoltà che affrontano non solo con It ma con i bulli che li infastidiscono giorno per giorno. Il libro contiene scene terrificanti e anche un po' perverse, ma sono viste quasi tutte con gli occhi di un bambino e proprio per questo sono ancora più mortificanti. Ma la storia che racconta King non è solo uccisioni e sangue. No. L' amicizia e il potere scaturito da essa è ciò che rende questo romanzo un "amico a cui affezionarsi". La magia e l'innocenza, l'amore e il desiderio nelle prime fasi della loro manifestazione, il ricordo e l'impossibilità di ricordare. I temi sono tanti e persino i racconti che non riguardano i protagonisti sono riusciti a trasmettere emozione e coinvolgimento. La triade It, Tartaruga, l'Altro è complessa da capire ma grazie alle parole di King si riesce ad immaginare in modo che è del tutto soggettivo, ma è efficace. Il linguaggio utilizzato da King è piuttosto semplice, e ho apprezzato la continua alternanza tra periodo di gioventù e periodo adulto, anche se ho preferito il primo. Interessante anche il narrare da più punti di vista le avventure dei protagonisti. It mi ha spaventato perché capace di assumere le sembianze di ciò che neanche si sa di aver paura. Tutto torna e tutto quadra in questa meravigliosa storia. Avrei gradito qualche informazione in più sui sopravvissuti nell'epilogo, ma tutto sommato è perfetto così. L'ho divorato in due settimane e mezzo. Lo consiglio a tutti, tutti dovrebbero leggerlo, pur non aspettandosi una storia troppo paurosa (anche se a me ha fatto paura), ma per la miriade di temi (non accettazione del diverso, bullismo, violenza domestica, ipocondria, pazzia) affrontati in modo magnifico.

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A tutti tranne che agli snob pretenziosi
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    16 Mag, 2017
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Voliamo tutti quaggiù...

Questa sensazione che mi pervade ogni volta che chiudo un libro che ho "amato"... non so se mi piace o se la odio profondamente. Quelle ultime frasi ad effetto che l'autore pare scrivere apposta, come se non bastasse la tristezza di dover dire addio a personaggi con cui si è ormai creato un legame. Quelle frasi come di commiato che ti danno il colpo di grazia e sembrano sussurrarti: "E' davvero tutto finito". Magone.
Che posso dire... quello di "It" è davvero un King da applausi, che fa rimpiangere l'autore che era prima di 22/11/'63 (suo ultimo vero capolavoro) e che ti fa venir voglia di leggere tutte le opere passate... quando era davvero il Re.
Un'impresa ardua per le oltre 1300 pagine (in caratteri nemmeno troppo grandi) che forse potevano essere meno, ma sinceramente... va bene così.

Tutto ha inizio con la celeberrima scena in cui il piccolo George Denbrough, in impermeabile giallo, insegue la sua barchetta di carta lungo un fiumiciattolo d'acqua piovana, fino a vederlo perdersi in uno scarico delle fognature della città di Derry, nel Maine. Lì farà il suo incontro con It, nelle sembianze di un pagliaccio, e sarà l'ultimo incontro della sua vita.
It è l'anima malvagia della città di Derry, un essere multiforma che prende le sembianze delle maggiori paure di chi lo osserva, che fa la sua apparizione ogni 27 anni lasciandosi alle spalle una scia di morte che culmina con un evento catastrofico. Dopo la tragedia, It va in letargo, salvo tornare dopo quel periodo di tempo, puntuale come un orologio.
Il lettore sarà spettatore della battaglia tra It e il Club dei Perdenti, un gruppo di ragazzini il cui leader è Bill Denbrough, il fratello del ragazzino ucciso dal clown. Saranno loro a sfidare It, a decidere di doverlo distruggere, a ridurlo in fin di vita da bambini e a giurare col sangue che sarebbero tornati per finirlo, se il terrore fosse ricominciato.
King gestisce magistralmente l'alternarsi degli eventi che portano i protagonisti ad affrontare It sia da piccoli che da grandi. Vi affezionerete a ognuno di loro, credetemi, e vi ritroverete a pensare alla vostra infanzia, ai vostri vecchi amici, alla bellezza di quegli anni passati.
Anche se non avevamo un mostro come It, da affrontare.

"In un certo senso era come se fossero entrati in uno di quei film dell'orrore del sabato pomeriggio all'Aladdin, ma per un altro verso, forse quello cruciale, non era affatto così. Perché in quel caso non c'era la pace interiore che si ha davanti a un film, quando si sa che tutto finirà bene, e anche in caso contrario a rimetterci la pelle non sarai tu."

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Bipian Opinione inserita da Bipian    17 Dicembre, 2016
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Il mio primo horror

Era da un pò di anni che pensavo di dover leggere almeno un libro horror nella mia vita, posto che qualche film di questo genere l'avevo pure guardato, manifestando talvolta perfino un pò di morboso interesse...

Mia madre ha sempre considerato spazzatura i generi horror e fantasy, il calcio, gran parte dei cartoni animati giapponesi o quelli violenti in genere, la musica metal, i film con scazzottate alla Bud Spencer o quelli infarciti di volgarità e tette e culi alla Lino Banfi. Non ha mai riso quando il pubblico registrato ride in programmi quali "Striscia la Notizia". Io quando inizia la pubblicità faccio zapping.
Ho avuto da piccolo un certo livello di censura del quale mia madre si è tardivamente un pò ricreduta. Fondamentalmente comunque siamo entrambi d'accordo che non ci siamo persi niente...

Sono rimasto sconvolto a 10 anni dal primo film horror che mio malgrado vidi a tratti sul monitor del sedile davanti alla mia faccia in una corriera che da New York ci portava ad Atlantic City: "La bambola assassina"!
Non ricordo di aver mai avuto paura del buio prima dei 10 anni, ma dopo quel film per molto tempo ho temuto di aprire una porta al buio da solo, mi immaginavo la bambola avanzare lentamente verso di me e stupidaggini del genere. A tutt'oggi qualche lieve residuo di turbamento permane in certe situazioni (da solo, in casa, di notte), ma razionalmente ho superato quasi del tutto quelle paure. Se non altro oggi riesco a guardare tranquillamente film dell'orrore senza passare notti in bianco, ho rivisto alcune scene e il macabro finale di quel maledetto film senza che il cuore accelerasse il battito e ho letto più volte diversi capitoli di "It" prima di addormentarmi beatamente dopo pochi minuti.

Premesso ciò, ho scelto "It" in quanto volevo leggere quello che si ritiene essere un capolavoro del genere horror, in modo da decidere di leggerne altri se la lettura mi fosse piaciuta, o accantonare l'horror per dedicarmi ad altri generi a me più affini.

Ebbene: non so se ne leggerò altri e se lo farò sarà fra molto tempo.

Il libro è anzitutto monumentale: nelle oltre 1300 pagine vengono narrate le vicende dei sette amici e protagonisti fin nei minimi dettagli. Trovo che ci siano dei momenti di buona letteratura, in certe vivide descrizioni, nella psicologia dei personaggi, o quando l'autore tratta (con taglio naturalmente pulp) il fenomeno del bullismo, mentre altre parti potrebbero essere sfoltite, in quanto paradossalmente pur essendo un libro di molta azione, l'ho trovato talvolta troppo pesante.

Il mio realismo e materialismo inoltre mi tolgono il giusto coinvolgimento che immagino si dovrebbe avere quando si affrontano materie quali la trascendenza di It, la compenetrazione a mani nude nella sua carne, il dualismo ontologico tra It e la Tartaruga, la trasformazione di It a immagine delle paure di chi lo vede, ecc...

Gli amanti del libro (a leggere le altre altre recensioni ce ne sono parecchi) mi troveranno snob, e probabilmente è così, ma devo ammettere che leggendo di quelle materie sopra descritte, più che provare quel brivido desiderato, mi viene da sorridere.

Altra parte che mi sembra una caduta di stile è quando Beverly (scusate, ma è proprio così) la dà a tutti e sei i suoi amici undicenni, nelle fogne dopo aver affrontato It. E' un episodio che stona in un quadro generale di credibile e casta alleanza tra ragazzi impegnati a liberare il mondo da un mostro brutto e cattivo.

Per il resto la trama è avvincente, si vuole vedere come va a finire e quanto sangue deve ancora scorrere, come ci si aspetta da un libro di questo tipo.

L'atmosfera della mitica cittadina inventata di Derry nel Maine è uno degli aspetti meglio riusciti del romanzo. Vi si respira l'aria di quella che immagino essere stata la provincia nord-orientale degli States negli anni ottanta. Qualche venatura di degrado e di squallore, in un contesto di dimesso benessere, lavoro e città a misura d'uomo. Si potrebbe tracciare un parallelo tra Stephen King e Quentin Tarantino. Lo scrittore che anticipa il regista sul sapore di una rustica provincia americana e probabilmente lo ispira nelle scene più splatter.

