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It 2020-03-30 15:19:06 aislinoreilly
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    30 Marzo, 2020
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“Non si può stare attenti su uno skateboard”

IT.
Nella edizione della collana Superbestseller Paperback da me letta sono ben 1238 pagine. Una autentica infinità, a pensarci bene.
In questo caso non mi metterò a fare una breve introduzione dell’autore (l’arcinoto Stephen King) e parlare della trama mi pare superfluo. Anche il più ignorante della Terra ha sentito parlare almeno una volta del pagliaccio IT che vive nelle fogne della città di Derry e divora i bambini, no? Ecco, involontariamente l’ho fatto, questa era la trama.
Detta così sembra una cosina tutto sommato semplice, qualcosa che si potrebbe narrare in quanto, qualche centinaia di pagine? Invece ecco il nostro Stephen King che dal 1981 al 1985 ci costruisce un Mondo intero, un intreccio di vite e di vicende che ci inglobano in questa realtà terrificante ma avvincente. L’unica cosa che ci tengo a fare in questo mio commento, è parlare brevemente dei protagonisti d questa storia.
William “Bill” Denbrough è il leader del Club dei Perdenti costituito da Benjamin “Ben” Hanscom, Beverly "Bev" Marsh, Richard “Richie” Tozier, Edward “Eddie” Kaspbrak, Michael “Mike” Hanlon e Stanley “Stan” Uris. Il romanzo inizia con la morte del suo fratellino, George, che in una piovosa giornata si imbatte in IT che lo va a mutilare brutalmente, lasciandolo esanime sul ciglio della strada. La vita di Bill verrà completamente stravolta, assieme al rapporto con i propri genitori che si incrinerà definitivamente.
Ben è un bambino particolarmente sovrappeso, bullizzato e preso di mira, come anche gli altri del Club, da Henry Bowers. Molto timido e riservato, prima di incontrare gli altri componenti del gruppo non aveva molti amici e trovava conforto nel cibo e nelle costruzioni.
Bev è l’unica ragazza del gruppo, è spigliata e intraprendente e ne sono tutti (più o meno) segretamente innamorati. Proviene da una famiglia dove il padre la picchia per le più svariate motivazioni, giustificandosi che lo fa per il suo bene.
Richie è il più burlone dei 7, rinominato “boccaccia” per la sua inclinazione naturale alle risposte meno adeguate nei momenti meno opportuni. Ha una buona dose di coraggio ed è quello più incosciente di tutti.
Eddie è asmatico ed ha una madre che tende a scaricare su di lui tutti i suoi timori. Super apprensiva e ipocondriaca, Eddie è il risultato delle sue ansie, ma nel rapporto con gli altri ragazzi troverà la forza di rendersi indipendente dal rapporto soffocante con la madre.
Mike è un ragazzo dalla pelle scura in un paesello dove c’è ancora chi odia quelli che hanno un colore della pelle diverso dal bianco. È comunque forte e buono di cuore, probabilmente il personaggio più moderato di tutti dal punto di vista caratteriale.
Stan, infine, è chiamato da tutti “l’uomo”. Troppo maturo fin da piccolo, troppo poco bambino per poter tollerare i soprusi psicologici di IT senza uscirne segnato per sempre. Scettico, eccessivamente sensibile, quello che vivrà in gioventù segnerà la sua vita più profondamente degli altri.

Il destino li porterà ad affrontare IT due volte nella loro vita. La prima volta nel 1958, quando tutti i nostri protagonisti sono ancora dei bambini, la loro immaginazione sarà potente e IT ne uscirà gravemente ferito. Nel 1985 verranno chiamati a rispondere al loro giuramento, se IT avesse ricominciato la sua carneficina sarebbero tornati a Derry, ovunque fossero nel Mondo. Ecco così che comincia la resa dei conti, il capitolo finale. Ognuno di loro era fuggito da Derry appena ne aveva avuto la possibilità, tranne Mike, l’unico ad essere rimasto in città come un guardiano. È lui a richiamarli a rapporto, è lui a risvegliare in loro i loro incubi. Allontanarsi da quella città maledetta non li aveva svincolati dal loro destino e non li aveva resi liberi come credevano.

Se io potessi parlare con Stephen King avrei diverse domande da porgli, non tanto sulla trama e sul messaggio del romanzo in sé, ma sulla gestione del contenuto di quello che ha scritto.
Perché mi interrompi ogni sacrosanto momento epico con flashback, salti temporali vari, scene passate e presenti dei protagonisti in sequenza casuale? Capisco la suspence, ma ti ho odiato spesso e volentieri per questo.
Perché il protagonista quasi assoluto deve essere una sorta di autoritratto? Troppo scontato, uffa.
Scherzi a parte, perché hai fatto durare lo scontro finale per quasi metà libro e poi non mi hai nemmeno tolto la curiosità su come se la stessero passando tutti tranne praticamente Bill e la sua moglie?
Sono domande stupide, ma potete credermi che me lo sono poste davvero. Poi qui non voglio nemmeno fare spoiler e anticipare troppo, non vorrei mai rovinare il gusto della lettura a nessuno. Per scoprire i dettagli basta guardarsi il film (che io non ho ancora visto) o visitare la pagina Wikipedia dedicata.
Nonostante anche io sia stata estremamente prolissa, avrei potuto descrivere il mio gradimento di questo libro con una sola parola: Ok. Non mi ha entusiasmato perché non amo le lunghissime descrizioni minuziose e non mi ha soddisfatto il finale quasi per nulla. La battaglia è stata epica, ma alla fine IT cos’era? Era veramente un alieno? Perché il paranormale mi piace e mi intriga, ma capire che fosse un alieno venuto a Derry per cibarsi senza uno scopo predefinito mi ha lasciato insoddisfatta. Se qualcuno ha capito qualcosa più di me, non esiti a scrivermi che lo apprezzo sempre.
I personaggi sono ok, costruiti magistralmente, nulla da dire. Non mi hanno coinvolto emotivamente come in altri romanzi, forse perché non mi sono identificata in nessuno di loro in particolare, ma questo è un problema solo mio.
Per il resto c’è poco da dire, se è un bestseller ci sono sicuramente diverse motivazioni. Io sono comunque lieta di averlo finito di leggere e credo che non lo rileggerò mai nella vita. Invidio lo Stephen King del tempo perché darei qualsiasi cosa per poter scrivere come lui, ma IT è veramente troppo, troppo, troppo lungo. Questo è il suo grande difetto e non lo dico perché ce l’ho con i romanzi da 1000 pagine e oltre, ne ho letti e ne ho da leggere… È solo che in alcuni punti mi è sembrato un po’ “annacquato”, tutto qua.

Consigliato per chi ha molto tempo per leggere continuativamente, sconsigliassimo per i lettori occasionali, troppo difficile tenere il passo con le vicende. Per chi ama King è un must, per chi non lo ama troppo lo sconsiglio, gli indicherei di iniziare con “Misery” che è un’autentica bomba.

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