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I formidabili Frank
 
I formidabili Frank 2018-06-12 08:49:47 FrancoAntonio
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    12 Giugno, 2018
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Zia Hank, la terribile!

Irving Ravetch e Harriet Frank sono stati due tra i più apprezzati sceneggiatori di Hollywood degli anni tra il ’60 e l’80. Più volte nominati per Oscar e Golden Globe, hanno vinto numerosi premi con le loro opere. Ma sono stati anche una famiglia; una famiglia complessa ed ingarbugliata che può essere sintetizzata con una delle prime frasi di questo libro di memorie: “un fratello e una sorella sposarono una sorella e un fratello. La coppia più anziana non aveva figli e quindi quella più giovane glieli prestava”.
Michael, ma per tutti Mike, è il figlio maggiore di Merona e Marty Frank, ma è stato anche “adottato” sentimentalmente dagli zii Irv e Hank (contrazione da Harriet Frank). Soprattutto zia Hankie, vulcanica, impetuosa, irruente donna in continuo movimento, in continua azione, monopolizza l’affetto di Mike cercando di trasformarlo nel figlio che lei non ha potuto avere; cercando di riservare per sé sola tutto il tempo libero che il ragazzo ha, per ricolmarlo di attenzioni, per dargli l’educazione che ritiene egli meriti, anche a costo di far sentire discriminati gli altri due figli del fratello e della cognata.
Sino all'età di otto, dieci anni, Mike è lusingato dalle attenzioni che gli vengono rivolte. È felice per la montagna di regali di enorme pregio che gli vengono fatti continuamente. Si esalta quando la zia lo porta per mercatini d’antiquariato o lo istruisce su ciò che è buono (b.) e ciò che è non buono (n.b.) quindi da evitare. Però, crescendo, comincia a percepire che questo affetto è patologico e asfissiante, opprimente. La zia è generosissima con tutti, ma la sua generosità non è disinteressata: pretende che gli altri ricambino rendendosi sempre disponibili ad ogni suo minimo richiamo, per assecondarla nei suoi capricci. Di capricci zia Hank ne ha tantissimi: dall'arredamento compulsivo della casa all'antiquariato; dalla letteratura al teatro, al cinema (mi raccomando non "ai film” che è solo il termine per definire la pellicola di celluloide!! ). Tutti rigorosamente selezionati tra b. e n.b. secondo i suoi gusti estremamente selettivi ed insindacabili. La musica classica è ottima, ma solo fino a Brahms; nella letteratura Shakespeare è obbligatorio, mentre sono b. Hemingway e Faulkner, assolutamente n.b. Roth e Zola. Per ciò che riguarda il cinema Lubitsh e De Sica sono b., Fellini (con l’esclusione delle prime opera) è n.b. L’arredamento “formale” è b. quello mo-der-no (detto così, sillabato) assolutamente no ed è meglio evitare anche chi lo sceglie, in quanto trattasi certamente di persona non affidabile.
Zia Hank è inclusiva ed esclusiva, egocentrica e competitiva con tutti. Ma soprattutto non accetta mai un no come risposta. Ogni tentativo di allentare le briglie con cui tiene vincolati parenti ed amici viene considerato una offesa mortale a lei medesima ed una palese dimostrazione di ingratitudine che la offende, deprime e contro la quale reagisce con smisurata durezza. Come comprenderà Mike molto tardi nella vita, Harriet con la sua generosità (apparente) vuole comprare l’affetto degli altri, vincolandoli alla sua volontà. La zia non ama, conquista. Se ci si oppone si viene collocati immediatamente in una lista di proscrizione che può durare anche anni o tutta la vita e che può dar luogo ad episodi di crudeltà feroce nei confronti degli esclusi che vengono spietatamente umiliati e offesi anche pubblicamente.
Proprio per questa oppressiva, ma anche affascinante, ammaliante, dinamica presenza, Mike farà estremamente fatica ad emanciparsi subendo avvilenti episodi di bullismo scolastico, crisi di sensi di colpa, malattie psicosomatiche, furenti litigate. Inutile sarà cercare supporto nei genitori, che non sanno come opporsi alla irruenza di Hank, inutile e controproducente cercare aiuto presso Irving, che è un uomo gentilissimo, spigliato, logico e di ironia sferzante, quand'è solo, ma che, quando si parla di Hank, diviene solo il marito sempre condiscendente, sempre pronto a soddisfare i capricci di lei, sempre passivo e remissivo, sempre difensore a spada tratta di ogni illogico eccesso.