A proposito di genere splatter, USA e anni '80, mi viene in mente "American Psycho"che ho trovato molto più credibile, sconvolgente e profondo di It.

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Per gli amanti del genere, suppongo...
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Francesco.3.96 Opinione inserita da Francesco.3.96    26 Mag, 2016
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It è ovunque...

Come primo libro ho scelto di recensire proprio It, iniziato quasi per caso e probabilmente anche per una certa curiosità verso questo libro.
Per prima cosa mi sento in dovere di precisare che a mio avviso si tratta di un grandissimo capolavoro, anche se non conosco bene questo genere quindi potrebbero benissimo esserci moltissimi libri superiori ad esso a mia insaputa, ma ne dubito.
In questo titolo forse, la chiave per la grandissima riuscita di tutto ciò, è stata l'essere assai prolisso si Stephen King e questa è la mia prima convinzione, perché è riuscito tramite l'esposizione di tutti i possibili dettagli a creare immagini vivide nella mia mente, permettendomi di immedesimarmi in maniera ottimale nelle varie vicende. Non bisogna dimenticare i nostri protagonisti, anch'essi perfettamente descritti e con dei caratteri e dei comportamenti che a mio avviso è difficile non amare.
L'altro fattore che a mio avviso ha determinato il grande successo di It, sono i temi trattati che sono i più disparati e vanno dal tema adolescenziale con tutte le relative diramazioni, l'amicizia, l'amore, la visione del mondo adulto da parte di dei ragazzini, la maturazione e così via...e tutti ciò da a questo libro un buon peso per quanto riguarda anche i contenuti.
La cosa che però più mi ha colpito è il "Club dei Perdenti", ovvero il gruppo di ragazzini protagonisti del libro, che mostra moltissime facce di possibili problemi che vanno a crearsi nell'età adolescenziale e che molto spesso sono motivo di bullismo nella nostra società. Ogni ragazzino ha i propri difetti, che non sto ad elencare visto che andrei sicuramente a semplificare troppo il tutto senza rendere pienamente giustizia ad essi, ma sono accomunati tutti da una cosa. Sono perseguitati dai bulli, e poi si scoprirà che tutti hanno visto almeno una volta It.
Che dire di It, in poche parole è difficile da delineare esattamente ciò che è It...forse addirittura non è possibile. It è ovunque, persino dentro tutti noi.
It è la paura e tutte le nostre debolezze.
Ma non voglio rubarvi altro tempo, non mi resta altro da dire oltre al fatto che S. King è riuscito a creare un gran lavoro che è incalzante, riesce a lasciarti estremamente teso in alcune situazioni ma che risulta essere tutt'altro che scontato e banale.
Quindi che dire, spero che decidiate di affrontare questa lettura senza lasciarvi spaventare dalla mole dell'opera perché è veramente un peccato non leggere un libro del genere, che alla conclusione lascia un vuoto e un senso di perdita veramente grande.
Buona lettura

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Consigliato a tutti coloro che sono curiosi di conoscere questo grande autore. Non sono esperto di questo genere quindi non so bene a chi consigliarlo in base ad altri titoli, ma lo consiglio a tutti.
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annamariafabbian Opinione inserita da annamariafabbian    21 Aprile, 2016
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Un libro per tutti. Un libro per nessuno.

"It". Il libro più conosciuto del mondo, paragonabile al "Principe" di Machiavelli per fama. Ma, come diceva Gramsci, ci sono tre tipi di lettori del "Principe": chi l'ha letto, chi non l'ha letto, chi non l'ha letto e finge di averlo letto.
Di It, io devo dire la stessa cosa. C'è chi non l'ha letto, c'è chi l'ha letto - pochi eletti, temo - e c'è chi ha guardato la riproduzione cinematografica di Tommy Lee Wallace con Tim Curry e crede di sapere tutto.
Un crescendo di tensione, la paura mista ad una sofferenza che si trascina tra i cadaveri dei bambini.
La trama è rinomata: un clown che rapisce e uccide bambini, che sanguina dagi album e sgorga dai lavandini. Ma nel romanzo di Stephen King c'è molto di più. Prima di tutto, una lotta eterna tra l'innocenza infantile e l'odio reale mondiale. Pochi conoscono inoltre la scena molto forte che ritrae Beverly Marsh in un'orgia con i suoi amici fraterni, riscatto per la loro liberazione, quasi che l'atto sessuale potesse liberare loro stessi da quell'incubo. E infine, la maledizione della memoria che non può essere recuperata, della perdita, della mancanza.
Di superba bellezza è al scena inziale, in cui un giovane uomo si uccide nella vasca e da bagno e come ultima macchia sulla terra, scrive IT col suo stesso sangue. Il film non rende la tensione che le la penna abile di King sa fare.
Periodo scorrevoli, nessuna fatica nella lettura: King non è un fautore degli incastri stilistici e sintattici, ma di lui si può dire che è il più bravo tra gli sceneggaitori. La lunghezza può intimorire il lettore, ma io consiglio questo: IT non deve trascinare verso al fine, ma deve convivere con voi per tutto il tempo di cui necessitate. Vi deve accompagnare, vi dovete affezionare ai personaggi, amarli, conoscerli. Dovete rimanere in loro compagnia fino a quando non faranno parte delle vostre giornate. E quando loro sarenno parte integrante dei vostri respiri, sì: proprio in quel momento Stephen King li strapperà via da voi nel mondo più violento possibile.
Da leggere.

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"Pet Sematary", Stephen King.
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martaquick Opinione inserita da martaquick    03 Gennaio, 2016
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It è IL libro

Ebbene sì, ce l'ho fatta, l'ho finito. Questo libro che volevo leggere fin da quando ero piccola ma che ho sempre tardato a iniziare l'ho letto e ringrazio di averlo fatto.
Sono state scritte moltissime recensioni per questo libro, come del resto merita e non mi ci metto anche io a raccontarvi la trama o altro, la storia è risaputa ma vi lascio le mie impressioni e sensazioni.
La mia piccola premessa è che io sono rimasta abbastanza spaventata dal film di It del 1990 che ho guardato per sbaglio insieme a mio papà (fanatico dei film horror) credo di aver avuto circa 8 o 9 anni ed è da allora che non ho più riguardato il film e tuttora mi spaventa. Quindi mi sono decisa a leggere il libro.
La mole potrebbe spaventare (1300 pagine) ma non lettori accaniti abituati alle sfide!
Quello che posso dire di It è che è uno dei libri più completi che io conosca. Non rimangono dubbi o curiosità perchè è tutto raccontato in modo tale da non lasciare i classici "buchi" che a volte non trovano spiegazione in altri libri. Le vicende sono narrate in modo scorrevole eppure sono dettagliate e sembra di essere insieme a quei ragazzini di Derry e devo dire che sì, Pennywise fa paura! Io più di una volta mi sono ritrovata con l'immagine di questo clown deforme davanti agli occhi.
I protagonisti, sia da giovani che da adulti sono davvero persone che hanno spessore, ognuno il suo carattere, le sue paure e le sue famiglie, sono divisi da etnie, religioni, modo di vivere eppure non ci sono dubbi sulla loro grande amicizia, tema su cui ruota il nostro romanzo, un amicizia forte che li lega nel loro destino. Un amicizia che è amore, e l'amore vince sempre anche su un mostro terribile come It.
Gli argomenti trattati da Stephen King sono moltissimi ed è per questo che è un libro completo ed esauriente, il bullismo subito dai protagonisti in giovane età, il dolore per la perdita di persone che si amano, i maltrattamenti subiti dalle famiglie, l'amore giovane e l'amore maturo, e molto altro. Mi è piaciuto tutto di questo romanzo è talmente ampio che non finisci mai di trovare spunti per riflessioni molto profonde. Non è un horror, è una categoria a sè!
Non ho niente da criticare a questo libro, Stephen King ha scritto un vero capolavoro. Lo consiglio a tutti.

Ps: una chicca per i fan di King: quando il padre di Mike Hanlon racconta della sua gioventù e di essere stato salvato da un uomo nell'incendio, l'uomo che lo salva si chiama Dick Halloran e gli dice di dirigersi da una parte dicendo che sa che è la parte giusta..e chi è Dick Halloran? è il Dick di Shining! colui che aiuta Danny Torrance nell'hotel Overlook! L'ho riconosciuto subito il nome e mi ha fatto piacere!

