Saggistica Storia e biografie Monsieur Proust
 

Monsieur Proust Monsieur Proust

Monsieur Proust

Saggistica


Quando Marcel Proust mori, già celebre nel mondo, nel 1922, molti si precipitarono da colei ch'egli chiamava la sua "cara Céleste ", per ottenerne la testimonianza, i ricordi. Molti sapevano che solo lei (per essergli vissuta accanto negli otto decisivi anni della sua esistenza) deteneva verità essenziali sulla persona, sul passato, sugli amori, sullo sguardo sul mondo, sul pensiero, sull'opera di quel grande, geniale infermo. Céleste era il testimone principe, il centro di tutto. Ma per cinquant'anni rifiutò di parlare. La sua vita, diceva, se n'era andata con Monsieur Proust. Solo a ottantadue anni Céleste Albaret decise di concedere una lunga conversazione, raccolta nel libro, a Georges Belmont.



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Monsieur Proust 2022-10-12 19:28:39 siti
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siti Opinione inserita da siti    12 Ottobre, 2022
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Cara Céleste

Tutta la memoria di un'esistenza speciale è stata per anni custodita gelosamente da Céleste Albaret che solo prima della sua morte, a distanza di mezzo secolo dai fatti evocati, ha concesso una lunga intervista, settanta ore di conversazione, riversate poi da Georges Belmont in questa testimonianza apparsa per la prima volta nel 1973. Céleste è stata la custode dell'antico e tramontato mondo fissato nella sua decadente agonia, quello stesso universo aristocratico che l'opera di Proust ha voluto rappresentare. Céleste ha conosciuto tutto ciò che uno stuolo di ammiratori, di critici, di esegeti o, al contrario, di semplici curiosi avrebbe sempre voluto sapere. Era la sua governante e soprattutto una persona a lui molto cara, trascinata in un'esistenza eccezionale e fuori misura, bizzarra e perfino eccentrica, funzionale però al genio creativo che in Proust ha significato essenzialmente studio, osservazione, isolamento, recupero mnemonico, sarebbe più opportuno dire, in fin dei conti, Recherche. Céleste ha avuto il pudore necessario, quando si rispetta profondamente una persona, di tacere mentre tutti parlavano e costruivano il mito di Proust, fatto tutto accessorio del resto, vista la fama raggiunta in vita. La curiosità intorno alla sua esistenza ribaltata, secretata, centellinata a pochi intimi ha sicuramente contribuito ad alimentare false testimonianze, leggende e vere e proprie falsità ad opera di chi, dopo la sua morte ha voluto recuperare quel tenue filo che in vita lo aveva, in un modo o nell'altro, tenuto impercettibilmente legato a Proust. Questa testimonianza è nata quindi dall'esigenza di restituire un'immagine più veritiera del mito, più umana, più aderente alla realtà.

È una lettura incantevole per chi conosce l'opera proustiana, ma anche per chi vorrebbe approcciarla, anzi in questo caso sarebbe propedeutica più di qualsiasi guida alla lettura, capace com'è di testimoniare l'uomo Proust e lo scrittore, distinguendo bene le due entità senza correre il rischio di leggere il suo capolavoro come un mero recupero autobiografico. Proust è ricerca, Proust è anelito all'eternità, Proust è il tentativo di superare il concetto di tempo quale dimensione fisica per ristabilire il primato della percezione individuale delle categorie spazio temporali. Lo consiglio a tutti.

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Proust, o vuole leggerlo.
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Monsieur Proust 2022-08-24 15:34:41 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    24 Agosto, 2022
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Lui ha riempito la mia vita

“ Bisogna averlo visto notte dopo notte, in quegli otto anni, per misurare realmente tutta la passione da cui era posseduto per i suoi personaggi e per la sua opera, e che finì per consumarlo.
Ci si domanda quando nella sua testa la giostra si sia fermata. Soltanto dopo, nel corso degli anni, ho capito che non si allontanava mai dal sentiero del suo libro. E se dico “il suo libro”, al singolare, è perché aveva sempre in mente la totalità dell’opera”.

Scoprire in poco più di tre mesi la grandezza di un’opera - che è indiscutibilmente uno dei pilastri portanti della letteratura mondiale - e la straordinarietà dell’uomo che l’ha scritta, è una delle esperienze più coinvolgenti che un lettore possa vivere.
Leggere i primi due volumi della Recherche du temps perdu e insieme la testimonianza autentica che la governante di Proust, Céleste Albaret, ci ha lasciato dello scrittore è qualcosa di unico ed emotivamente toccante.

