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Equilibrismo tra casa e lavoro
Da diverso tempo sono interessata a leggere di persone che mi incuriosiscono per molteplici ragioni.
A volte mi offrono spunti di crescita personale, a volte professionali, a volte si tratta di persone che sono fonte d’ispirazione, a volte rispondono ad una mera curiosità di verificare quanto della loro vita sia stato romanzato e quanto corrisponda al vero (vedi la lettura sulla vita della principessa Sissi), infine a volte mi frulla una domanda e come un magnete mi attira un libro.
Ed è questo il caso.
Quando ho deciso di leggere la biografia di Michelle Obama, la domanda che mi frullava nel cervello era : qual è lo spazio che può occupare una donna, benché determinata ad affermarsi in molteplici ambiti della vita (famiglia e lavoro così solo per citarne due: l’arte dell’equilibrismo femminile dovrebbe essere studiato come fenomeno paranormale) ma che sceglie come compagno di vita un uomo vincente, un leader in queste caso direi mondiale, cioè parliamo del presidente degli Stati Uniti e che quindi richiede di per sé attenzioni e, forse, fare un passo indietro?
In questa biografia intima la ex first lady racconta i suoi 8 anni sotto i riflettori in continua lotta per cercare di portare avanti la sua relazione con il marito (eh sì perché oltre presidente degli USA è anche marito e padre) e far crescere le figlie nella più “normalità” consentita quando vivi alla casa bianca e sei circondata da guardie del corpo.
Ecco è proprio questo aspetto che ogni tanto ho trovato fuori luogo, a tratti irritante: questa ostinazione ama ricerca della normalità che addirittura la porta ad organizzare una cena in un ristorante a New York con tanto di teatro dopo cena.. in barba a tutti i poracci che si sono trovati a non poter percorrere intere zone della grande mela per ore..
Un aspetto invece che ho trovato interessante è quello in cui descrive la sua ascesa: nata e cresciuta in una realtà povera di periferia a Chicago, è riuscita a tirarsi fuori e studiare in alcuni degli istituiti più importanti al mondo (Harvard) e lavorare come avvocato in uno studio famoso e rinomato.
Interessante lo spaccato di vita che fornisce che conosco sempre troppo poco: come si viveva nella periferia degli anni 80 in un contesto che, ahimè ancora adesso presta decisamente troppa attenzione al colore della pelle e non al valore della persona.
Last but not least: pochi riferimenti alla politica, argomento che ritengo decisamente noioso e di cui sono ignorante, ma una sorta di mémoire intimo che ne rende la lettura piacevole.





