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Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    16 Giugno, 2015
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Tutto un mondo di perdenti

“It” rappresenta, com’è noto, l’opera meglio conosciuta dello scrittore americano Stephen King, forse quella di maggior successo di pubblico e di critica, un tipico romanzo indissolubilmente legato al nome del suo autore, così come, per esempio, “Lord of the rings” sta a Tolkien oppure “For whom the bell songs” sta ad Ernest Hemingway.
Ed a ragione: si tratta, infatti, di un tomo poderoso, oltre mille pagine, che racchiudono, in sintesi, tutto l’immaginario dello scrittore del Maine.
Con “It” King si sbizzarrisce, libera tutta la propria fantasia, rende reale e concreto quel di fantastico ed incantevole racchiude il suo mondo interiore, fa uso a piene mani di tutti gli stereotipi della letteratura horror di cui certa critica lo ha indicato come il campione assoluto, descrive e fa rivivere magistralmente tutte le angosciose creature che turbano l’immaginario in special modo d’adolescenti e preadolescenti.
Prendono vita nelle pagine del romanzo tutti i mostri “classici”, così come milioni di persone di tutto il mondo li hanno conosciuti, grazie alla specifica letteratura e, ancor di più, grazie ad un tipo ben preciso di cinema “minore”: rivivono, grazie a King, nella realtà dei nostri tempi, i vampiri, le mummie, i mostri della laguna nera, i ragni giganti, tutti i differenti modi di essere e di apparire, di mostrarsi e però di rendersi visibile solo agli occhi di chi desidera veramente vederlo, che assume ogni e qualsiasi babau per eccellenza. Ciascuno ha, si può dire, un mostro personale, e pertanto non sintetizzabile solo in un modo ed in un genere, ma amorfo ed intricato ad un tempo, non riconducibile ad una sola categoria, potendo assumere forme e nomi diversi, e pertanto l’insieme di questo caleidoscopico mostro è indicato con un più appropriato termine neutro, “It” appunto.
Ma “It” non è, non può essere solo, un romanzo horror: giacché King non è uno scrittore dell’horror in senso stretto, ma egli è invece, come ormai ampiamente assodato anche dalla critica più severa, un osservatore attento di un’epoca della vita che egli considera la migliore del corso dell’umana esperienza, quella più tenera e delicata, più magica e poetica, più sensibile e delicata, più fine, più tenera, più emotiva: l’età della primissima adolescenza. Guarda caso, è l’età anche più impressionabile dell’umana esistenza, e perciò l’età in cui la curiosità è particolarmente pungente, la fantasia fervida, la voglia di sapere, di conoscere, di vedere oltre le apparenze, sono fortissime, tenaci, in un’ottica non più infantile ma non ancora freddamente razionale, tipica dell’età adulta, e si cede perciò facilmente e docilmente al fascino dell’horror.
L’horror spaventa, ma affascina; l’horror terrorizza, ma incuriosisce; ed i maggiori consumatori dell’horror in tutte le sue forme sono proprio i ragazzini della prima adolescenza, perché non credono più alle favole, certo, e però credono ancora nelle storie “strane”, non sono più bambini, vero, ma nemmeno abbastanza grandi da limitarsi ad etichettare come illusorio ciò che non arrivano ancora cocciutamente a spiegare solo con la ragione.
Perciò King indirettamente scrive di horror, ma lo fa non per impaurire il lettore e come attività fine a se stessa, ma utilizza l’horror come un artifizio, come un pretesto, uno specchio riflettente che appunto riflette ben altra realtà e considerazioni.
Utilizza l’horror per parlare di valori umani, di sensazioni, di particolari stati d’animo, d’affetti, di passioni, e del suo personale convincimento che questi sentimenti raggiungano l’apice della pienezza, si realizzano compiutamente solo in un ben preciso arco temporale. Un’età della vita in cui non si è più bambini ma non si è stati ancora guastati dall’indifferenza, dall’aridità, dall’egoismo che quasi inevitabilmente si accompagnano all’età adulta.
King attraverso l’horror di cui sono abituali utilizzatori i giovani, descrive il loro mondo: elogia la prima adolescenza come l’età migliore dell’uomo, quella in cui i valori dell’amicizia, completa e disinteressata, in primo luogo, e poi anche l’amore, la solidarietà, la tolleranza, giungono ad estremi mai più toccati, e spiega come questa consapevolezza, la coscienza della graduale perdita della visione pura e cristallina attraverso questo terzo occhio che va atrofizzandosi con la crescita, è l’origine della malinconia e del rimpianto con cui l’adulto ricorda l’io adolescenziale, tanto diverso e sempre migliore dell’attuale.
King allora parla spesso di ragazzini, sono di frequente ragazzini i protagonisti dei suoi libri, da Carrie White di “Carrie” a Danny Torrance di “Shining” a Charlie McGee di “Firestarter”; sono adulti ma con la purezza, l’onestà, l’innocenza e la capacità di credere e vivere in pieno certi valori, con l’entusiasmo travolgente tipica degli adolescenti, gli Stu Redman ed i Larry Underwood di “The Stand”; sono ragazzini infantili mai arrivati all’adolescenza o arrivateci male, anche certi personaggi negativi, sfortunati, vittime loro malgrado come l’Annie Wilkes di “Misery”.
Poiché King sa scrivere bene, e poiché tutti siamo stati ragazzi, ecco uno dei motivi del suo successo: siamo stati tutti ragazzi, è vero, possiamo tutti riconoscerci in quel che King magistralmente ci fa ricordare, quei giochi e quel candore, quegli amici e quelle paure, quelle emozioni e quei rituali, quel tempo fatato, diverso certo per esperienza ed esperienza per ciascuno, e però a tutti comune per identica sensibilità, capacità di vedere le cose della vita ammantate da un alone magico, con fede cieca e vivida speranza, con una tale fantasia, una tale innocenza, un tale garbo, uno stato di grazia come mai più si ripresenterà nell’esistenza.
Perciò in “It” King in fondo parla di se stesso, parla degli amici della sua personale primissima adolescenza, parla della vita e del costume dei favolosi anni cinquanta della sana provincia americana, parla d’epoche e luoghi che conosce a menadito: e poiché oltre a conoscerla bene, sa anche ben riprodurla, ecco che si realizza compiutamente l’equazione, scrivere bene di ciò che si conosce altrettanto bene, e poi è il suo talento a rendere un capolavoro la storia banale di un mostro nascosto nelle fogne di una città.
Il giovane preadolescente è a metà di un guado, non più bambino, non ancora adulto, né carne né pesce: è perciò più fragile, non ha ancora compiutamente realizzato se stesso, non ha ancora precisa identità, meno che mai ha indipendenza, in particolare la prima e più importante, quell’economica, è pertanto debole, cagionevole, dipendente dagli estri degli adulti, dagli egoismi parentali, dalla cattiveria dei bruti, finanche dai primi sconvolgimenti ormonali, insomma i giovani della prima crescita sono, per definizione, dei perdenti.
Ed il gruppo dei sette perdenti riflette l’essenza stessa del mondo magico prediletto da King.
Il capo carismatico del gruppo è William “Bill” Denbrough, ragazzo quanto più simile allo stesso King, guarda caso anche lui da adulto diventerà uno scrittore horror.
Bill è un ragazzo sensibile, buono ed onesto, un amico come pochi: eppure la pochezza degli adulti non esita a ferire, seppure inconsapevolmente, l’animo nobile del giovane adolescente, che si vede respinto, rifiutato dai suoi stessi familiari in lutto per la perdita del piccolo di casa, senza pensare, chiusi nel proprio egoismo che in ogni caso nessun dolore giustifica, che quello stesso lutto ha effetti altrettanto spaventosamente sconvolgenti sull’animo del sensibile ragazzo, a maggior ragione trattandosi di un giovane non ancora formato.
Bill non ha, non può necessariamente avere, i meccanismi d’elaborazione ed accettazione di un lutto, pertanto la scomparsa del fratellino gli lacera l’anima, lo fa sentire ingiustamente in colpa, non è minimamente aiutato dai suoi cari nella triste e difficile, ma necessaria, opera di recupero e ricomposizione dell’affettività traumaticamente infranta. Ed il disagio del giovane si rivela nell’incespicare allorché tenta, timidamente, di violare la cortina di indifferenza ed abbandono in cui i suoi stessi cari lo hanno rinchiuso.
Bill “Tartaglia” smette di balbettare solo quando dimentica, e dimentica solo quando è pervaso da amore, l’amore puro e disinteressato, spontaneo e sincero dei suoi amici: come tutti noi, non n’avrà mai più d’amici così, in tutta la sua vita.
E quanti guasti possono fare la grettezza e l’egoismo degli adulti, lo dimostrano visivamente Ben Hanscom, Ben il ciccione, deriso dai bulli della scuola e capace di partorire versi di straordinaria poetica intensità per la ragazza per la quale spasima; e Eddy Kaspbrak, con l’eterna bomboletta di spray antiasma tra le dita.
Ambedue soffrono di patologie psicosomatiche, l’obesità per Ben e l’asma presunta d’Eddy, ma più che patologie sono esempi di quali guasti gli adulti possano produrre in nome di un malinteso senso dell’amore o di troppo amore: in realtà si tratta solo d’egoismo, d’egoistico e meschino senso di “possesso”, che induce la madre di Ben a rimpinzare il figlio di cibo anziché più impegnative attenzioni di tempo e dedizione, di cure semplici ma affettuose, d’educazione all’autonomia ed al rispetto per se stesso e gli altri, e quella d’Eddy a spacciare acqua canforata come miracoloso rimedio per una malattia esistente solo nella testa del ragazzo, in cui è stata inculcata a viva forza per rafforzarne la dipendenza materna. E soffre ingiustamente Mike Hanlon, con la sensibilità tipica degli adolescenti, per le discriminazioni di cui è vittima per il colore della sua pelle.
Reagisce invece assai argutamente e maliziosamente alla grettezza degli adulti Richie Tozier, Richie Boccaccia dalla lingua lunga e dalle battute fulminanti, beep beep Richie, in realtà giovane assai timido e sensibile che per reazione e difesa scimmiotta il mondo degli adulti, con le sue imitazioni che mettono alla berlina il loro mondo assurdo, i loro modi di dire incongruenti, stereotipati, stantii.
Quanto invece più simile agli adulti è Stan Uris, Stan l’ebreo, un piccolo ometto più che un ragazzo, non per niente è detto pure Stan L’Uomo, forse quello meno privo della magia degli adolescenti, e proprio questa mancanza sarà alla base del suo arrendersi troppo presto alla cruda evidenza della realtà: Stan non possiede compiutamente la fede cieca degli adolescenti nella magia, nel fantastico, nell’improbabile ma possibile, preferisce cedere alla freddezza del reale.
Beverly Marsh, l’unica ragazza del gruppo, è il personaggio tramite il quale si rivelano chiaramente le peggiori turpitudini del genere umano adulto: è una ragazzina fresca, vivace, in gamba, ha un mondo interiore tenero, romantico, sentimentale, una personcina pratica ed equilibrata, assai carina in ogni senso, più matura della sua età come lo sono sempre le femmine rispetto ai maschi in quell’epoca.
Questa bella anima innocente rischia di essere insozzata dalle peggiori invenzioni della razionale maturità adulta: la pedofilia, l’incesto, la violenza carnale, dalle quali scampa con l’intelligenza, la rapidità d’intuizione, l’istinto squisitamente femminile.
Beverly è il simbolo, al quale King tributa il massimo rispetto, della femminilità, con il suo candore, la sua pudicizia, la sua limpidezza ma pure con la sua saggezza, il suo coraggio, la sua forza d’animo, qualità che troppo spesso suscitano l’invidia dell’universo maschile, che ci prova quindi malignamente ad infrangerne l’incanto e la bellezza.
Una storia d’adolescenti, quindi, una storia di perdenti…che poi tanto perdenti non sono.
Perché in contrapposizione al loro mondo, c’è appunto “It”, tutto un altro universo, quello degli adulti, quello dei cosiddetti vincenti, dei maturi; un mondo assolutamente privo di tolleranza, che non esita a sbarazzarsi dei diversi, per esempio degli omosessuali, scagliandoli oltre il parapetto di un ponte.
Un mondo privo di pietas umana, se un intero paese partecipa al sanguinoso ed inutile massacro di una banda di rapinatori in fuga, sostituendosi brutalmente e selvaggiamente alla legge dell’ordine costituito.
Un mondo assolutamente privo d’amore, fratellanza, senso della comune appartenenza al genere umano, se gode del disastroso incendio di un locale nel quale sono soliti riunirsi “solo” persone di colore.
Un mondo ignobile nel quale si massacrano bambini mutilandone i corpi e si lasciano nell’abbandono sanitario e sociale i disadattati, i “cattivi” come Henry Bowers…ridendo di tutto questa con la risata sguaiata, sardonica, falsa di un clown.
Tutto questo mondo è “It”, è il condensato di quanto più negativo esiste nell’animo adulto, “It” riflette quanto d’immorale genera la maturità.
Ed il male è subdolo, ma intelligente, è pervicace e perciò ritorna ciclicamente, fa parte della storia dell’uomo fin dalla sua comparsa sul pianeta terra: il male è abile, capace, affascinante, non a caso è femmina, e perciò in grado di moltiplicare se stesso.
Allora il gruppo dei perdenti, con tutto il loro bagaglio di buoni sentimenti, è in realtà quello che prevale, a maggior ragione se conserva nella memoria quei buoni sentimenti anche nella crescita, e sa recuperarli, nel bene e nel male.
E perciò i perdenti da adulti ripetono nel male la loro adolescenza, per esempio Bev sposa un individuo meschino quanto più simile all’infido e violento padre, e Eddy ha una moglie possessiva come lo era la propria madre, ma anche e di più nel bene, sanno ritrovarsi, sanno riunirsi per far fronte comune alle avversità ed alle nefandezze della vita ciclicamente ripresentatisi, sanno fronteggiare ancora “It” pur nell’età adulta appunto recuperando i valori sinceri, autentici, basilari dell’esistenza, l’amicizia, la fratellanza, la bontà, magari anche l’incoscienza ed il coraggio di correre a perdifiato in bicicletta o in equilibrio assai instabile su uno skateboard, ed in definitiva tutto quanto di buono e genuino c’è nel loro animo, quello illibato della loro adolescenza.
E poiché “It”, come abbiamo detto, è femmina, lo contrasta efficacemente solo un’altra femmina, Beverly, è lei il vero leader, nemmeno tanto misconosciuto, dell’intero gruppo dei perdenti, è lei che, con intuito tutto femminile, risolve con un atto d’amore compiuto, totale, omnicomprensivo, l’eterna diatriba tra il bene ed il male che è il fulcro dell’intera storia.
La cui morale è che, se davvero si voglia, tutto lo splendore dell’animo adolescenziale può davvero conservarsi anche oltre quel limite temporale, può con un personale sforzo comune sorvolare ogni barriera di razza, religione, egoismo, di spazio e di tempo siderale assumendo le sembianze non più solo esclusivamente giovanili ma finanche quelle rugose e bonarie di una vecchia tartaruga.

