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Neppure il silenzio è più tuo
 
Neppure il silenzio è più tuo 2018-04-27 08:06:39 ornella donna
Voto medio 
 
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Stile 
 
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3.0
Piacevolezza 
 
4.0
ornella donna Opinione inserita da ornella donna    27 Aprile, 2018
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L'urlo del silenzio

Una delle più grandi intellettuali turche, tradotta in 20 lingue, giornalista e contestatrice, dopo il tentato golpe del 21 luglio 2016, raccoglie pensieri che mescolano racconto, memoir, articoli, sensazioni che spaziano in diverse direzioni e in diversi tempi. E così nasce il libro di Asli Erdogan, Neppure il silenzio è più tuo.

Lei finisce in carcere, gli schiaffi erratici della sua scrittura sono forti, spezza un silenzio assordante, guarda in faccia una realtà indicibile per trovare le parole che generano indignazione. La forza con cui incarna gli ideali che animano la sua lotta intellettuale la rende emblema della “resistenza femminile”.

“Ogni cosa che scriviamo è una lunga, lunghissima lettera d’addio, destinata a restare senza risposta: talvolta è indirizzata ai morti, talvolta alla vita stessa.”.

Accusata di far parte di un’organizzazione terroristica sulla cui testa pende l’ergastolo racconta che cosa significa vivere in un regime dove è soppressa ogni libertà di espressione. La sua prosa è potente, immaginifica, anche l’ambiente sembra partecipare al mondo degli uomini piangendo:

“Ai nostri crimini, alle nostre storie costruite male, inconcludenti… goccia dopo goccia si unisce la terra al lutto”.

Testimone di giorni spaventosi, di un terrore senza uguali: cadaveri, morti affiancati, giovani allineati sotto targhe di legno su cui è scritto soltanto un numero, corpi etichettati sommariamente e gettati dentro sacchi di spazzatura… Avverte il peso spaventoso delle parole sostituite alla vita, del silenzio di cui le parole si caricano. Ma la forza della letteratura è salvifica e la parola riprende vigore. La notte si chiude come un pugno gigante sulla città impietrita, prendendola tra le tenaglie di un sonno simile a un coma. Dichiara di non sapere se potrà ancora scrivere la parola pace senza provare vergogna, la ripete per difendere il suo diritto pronunciarla. Scrivere ha in parte cauterizzato le sue ferite ma in certi momenti, quando il coltello è ancora dentro,

“le ferite urlano e la scrittura latita”.

Una lettura di gran fascino.

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