L’A. con questo romanzo – che, in realtà, è una accurata biografia della vita dei Mighty Franks (i Formidabili Frank, il modo con cui Herriet definiva la sua famiglia), ma soprattutto della sua personale esistenza vicino ad Harriet jr Frank – mette a nudo il lato oscuro della famosa sceneggiatrice, ponendo in atto un’opera di esperta, ma pure impietosa dissezione autoptica del suo rapporto affettivo con la zia. In un passaggio del libro si osserva come Hank fosse riuscita a contraddire pure Tolstoj ove afferma che “Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo”: infatti la famiglia Frank era felice, ma a modo suo. Ma quella dei Frank è stata davvero felicità o solo pura apparenza volta a celare una profonda, indicibile pena?
Sotto certi aspetti l’opera può essere intesa come una lunghissima seduta psicanalitica durante la quale Mike Frank adulto maturo, “butta fuori” tutto quanto si è accumulato nel petto del Mike bambino, adolescente e giovane uomo, per liberarsi finalmente dei blocchi che ciò gli ha causato. Ma così facendo li scarica tutti sulla nostra coscienza di lettori.
Proprio per questo motivo dopo le prime divertenti pagine si comincia a sentire un crescente imbarazzo a proseguire nella lettura. Sembra quasi di osservare dal buco della serratura la vita altrui senza staccare l’occhio neppure quando compaiono scene imbarazzanti o rigorosamente private.
Io non sono mai stato amante del gossip, che trovo stucchevole e noioso. In questo caso, non di gossip si tratta, ma di una demolizione sistematica della figura pubblica di una donna che, detto per inciso, all'atto dell’uscita del romanzo era ancora in vita all'invidiabile età di oltre 100 anni e che dovrebbe tuttora essere vivente.
L’A. con uno stile impeccabile, agile e coinvolgente, ma decisamente maramaldesco (in senso proprio, vista anche l’età della “vittima”), ci porta ad odiare questa figura guidandoci per mano attraverso i patimenti da lui sofferti che ci fa sentire come nostri e contro i quali ci spinge alla ribellione. Conquista la nostra solidarietà, ottiene il nostro supporto morale, ma alla fine ci lascia con un gusto amaro in bocca. Infatti se si trattasse solo di un romanzo (di pura fantasia) sarebbe un’opera eccellente: vibrante, intrigante, coinvolgente; toccante, a volte. Ma ciò che ci viene narrato è tutto vero, forse solo un po’ romanzato, ma realmente accaduto nei tempi e nei modi descritti. Allora ci si chiede: che diritto abbiamo per andarci ad impicciare di faccende altrui e divenire giudici del comportamento di chi non ha neppure avuto l’opportunità di parlare in propria difesa?
Per tale motivo, pur trattandosi di un libro effettivamente ben scritto e interessante, non mi sono sentito di attribuirgli un voto di piacevolezza particolarmente alto.
___________________________

Una piccola postilla conclusiva da super pignolo: ad un certo punto nel romanzo, che procede in attento ordine cronologico, si incorre in un fastidioso scivolone. Cioè vengono collegate alla storia narrata circostanze sicuramente posteriori. Si dà luogo, così, ad un palese anacronismo che è irrilevante, nel contesto generale della narrazione, ma che per parecchie pagine confonde e spiazza fino ad insinuare lo spiacevole dubbio di non aver capito bene lo svolgersi della trama. A quel punto forse era meglio omettere quel riferimento o accettarne una diversa collocazione temporale! No?

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
... e apprezzato libri sul tipo di "Mammina cara" di Christina Crawford e, in genere, i memoir che scavano nella vita privata dei personaggi famosi per metterne in risalto le debolezze umane. Se già si conosce la storia professionale di I. Ravetch e H. Frank (autori di "Hud il selvaggio, "La lunga estate calda", "Cowboys", "Norma Rae", "Il buio in cima alle scale") può essere, poi, una occasione interessante per osservarli nella vita privata, con uno sguardo un po' impiccione ed indiscreto.
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