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Stephen King, ovviamente, ma anche a chi desidera avvicinarsi per la prima volta non al Re dell'Horror, ma a un grande scrittore, uno con i controfiocchi: garantito doc!
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Wasp98 Opinione inserita da Wasp98    30 Dicembre, 2014
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Sorprendente...

Devo ammettere che questo romanzo mi ha davvero sorpreso e affascinato, facendomi avvicinare al genere horror e allo stile di Stephen King. Avevo letto di quest'autore solo "il miglio verde", che però è tutt'altra roba rispetto a "It". Ma It, in fondo chi è?, anzi che cos'è? È semplicemente paura, incubo, terrore allo stato più puro e incontaminato, sentimenti incamerati nella figura di questo mostro mutaforma che ha la sua tana nel sistema fognario di una cittadina del Main: Derry. It vive di paura e odio, elementi di cui Derry è impregnata fin nelle sue viscere. E di chi meglio dei bambini, i cui sentimenti sono amplificati dalla forza dell'immaginazione e dall'innocenza della loro tenera età, si possa nutrire It? Peccato che ad intralciare i suoi piani si sia intromessa la forza dell'amicizia che lega i 7 protagonisti della storia: sette bambini diversissimi l'uno dall'altro ma che in fondo rappresentano la spensieratezza e la forza di sognare tipiche dei bambini che tanto spaventano It. A coronare il tutto: l'amore, visto nelle sue prime manifestazioni della giovane età fino alla dura realtà del maltrattamento della donna. Sembra quasi un sogno in più atti in cui Pennywise il clown, con i suoi efferrati delitti, lo trasforma in un incubo. Eppure nell'insieme si ha una visione molto complessa del passaggio dalla fanciullezza all'età adulta perché, come scrive King nelle ultime pagine del suo capolavoro " Ma è bello[...] pensare che chi ha guardato in avanti deve anche guardare indietro e che ciascuna vita crea la propria imitazione dell'immortalità: una ruota". Poesia...

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simoneriggi92 Opinione inserita da simoneriggi92    27 Dicembre, 2014
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IL VIAGGIO

Sono state spese centinaia e centinaia di parole per descrivere il capolavoro di Stephen King nel corso degli anni.
Mettiamo subito in chiaro una cosa.
Stephen King è visto da molti come un semplice autore di racconti horror e per questo snobbato da molti .
Non ci siamo proprio!!
Fare la recensione di un romanzo tanto vasto sia nella sua mole (1315 pagine) sia, e soprattutto, per la vastità dei suoi contenuti , non è affatto semplice.
Per questo voglio non voglio addentrarmi troppo in profondità , perché ognuno di noi vive un romanzo del genere in maniera differente, sia per tematiche affrontate e sia per i luoghi in cui ,per qualche momento ci siamo immersi.

