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Monsieur Proust
 
Monsieur Proust 2022-08-24 15:34:41 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    24 Agosto, 2022
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Lui ha riempito la mia vita

“ Bisogna averlo visto notte dopo notte, in quegli otto anni, per misurare realmente tutta la passione da cui era posseduto per i suoi personaggi e per la sua opera, e che finì per consumarlo.
Ci si domanda quando nella sua testa la giostra si sia fermata. Soltanto dopo, nel corso degli anni, ho capito che non si allontanava mai dal sentiero del suo libro. E se dico “il suo libro”, al singolare, è perché aveva sempre in mente la totalità dell’opera”.

Scoprire in poco più di tre mesi la grandezza di un’opera - che è indiscutibilmente uno dei pilastri portanti della letteratura mondiale - e la straordinarietà dell’uomo che l’ha scritta, è una delle esperienze più coinvolgenti che un lettore possa vivere.
Leggere i primi due volumi della Recherche du temps perdu e insieme la testimonianza autentica che la governante di Proust, Céleste Albaret, ci ha lasciato dello scrittore è qualcosa di unico ed emotivamente toccante.

Per quanto possano essere interessanti i saggi, gli scritti e gli studi di famosi accademici sulla grandiosa opera di Marcel Proust, niente si è rivelato essere più coinvolgente della testimonianza di chi è stato vicino a Proust, negli ultimi otto anni decisivi della sua vita, ne ha condiviso gioie e dolori, i ritmi di vita rovesciati.
“…è la sola persona a capire quello che io voglio ancor prima che abbia parlato. Conosce le mie abitudini, le mie carte. (…) se andasse via, non potrei più continuare a lavorare”.

“La mia Céleste”: indispensabile angelo custode, una sorta di seconda madre, senza la quale, possiamo ben dire, non avremmo potuto oggi noi leggere tutta la Recherche nella sua completezza. Proust era malato di asma dalla giovinezza, aveva bisogno di cure, non poteva condurre lo stesso stile di vita di una persona normale: prima di condannarsi ad una esistenza da recluso, usciva di sera tardi e dormiva di giorno. Céleste attendeva vigile il suo ritorno e capiva dall’espressione del volto di lui prima che parlasse, se la serata fosse stata all’altezza delle aspettative o solo una perdita di tempo: nel secondo caso si sarebbe trattato di un verso disastro, perché, incalzante la malattia, il tempo a disposizione per completare la sua opera andava stringendosi sempre più.
Marcel non faceva altro che ripeterselo di fronte a lei. Quasi sempre andavano a dormire in tarda mattinata, poiché lui desiderava raccontarle della sua serata e lei non desiderava altro che bearsi delle sue parole.
Le serate, gli incontri che si concedeva, ricorda la Albaret, avevano il solo scopo di servire alla sua Recherche: studiare i vari personaggi, i loro vizi o le loro virtù, addirittura un particolare di un abito, l’effetto di un fraseggio musicale avrebbero arricchito di autenticità la sua opera.

Una vita donata alla letteratura.

Proust si è letteralmente consumato su un letto, in una stanza gelida di rue Hamelin, ricorrendo solo a boule e a maglioni, animato da un unico scopo: mettere la parola fine all’ultima pagina della sua opera monumentale.
Tutto per la Recherche, ogni sacrificio, ogni respiro.
Non a caso, alcuni suoi amici o conoscenti si sono ritrovati nella Recherche. Il je non è altro che Proust e i suoi genitori, la zia Léonie sono i genitori, la zia, la nonna di Proust. Combray, Balbec hanno corrispondenze in Illiers, Dieppe e cabourg, ossia nei luoghi in cui lo scrittore è vissuto. Attraverso il libro “Monsieur Proust” abbiamo la conferma di quanto l’infanzia e la giovinezza siano stati determinanti per lui in quanto uomo e anche per l’opera.

Sono luoghi in cui non è mai più tornato, poiché :”i paradisi perduti, Céleste, li ritroviamo solo in noi stessi”.

“La mia vita accanto a lui non l’ho mai considerata nè un mestiere nè una servitù. Né lui, d’altra parte, mi trattava come una domestica. Probabilmente perchè aveva subito capito che ero affascinata e che sarei rimasta di mia spontanea volontà, per questo, credo,volle tenermi con sé e si creò tra noi quella meravigliosa intesa”.

Céleste era una donna semplice, senza cultura, ma era molto intelligente e dalla sensibilità spiccata. Quando conobbe Proust, lei lo ricorda nel libro come se ce lo avesse ancora davanti “questo gran signore”, lui era già famoso per alcuni suoi scritti, ma non era ancora all’apice della fama.

La pubblicazione di questo libro è stata dettata da una necessità ben precisa che la Albaret ricorda con insistenza: fare luce su di lui, perchè anche le persone che hanno conosciuto Proust hanno alterato qualcosa della sua vita, ci sono stati pettegolezzi, realtà deformate e lei si è sentita in dovere di rispettare la memoria di lui e soprattutto la verità.

Interessante leggere delle vicende del manoscritto rifiutato da Gide che fece poi ampia e circostanziale ammenda, la vittoria del Goncourt dopo la pubblicazione del secondo volume, le amicizie vere, quelle fittizie, le descrizioni della camera di Proust, la riservatezza e il pudore dello scrittore, i pensieri che condivise con Céleste.

Ogni pagina trasuda un’ammirazione che non si è spenta neppure dopo la sua morte.
In rete ci sono interessanti interviste rilasciate dalla Albaret per la tv francese all’indomani della pubblicazione della sua testimonianza, confluita nel libro (scritto da George Belmont) per i tipi di Robert Laffont, per noi pubblicato dalla casa editrice SE, nel 2004.

“Lui ha riempito la mia vita” , sono parole dette da lei in una delle interviste che ho reperito in rete.

Una donna straordinaria per uno scrittore impareggiabile.



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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Per chi vuole conoscere meglio la vita di Proust attraverso un libro piacevole e toccante
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Commenti

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Anch'io l'ho trovato un libro bellissimo, imperdibile per chi è interessato all'opera di Proust.
Quando la vita e l'opera sono una cosa sola, e non per modo di dire. Anche se suona come una frase fatta, Proust è davvero unico nella storia della letteratura. E' davvero dura, Marianna, ripartire con altri autori dopo aver letto la "Recherche"!
Emilio e Giulio, grazie mille per la vostra presenza e i vostri commenti.
Tramite la Albaret ho potuto conoscere certi particolari del grande autore che me lo hanno reso caro, già lo amavo dopo aver letto il primo volume della Recherche. A distanza di settimane penso ancora a Proust e alla Albaret, credo che siano state le letture più intense di quest’anno. Ogni volta che trovò una posizione scomoda per scrivere, ripenso a Proust avvolto dai maglioni e da sorretto da cuscini che scriveva scriveva scriveva anche quando era ormai alla fine dei suoi giorni, consunto dalla sua stessa opera!
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