IT è un romanzo in cui King dimostra che l’aspetto horror ,seppur importante, è un elemento secondario dei suoi racconti e delle sue tematiche .
Leggendo questo libro ho sì sentito la continua angoscia dei protagonisti nel convivere con un segreto simile, con la paura di non poter fronteggiare con un male così profondo , ma ho soprattutto visto il fortissimo legame che lega i 7 bambini. Un’amicizia che sarebbe sopravvissuta negli anni contro qualsiasi attacco , contro una città come quella di Derry. che fa dell’indifferenza la sua caratteristica principale.
L’abilità dell’autore nell’introdurci nei panni dei personaggi, nelle loro emozioni , nelle descrizioni minuziose dei luoghi è incredibile. La città , i negozi e la campagne di Derry sono descritte in maniera strepitosa , difficile non immedesimarsi in una narrazione simile.
Terminato il romanzo, sento di aver giocato per qualche istante nei Barren con Bill ed Eddie.
Sento d’ esser stato a Derry con ,Stan, Eddie, Richie, Beverly, Ben e Mike e Bill. Tutti e 7 avevano qualcosa di diverso , qualcosa di speciale, ma sapevo già , ancor prima di finire il racconto , che IT avrebbe dovuto lavorare sodo per togliere di mezzo quei sette.
Ho ancora gli incubi quando sento nominare Henry Bowers, grondante di sudore e rabbioso come un pitbull , affiancato dai suoi “compari”, all’inseguimento dei poveri protagonisti.
IT non è un romanzo banale, come avrete notato non ho minimamente menzionato Pennywise , il clown, perché IT non parla soltanto della creatura che infesta le fogne di Derry .
Molti riconducono il romanzo alla figura del pagliaccio .E questo non è corretto , perché affermare ciò significherebbe sminuire quello che King ti racconta durante il viaggio.
Il clown è sia antagonista dei bambini ma soprattutto cornice di cio’ che successe a Derry molti anni prima .
Forse è nel passato che dovrai scavare .
Soltanto nel parlare ancora sui contenuti e sui messaggi riscontrati nel romanzo ci vorrebbero centinaia di pagine.
Ma fidatevi, non leggere queste romanzo ,sarebbe fare un torto a voi stessi.
Preparate lo zaino , mette dentro l’occorrente : torcia, dei sassi ed una fionda!
Si va a Derry!

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Opinione inserita da Matteo ADP10    30 Luglio, 2014

Horror

Non è un libro facile. E non è solo un libro horror. It, di Stephen King, urla. Urla tanto. Talmente tanto che forse sarebbe impossibile, per uno che vorrebbe intraprendere il mestiere di scrittore professionista, non leggerlo. Me lo immagino, tra cinquant'anni, appoggiato sullo scaffale di una biblioteca: il cartello che troneggia sulla libreria reca la scritta CLASSICI.

It è un libro che si dilunga molto, ma lo fa con un perchè. Creare atmosfera. L'atmosfera è importante. Senza atmosfera non c'è suggestione, senza suggestione non c'è magia, non c'è lettura. Perchè la lettura è magia, la scrittura è magia, e King lo sa bene. Troppo bene. Per questa ragione, alla classica storia horror che fa rabbrividire i più, decide di affiancare le storie personali di un gruppo di amici. E lo fa bene, molto bene, portandoci avanti poi di anni, quando i ragazzini che avevano affrontato sono diventati uomini e donne affaccendati, professionisti formati che si sono lasciati alle spalle i fantasmi del passato. O forse no.

Io scrivo per diletto, ma non so se l'horror possa essere il mio genere. Una cosa la so, però: questo libro ti fornisce, oltre ad una storia molto buona, oltre ad inquietudine e terrore, anche una buona base per scrivere del genere. La sensazione è che non King abbia scritto e pensato la storia a mo' di storia adolescenziale, in un modo che strizza l'occhio al romanzo di formazione(perchè di elementi riconducibili al genere in questione ce ne sono: si affrontano tematiche come l'adolescenza, si scava nella psicologia dei ragazzi, li si vede proiettati nel futuro); però King, a mio avviso, ha fatto di più: ha modellato il romanzo di formazione in horror di formazione.

Ne è uscito fuori It, mostro, spirito, incubo, chiamatelo come vi pare. Non è un romanzo facile, l'ho già scritto. Ma non è nemmeno un romanzo da perdere. Assolutamente no. Se volete il meglio di King da un punto di vista stilistico, prendete questo libro(ce ne sono altri, ma It incarna proprio le idee dello scrittore elevate al massimo).

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stella79 Opinione inserita da stella79    27 Giugno, 2014
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AMICIZIA

Una barchetta di carta scorre lungo le piogge torrenziali di Derry, un bambino felice la insegue. Poi l'incubo che si risveglia nella cittadina americana. Un incubo rappresentato dalla crudele imitazione di un clown, che acquista le forme delle paure più nascoste, più torbide ed allucinate di un'intera comunità.
IT: la Cosa, l'indefinibile, la creatura sotterranea che attira, che intesse la tela per nutrirsi non solo della carne, ma anche della mente, delle fobie, dei terrori infantili.
Eppure, nonostante il potere ancestrale della paura, una speranza: un gruppo di bambini, bambini problematici alla ricerca di una loro identità, i Perdenti, che però traggono forza dalla loro unione e dall'amicizia che li lega. Ragazzini fragili e soli, arrabbiati e allo stesso tempo sempre pronti a ridere - a ridere nonostante tutto - che diventano adulti.
Ed è questo il vero focus del romanzo: l'amicizia. La crescita. E quel che irrimediabilmente si perde dopo aver attraversato un periodo della vita.
IT "risorge" da quella perdita ma il legame non si è spezzato. Dalle nebbie del tempo ritornano i ricordi di quell'estate, quando i Perdenti erano un'identità unica seppur frammentata il tante singolarità: Bill, il leader del gruppo ma anche tormentato dai sensi di colpa per la morte del fratello; Eddie, chiuso nelle sue ipocondrie e soffocato da una madre iperprotettiva; Richie, che mostra tante maschere - le Voci - per difendersi dal mondo; Beverly, vittima del rapporto di amore-odio nei contfronti del padre; Mike, che deve fare i conti con la sua pelle scura in un periodo ed in un contesto storico difficili; Ben, che sfoga le sue ansie ed il suo senso di inadeguatezza nel cibo; ed infine Stan, il personaggio forse più fragile del gruppo, quello meno sognante, meno "bambino" e per questo più debole - il personaggio che ho amato di più e che King ha forse trascurato.
La storia si intreccia in più di 1.000 pagine che non pesano, alternando momenti di puro terrore ai ricordi di un'estate, scandagliando emozioni, ricordi, momenti di vita. Il finale, come altre volte, non è probabilmente all'altezza dell'intero romanzo, anche se le ultime pagine sono di una bellezza struggente. "I finali sono senza cuore. Un finale è una porta chiusa che nessun uomo può aprire. Quella cosa che chiamiamo lieto fine non esiste. Non ne ho mai trovato uno che fosse alla pari di "C'era una volta". I finali sono senza cuore. Finale è solo un sinonimo di addio." dice Stephen King, ed è vero.
E congedandomi da questo romanzo ho avvertito un senso di vuoto, un addio doloroso da una storia e da personaggi che non si può fare a meno di amare.

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Agli appassionati di King, delle storie del terrore e di quelle introspettive
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Fonta Opinione inserita da Fonta    13 Marzo, 2014
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IT..è dentro ogni uno di noi

It è la paura.
It è la debolezza che ci fa sembrare impotenti di fronte a tutto e tutti.
It è il tarlo che si insinua nella nostra mente diventa follia.
It è lo spavento che il pensiero crea e che l'inquietudine alimenta.
It è l'angoscia di ogni cosa nuova che la nostra mente elabora con circospezione.

It è il disagio di Ben, ragazzo parecchio sovrappeso che cerca una rivalsa sui libri. Vittima dei bulli, benvoluto dagli adulti che, a cui la sua mole e la sua intelligenza ispira simpatia.

It è il dolore ed il legame viscerale che Beverly ha nei confronti di suo padre, un uomo violento che reprime con le mani le frustrazioni della vita.

It è l'inopportuna capacità di non riflettere di Richie, imitatore e "linguaccia" tagliente, la sua parlantina e la sua spregiudicata baldanza lo mettono sempre al centro di mille guai.

It è l'ipocondria di Eddie, fin da piccolo inserito dalla madre in una cupola di vetro, fatta di fobie e malattie più o meno vere, votate a proteggere il "piccolo".

It è l'incapacità di ammettere l'esistenza di qualcosa più grande di noi, come fa Stan, che vuole vivere la vita con i piedi per terra, ma al tempo stesso adora i volatili.

It è la diversità di Mike, ragazzo di colore in una Darry "bianca", dal carattere mite ma, perennemente discriminato per una caratteristica di cui lui non può nulla.

It è la difficoltà di espressione di Bill, leader della banda dei Perdenti, balbuziente. Che riesce però a comunicare ai suoi amici la voglia di rivalsa nei confronti di It, la "Cosa" che vive sottorterra che gli ha portato via il fratellino George.

It è un romanzo che parla della nostra più intima realtà attraverso la fantasia. Affibiando le sembianze di un pagliaccio ad un terribile mostro che si ciba delle nostre paure infantili impersonate dai bambini, King entra nella nostra pscihe, tenendoci per quasi 1400 pagine incollati al libro, ansiosi di non perdersi un minuto della crescita e della lotta personale e gruppale dei personaggi.

It è questo ma, è anche molto di più.

la lettura di questo libro mi ha impegnato per un mese e mezzo e credo di aver provato molte emozioni durante questo "percorso". L'idea credo sia una delle più geniali che abbia mai letto: splendido, intrigante e con quel sottile filo di terrore e brivido che invoglia a leggere..magari con un occhio solo come a sbirciare un film pauroso.
Dall'altra parte però metto una mole troppo corposa, non che mi facciano "paura" i libri cosidetti mattoni ma, credo che King a volte si dilunghi troppo su particolari che ai fini della trama siano irrilevanti.

Resta comunque un libro che DEVE essere letto da chi ama il genere o chi vuole affrontare gli spettri di una vita fatta di molti...It.

Buona lettura

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I libri di King
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Jack_84@yahoo.it Opinione inserita da Jack_84@yahoo.it    09 Marzo, 2014
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Una storia di amore di amicizia

Per questo romanzo del Re sono stati spese fiumi di parole ed un motivo ci sarà! Non voglio indugiare sulla trama perchè anche chi non ha mai letto il romanzo la conosce, poichè la fama di questo romanzo - anche grazie al lungometraggio omonimo - non ha eguali. Voglio spendere perciò qualche parola essenzialmente su quello che questo romanzo riesce a trasmettere. Innanzitutto vorrei avvertire i lettori di non farsi assolutamente impressionare dalla mole di pagine, come feci io a suo tempo, perchè è un romanzo scritto veramente bene, con una sintassi semplice e scorrevole ed allo stesso tempo efficace.
"IT" è stato classificato come un romanzo horror: su questo punto vorrei davvero dissentire. Il mostro Pennywise infatti non è altro che un pretesto per raccontare una romantica ed infinita storia di amicizia e di amore che coinvolge i protagonisti del romanzo, che attraversa li accompagna dall'età della fanciulezza sino all'età adulta. E per quanto i protagonisti vogliano dimenticarsi l'uno dell'altra a causa dei tragici eventi che li ha uniti, la loro unione ne uscirà ancora più solida e forte.
Proprio per questo motivo la caratterizzazione dei personaggi è superlativa, la descrizione delle loro introspezioni psicologiche e delle vicissitudini che li riguardano - sia singolarmente che quando sono riuniti in gruppo - tengono sempre alta l'attenzione e non risultano mai banali.
Paradossalmente ho amato meno le parti in cui compare IT: sono poco avvezzo al genere fantasy perciò tutte quelle descrizioni artatamente create per spaventare il lettore, personalmente mi dicono poco e niente ed anzi mi infastidiscono perchè risultano confusionarie e troppo fantasiose.
Questo nulla ha tolto alla qualità del romanzo, sia chiaro, ma è come se ci trovassimo dinanzi ad un quadro di inestimabile valore incorniciato con una cornice - sì di valore - ma non all'altezza del quadro stesso. In ogni caso è un libro che consiglio vivamente a tutti, è un libro che va letto almeno una volta nella vita e magari riscoperto qualche anno dopo la prima lettura. E' talmente "pieno" che anche alla seconda lettura saprà emozionarvi e dirvi qualcosa di nuovo

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"Stand by me" di Stephen King
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90Peppe90 Opinione inserita da 90Peppe90    07 Settembre, 2013
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It's the best!

Lessi questo libro due anni fa e soltanto adesso mi rendo conto di non averlo ancora recensito. Be', ormai è stato detto tantissimo, per cui non so quanto la mia opinione possa aggiungere nuovi dettagli, il più è stato detto, ma tant'è, vorrei comunque dir la mia.
Il migliore. Il miglior romanzo di Stephen King, una delle pietre miliari della letteratura contemporanea, che va al di là della semplice etichetta "horror", come, d'altronde, King ha sempre saputo fare. Ma qui, il tutto è "ingigantito", tutto viene reso più maestoso, con una grande varietà di temi trattati: la paura, l'amicizia, l'infanzia, la crescita e la maturazione, con tutti i pregi e difetti che comporta, la morte, l'amore. Personaggi, tutti, che lasciano un segno nel lettore, ognuno di loro ha qualcosa da dire, qualcosa da trasmettere, nulla è messo lì a caso. Ogni cosa, ogni personaggio, ha il proprio scopo, la propria personalità.
Più di mille pagine, tanto che all'inizio ero un po' "intimorito", ma lo lessi (o me lo godetti, meglio) in cinque/sei giorni.
Stra-consigliato! A tutti, non soltanto gli amanti del genere, o dell'autore. Ma proprio a tutti. Emoziona, impaurisce, commuove... Eccellente.

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marlon Opinione inserita da marlon    18 Giugno, 2013
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EVERGREEN

Derry (Maine), 1957.
Uno strano clown, nascosto dentro un tombino, uccide in strada George, un bambino che giocava da solo vicino ad un marciapiede. In modo cruento. Bill, fratello maggiore della vittima, è un ragazzino balbuziente. Ha la fortuna di avere degli amici che lo sostengono nel dolore e lo accompagnano nelle avventure che solo a quell’età si possono vivere … o forse no.
Ben, Eddie, Richie, Stan, Beverly, Mike. Insieme a Bill formano una gruppo di amici ( non si può definire una banda) chiamato “ I PERDENTI”. Tutti i membri del gruppo hanno in comune strani incontri. L’ assassino di George viene avvistato in svariati posti della zona, prendendo forma delle paure dei ragazzini. C’è chi giura di aver visto un fantasma, un licantropo, un vagabondo, un mostro .. I Perdenti cominciano ad indagare ma il percorso sarà pieno di pericoli mortali. Ci sarà battaglia con una forza antichissima, IL MALE. Dovranno fronteggiare anche Henry, il bullo del paese, e la sua banda di ragazzini. VERAMENTE CRUDELI E CATTIVI. Dopo avere visto ogni tipo di nefandezza da parte dei bulli e dopo aver conosciuto IL MALE in tutte le sue forme, I PERDENTI staneranno il loro nemico sanguinario e lo sconfiggeranno. Purtroppo ignorando che si trattava solo di una battaglia …. Infatti 30 anni dopo, nel 1984 …

Non voglio aggiungere altro, questo era solo un assaggio del capolavoro di KING. A mio personalissimo parere il miglior libro dell’autore. Difficile per me definirlo solo un thriller. Un pizzico di fantasy e un po’ di “ STAND BY ME “ ( altra gemma ). L’opera ( 1300 pagine !!!) tocca molti temi. Stephen King è uno dei pochi che scava nell’animo umano e sa descrivere le emozioni e le paure. Il romanzo non è assolutamente terrorizzante, ma è una lunga avventura che si svolge in un arco di 30 anni. Da brivido sono la cattiveria e la violenza di alcuni ragazzini lasciati “ allo stato brado”. Oltre al bullismo viene rivelata anche la perfidia , la depravazione, la disperazione, la noia di questi soggetti. Addirittura l’influenza e la possessione da parte del Male nei confronti di ragazzini deboli ed afflitti. Ma come sempre ci sono anche risvolti positivi. La vera AMICIZIA non ha scadenze e non conosce il tempo. E’ comunque l’ amore e il bene che trionfano. Certo, il percorso è tortuoso ma il messaggio è chiaro. La conclusione del romanzo lascia intendere tante cose e lascia molte porte aperte …
Per i pochi che non hanno mai letto IT e per gli amanti del genere. SUPERCONSIGLIATO !!!!!

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KING
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valeceleste Opinione inserita da valeceleste    28 Marzo, 2013
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Il migliore libro di King

Secondo me il più bel libro di Stephen King. L'apparente storia dell'orrore descritta, in realtà è un'introspettiva indagine sulle relazioni umane, con se stessi e verso gli altri. La capacità di King di descrivere le paure (il fulcro del romanzo) e i sentimenti di un bambino è ammirevole. Non è questa una semplice lotta del bene contro il male ma è la lotta contro la paura, insita nell'animo umano. Il libro è lungo, c'è da dirlo, ma sul serio garantisco che è impossibile non terminarlo in due settimane massimo, tanto prende la storia e tanto è scritto con scorrevolezza. Ricorda molto un'altra opera di King, il racconto "Il corpo" (contenuto in "Stagioni diverse" e da cui è ispirato il bel film "Stand by me"). Unica pecca (ma pecca in generale di King) l'eccessiva descrizione della violenza (in particolare sugli animali), cosa che a me personalmente tocca sempre molto. Da perdere il film a episodi ispirato.

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Cry3010 Opinione inserita da Cry3010    21 Marzo, 2013
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IMPERDIBILE

Mi sento molto stupida ad aver aspettato cosi tanto tempo per leggere questo meraviglioso capolavoro. Un serie intricata di vicissitudine che ti portano lontano per cittadine, boschi, foreste, case abbandonate, in fogne che non possono esser descritte meglio. Sette vite apparentemente normali “reali” ma con un passato lungo un sogno alle spalle. Tutte le paure concentrate e incubate in un’unica cittadina del Maine: Derry. Il RE KING non poteva fare di meglio trascinando il lettore in posti sconosciuti alla ragione e alla razionalità, dove il termine “reale” viene distorto ed adattato alle menti dei personaggi.
I protagonisti sono talmente ben descritti che e impossibile non immedesimarsi nelle loro vite, non innamorarsi perdutamente anche di uno solo di loro perche quando varchi la soglia di Derry devi stare all’erta perche tutto e possibile e tutti i personaggi del libro,più o meno importanti, ti trasmettono qualcosa. E poi c’e il sentimento più forte L’AMICIZIA pura, genuina, bellissima e senza fronzoli che solo i bambini possono trasmettere. Tornare bambini può sempre essere utile anche se doloroso.
Vorrei che una mano inguantata di bianco uscisse dal libro e mi prendesse a schiaffi per aver aspettato tanto. IT e un capolavoro, va letto e riletto, non stancherà mai e la storia perfetta che la maggior parte degli scrittori non sarà mai in grado di concepire.

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Opinione inserita da SMarcos    07 Gennaio, 2013

Fantastico

A mio modo di vedere, non solo l'opera rappresenta il capolavoro assoluto di King, ma si pone come vero e proprio manifesto di quel genere di letteratura che potrebbe essere definito "horror-psicologico", in cui i personaggi non affrontano semplicemente un mostro, una creatura abominevole o comunque un'entità fisica... ma intraprendono un viaggio dentro le proprie paure più intime e nascoste, vivendo costantemente in equilibrio tra la realtà e l'incubo.

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L'ombra dello scorpione, I guardiani della notte, American Gods,
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Baba Opinione inserita da Baba    28 Agosto, 2012
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Incubo o realtà?

Che sorpresa continua King... dopo 22/11/63 ho voluto leggere quello che è considerato il suo capolavoro: la cosa che sorprende di più è lo stile e una lettura che credo sia molto impegnativa (merito della traduzione immagino.. mi piacerebbe poter leggere King in Inglese...). La storia è un'inno all'amicizia associato all'horror di invenzione (It questa creatura più incubo che realtà) ma anche all'horror di tutti i giorni: questo mi ha più colpito del libro, la capacità dell'autore di rappresentare gli incubi quotidiani che sono la realtà anche oggi (il bullismo, la violenza sulle donne, la violenza in famiglia). Certo la piacevolezza nella lettura a volte viene meno in certi dettagli narrativi ( 1000 e passa pagine sono un bel malloppo) ma consiglio vivamente questa lettura appassionante e unica nel suo genere

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LittleDorrit Opinione inserita da LittleDorrit    24 Luglio, 2012
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Quando la paura si veste da clown

It: la cosa.
Sì....c'è qualcosa che si annida nelle fogne della piccola cittadina di Derry, nel Maine. Qualcosa di antico, che viene da lontano, qualcosa di torbido che ha a che fare con la sparizione e la morte di varie persone in anni diversi. Bill è un bambino che ha perso un fratello; Georgie inseguiva una piccola barchetta di carta lungo un canale di scolo....la forte corrente la trascinava via senza rimedio finchè viene irrimediabilmente ingoiata da un tombino. Adesso riposa nei "Barren"...la fogna cittadina...e insieme a lei anche Georgie...cullato dal clown Pennywise. Perchè è lui, il mutaforma, l'incubo peggiore che un bambino può avere. It è il clown che ti sorride da lontano, è la mummia che galleggia sul fiume, è un gorgo di sangue che fuoriesce da un lavandino, è la scritta col sangue lasciata da un amico o è semplicemente.... un fantasma.
It è la paura che si annida in ognuno di noi....è quello che non vorremmo mai sapere, è l'inconscio.
Tornare dopo anni, essere adulti e scoprire che quell'antico terrore si è risvegliato e li sta sfidando, li sta chiamando ad uno ad uno....bhè...non si può accettare.
Si deve combattere e si deve vincere. Per Bill è una vendetta personale. I perdenti devono riunirsi e chiudere il cerchio definitivamente.
Questo romanzo, letto anni fa e rimasto prepotentemente nelle pieghe della mia memoria, consolida un grande King. Lettura ipnotica e travolgente, porta il lettore in una dimensione parallela dove non esiste più l'adulto che sei diventato ma solo il bambino che ha paura di attraversare il corridoio buio. Una vera e propria passeggiata nell'incubo accompagnati da un clown dal sorriso diabolico che regala palloncini colorati. Imperdibile.

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altri romanzi del re dell'horror
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Opinione inserita da Jack    21 Marzo, 2012

Capolavoro

Senza dubbio qui il re ha superato se stesso affrontando tutte le nostre paure e riuscendo a sconfiggerle, attraverso il tempo lo spazio e l'immaginazione.
Insegnandoci a non dimenticare la fantasia e sperare sempre con l'aiuto dei propri amici

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Yoshi Opinione inserita da Yoshi    23 Gennaio, 2012
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alla fine il suo messaggio era l'amicizia!

Che dire? Mooolto inquietante, pauroso e cupo dall'inizio alla fine..entri in un incubo per uscirne solo alla fine, non ti lascia praticamente respirare..ha suscitato in me vari ricordi di infanzia poco piacevoli ma e' stato un modo x affrontare anche quello.. Inoltre e' stato causa di vari incubi nel sonno irrequieto che mi ha procurato, facendomi svegliare urlando nel bel mezzo della notte!! La cosa che più mi è piaciuta è che lui parla di amicizia: quella eterna e idealizzata che è difficile trovare se non impossibile. L'ho letto in due settimane (perchè ero in ferie) e credetemi se vi dico che nonostante la scorrevolezza della scrittura si fatica dividere la realtà dall'atmosfera che evoca il libro perchè S. King lascia poco al caso e le sue descrizioni di luoghi/persone/cose/mostri sono fin troppo dettagliate.... reali oserei dire!

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    10 Novembre, 2011
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La cosa

La storia, tratta di un gruppo di ragazzini del Maine, che per sfuggire alle cattiverie di una compagnia di bulli cerca rifugio nelle fognature della città.
Sotto ai pertugi dell’apparente, tranquilla cittadina in cui abitano, vive da millenni una creatura mostruosa soprannominata “La Cosa”. La quale dopo un lungo sonno si risveglia e comincia a mietere varie vittime, la maggior parte delle volte si tratta di bambini.
Ogni sua apparizione viene intervallata da poco più di un quarto di secolo di tranquillità ed ad ogni suo risveglio si susseguono una serie di sanguinosi omicidi per arrivare al culmine con una strage.
La Cosa, appariva alle sue vittime sempre sottoforma di creature orribili come: mummie, lebbrosi, lupi mannari e tante altre creature spaventose che nell’immaginario collettivo creano ribrezzo ed orrore.
Il gruppo di ragazzini comincia a dare la caccia a questa creatura ed in seguito stringono un giuramento.
Passano gli anni ed il gruppo si scioglie, diventano adulti e per poter far carriera quasi tutti decidono di lasciare la loro città natale.
It si risveglia e così ripartono anche gli omicidi, il capo della banda dei ragazzini decide di richiamare tutti i componenti per poter sconfiggere il mostro.
Rincontrandosi scoprono anche che nessuno di loro era riuscito ad avere figli, probabilmente per colpa dei fatti che avevano segnato la loro esistenza fin dall’infanzia.
È un romanzo horror con caratteristiche fantascientifiche il tutto descritto in maniera cruda e sinistra.
I personaggi vengono rappresentati in maniera precisa e pulita e soprattutto questo temibile essere crea nella mente del lettore un’immagine veramente terrificante.

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Agli amanti del genere horror ed agli appassionati di questo scrittore
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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    26 Gennaio, 2011
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King, il genio del "brivido"...

Senza dubbio, Stephen King è l'autore che rappresenta il genio della letteratura horror, che con le sue storie sa sconvolgere, terrorizzare e avvincere il lettore dall'inizio alla fine...
Storia che fonda le sue radici negli incubi e nell'immaginario infantile, It altro non è che un mostro scoperto dai ragazzini nelle fogne, che risvegliatosi da un sonno millenario, rapisce i piccoli e li divora...
Molti anni dopo It torna alla carica, pretendendo ancora oboli di sangue, ma quei ragazzini, oramai adulti, abbandoneranno la famiglia per cercare di sconfiggerlo...
Molto bella e suggestiva la trasposizione cinematografica, che ha saputo evidenziare l'atmosfera da incubo creata dall'autore nel libro.
Terrore allo stato puro. Atmosfere da incubo, combattimenti cruenti, e un delizioso lieto fine...molto raro in storie di questo tipo...
Consigliato, sopratutto agli amanti del genere.
Saluti.
Ginseng666

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Agli amanti del genere horror..
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Frax90 Opinione inserita da Frax90    25 Gennaio, 2011
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La magia esiste

Monumento sesquipedale di King.Indubbiamente uno dei suoi romanzi meglio riusciti(non azzarderei a definirlo il migliore visto la concorrenza svolta da"l'ombra dello scorpione" e "misery"), in cui Stephen genera un ibrido di emozioni torrenziali caratterizzanti della vita di ogni ragazzino.It non è altro che la trasposizione in chiave horror del passato che ritorna ed immerge nel presente di ognuno i suoi artigli chiedendo un tributo(che può essere di sangue ma anche di ricordi dolorosi e molto amari).Di mirabile fattura l'idea della "banda dei perdenti",presenza costante di ogni generazione giovanile, simbolo di emarginazione, differenza fisica o culturale che sia e discriminazione razziale, ma ciononosatante simulacro di amicizia e lealtà tra compagni, valori che, come chiaramente viene dimostrato nell'opera,perdurano alla ruggine degli anni e non compotano le incisioni di una "mitologia del diverso". Opera arzigogolata e labirintica, "IT", richiede una lettura attenta e profonda degli eventi narratici, lettura che sprona il lettore ad utilizzare la grande totalità dei neuroni a sua disposizone, ma, oltre allo sforzo richiestogli, gli permette l'accesso ai corridoi degli sconcertanti misteri del'infanzia che sfuma in maturità.Pennywise, ormai tristemente celebre icona dell'Horror,cosa non è se non altro che la personificazione in chiave demoniaca delle nostre paure ed ossessioni? It è il vero mostro, o gli alieni non sono altro che i cittadini comuni con le loro storie di ordinaria violenza e raccapricciante perversione? Il demone a cui King ha datovita letteraria non è soltanto un'iconongrafia delle paure di ogni adolescente, rappresenta senza mistificazioni di sorta , i dubbi, le incertezze e le malsanità che ogni adulto si trascina dietro di sè per tutto il corso della vita. Il distacco è una tematica ricorente nell'opera, insieme anche alla voglia di rinnovarsi e chiudere con quello che fù.Troppo prolisso sarebbe descrivere l'opera o completare le sue innumerevoli tematiche, quindi chiudo dandovi un enorme e spassionato consiglio:"leggete questo romanzo!!!!!"

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patty81 Opinione inserita da patty81    07 Novembre, 2010
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capolavoro di king

letto vent'anni fa, nel giro di una settimana. ancora me lo ricordo.l'ho divorato, e penso che king non raggiungerà mai più i livelli che ha ragggiunto con questo romanzo.orrore, amore,amicizia, in una piccola e sordida provincia americana,dove forse il vero mostro non è it ma sono le persone che ci vivono con le loro storie di quotidiana violenza e perversione. letteralmente terrorizzante.

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narrativa horror
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Cap.harlock Opinione inserita da Cap.harlock    28 Luglio, 2010
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Lo vuoi un palloncino? :-)

It è uno dei migliori romanzi che King abbia mai scritto!
Una bellissima storia di un gruppo di ragazzini che poi si ritrovano tutti insieme da adulti, per sconfiggere il male...IT rappresenta in modo esemplare, le paure di ogni bambino!
Scritto benissimo, scorre veloce e ti prende dalla prima pagina all'ultima!
Ps. molto bello il rapporto tra i 2 fratellini...

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Per gli amanti di storie "terrificanti"!
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MissAbu Opinione inserita da MissAbu    28 Luglio, 2010
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messo alla prova

Quando arrivi all'ultima parola capisci che l'intero libro è stato la "tua prova". Sei stato messo alla prova. Ti sei riconosciuto in uno dei personaggi, ti sei commosso, hai riso, hai ricordato e hai avuto paura. Ma alla fine ce l'hai fatta: la magia (in cui naturalmente da adulto lettore razionale non credi) ti ha salvato e la paura (che hai soggiogato arrivando fino in fondo) ti ha reso un vincitore. Quando arrivi all'ultima parola capisci di aver vinto, e tuttavia sei consapevole che si tratta di un'amara vittoria: non potrai più guardarti indietro...

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leadger Opinione inserita da leadger    26 Mag, 2010
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Bello

Questo libro, l'ho letto da ragazzina.
E' il libro che mi ha fatto conoscere ed amare King.
Sarebbe riduttivo parlare solo di un libro Horror perché parla anche di amicizia, di debolezze e delle molteplici sfaccettature dell'essere umano.
Un tomo di 1300 pagine che volano via senza accorgersene.
Molto bello.

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piero70 Opinione inserita da piero70    25 Mag, 2010
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Ricordi

Questo libro ha segnato la mia adolescenza. Letto e ri-letto due (o tre? non mi ricordo) volte.
Mi sono sempre immedesimato in Ben. Il mio personaggio preferito.
IT è semplicemente la paura di vivere e di crescere. E' quello che ti àncora alla tua adolescenza e ai suoi riti sociali e non ti permette di crescere. Solo un doloroso distacco potrà permetterti di andare "oltre" e guardarti indietro con occhi sereni pensando che alla fine tu ce l'hai fatta.
Imperdibile. E chi sene frega se lo stile sia un po manchevole. Qui parliamo di sensazioni e di emozioni. Uniche.

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WalBlue Opinione inserita da WalBlue    22 Aprile, 2010
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The most

It è l'opera di una vita. Romanzi del genere solitamente sono scritti a fine carriera, perchè mai più sarà possibile, nemmeno per lo stesso autore, scrivere un romanzo simile. Un lettore colto e attento non si lascia certo ingannare dai frequenti riferimenti sessuali (che a quanto pare risultano spesso fastidiosi, nonstante si parli di semplice natura) e dal linguaggio a volte scurrile, ma osserva la sfera emotiva che King assegna ad ogni suo personaggio, dal protagonista al personaggio più inutile, rendendo le situazioni spaventosamente reali. Impossibile poi trascurare le estreme sensazioni che ogni singolo avvenimento descritto suscitano in quel lettore che non si mantiene freddo durante la lettura, bensì si lascia permeare dalle parole, lascia che lo scrittore gli parli attraverso le pagine, e riesce addirittura a immedesimarsi totalmente con i personaggi e con le loro emozioni.
Risulta inoltre disarmante notare che ogni singolo personaggio contiene un pezzo delle nostre più inconsce pulsioni, dei nostri più nascosti e negati, eppure forti e insistenti, desideri. L'animalesca ferocia di It, che però si dimostra anche capace di dubbio e di umiltà, ne è perfetto esempio.
Semplicemente, It DEVE essere letto.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    27 Novembre, 2008
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Terribile e dolcissimo

Uno dei libri più belli di Stephen King , spaventoso e commovente al tempo stesso.

"It" è semplicemente il simbolo delle nostre debolezze e delle nostre paure più nascoste. King costruisce un imponente impianto narrativo che accompagna la vita di questi ragazzi dall'adolescenza all'età adulta,e ci regala una storia bellissima sull'amicizia. Le prime 1100 pagine sono adrenalina pura le ultime 10 una meravigliosa poesia .

In questo libro King dimostra di saper scrivere racconti molto "profondi" sotto la superficie di simbolismo horror, e chi lo bollava come imbrattacarte "horror" peccava di ignoranza e superbia.

Peccato che negli ultimi 10 anni Mr King abbia esaurito la "vena narrativa" , gli ultimi libri li ho trovati veramente insulsi.

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