Per quanto possano essere interessanti i saggi, gli scritti e gli studi di famosi accademici sulla grandiosa opera di Marcel Proust, niente si è rivelato essere più coinvolgente della testimonianza di chi è stato vicino a Proust, negli ultimi otto anni decisivi della sua vita, ne ha condiviso gioie e dolori, i ritmi di vita rovesciati.
“…è la sola persona a capire quello che io voglio ancor prima che abbia parlato. Conosce le mie abitudini, le mie carte. (…) se andasse via, non potrei più continuare a lavorare”.

“La mia Céleste”: indispensabile angelo custode, una sorta di seconda madre, senza la quale, possiamo ben dire, non avremmo potuto oggi noi leggere tutta la Recherche nella sua completezza. Proust era malato di asma dalla giovinezza, aveva bisogno di cure, non poteva condurre lo stesso stile di vita di una persona normale: prima di condannarsi ad una esistenza da recluso, usciva di sera tardi e dormiva di giorno. Céleste attendeva vigile il suo ritorno e capiva dall’espressione del volto di lui prima che parlasse, se la serata fosse stata all’altezza delle aspettative o solo una perdita di tempo: nel secondo caso si sarebbe trattato di un verso disastro, perché, incalzante la malattia, il tempo a disposizione per completare la sua opera andava stringendosi sempre più.
Marcel non faceva altro che ripeterselo di fronte a lei. Quasi sempre andavano a dormire in tarda mattinata, poiché lui desiderava raccontarle della sua serata e lei non desiderava altro che bearsi delle sue parole.
Le serate, gli incontri che si concedeva, ricorda la Albaret, avevano il solo scopo di servire alla sua Recherche: studiare i vari personaggi, i loro vizi o le loro virtù, addirittura un particolare di un abito, l’effetto di un fraseggio musicale avrebbero arricchito di autenticità la sua opera.

Una vita donata alla letteratura.

Proust si è letteralmente consumato su un letto, in una stanza gelida di rue Hamelin, ricorrendo solo a boule e a maglioni, animato da un unico scopo: mettere la parola fine all’ultima pagina della sua opera monumentale.
Tutto per la Recherche, ogni sacrificio, ogni respiro.
Non a caso, alcuni suoi amici o conoscenti si sono ritrovati nella Recherche. Il je non è altro che Proust e i suoi genitori, la zia Léonie sono i genitori, la zia, la nonna di Proust. Combray, Balbec hanno corrispondenze in Illiers, Dieppe e cabourg, ossia nei luoghi in cui lo scrittore è vissuto. Attraverso il libro “Monsieur Proust” abbiamo la conferma di quanto l’infanzia e la giovinezza siano stati determinanti per lui in quanto uomo e anche per l’opera.

Sono luoghi in cui non è mai più tornato, poiché :”i paradisi perduti, Céleste, li ritroviamo solo in noi stessi”.

“La mia vita accanto a lui non l’ho mai considerata nè un mestiere nè una servitù. Né lui, d’altra parte, mi trattava come una domestica. Probabilmente perchè aveva subito capito che ero affascinata e che sarei rimasta di mia spontanea volontà, per questo, credo,volle tenermi con sé e si creò tra noi quella meravigliosa intesa”.

Céleste era una donna semplice, senza cultura, ma era molto intelligente e dalla sensibilità spiccata. Quando conobbe Proust, lei lo ricorda nel libro come se ce lo avesse ancora davanti “questo gran signore”, lui era già famoso per alcuni suoi scritti, ma non era ancora all’apice della fama.

La pubblicazione di questo libro è stata dettata da una necessità ben precisa che la Albaret ricorda con insistenza: fare luce su di lui, perchè anche le persone che hanno conosciuto Proust hanno alterato qualcosa della sua vita, ci sono stati pettegolezzi, realtà deformate e lei si è sentita in dovere di rispettare la memoria di lui e soprattutto la verità.

Interessante leggere delle vicende del manoscritto rifiutato da Gide che fece poi ampia e circostanziale ammenda, la vittoria del Goncourt dopo la pubblicazione del secondo volume, le amicizie vere, quelle fittizie, le descrizioni della camera di Proust, la riservatezza e il pudore dello scrittore, i pensieri che condivise con Céleste.

Ogni pagina trasuda un’ammirazione che non si è spenta neppure dopo la sua morte.
In rete ci sono interessanti interviste rilasciate dalla Albaret per la tv francese all’indomani della pubblicazione della sua testimonianza, confluita nel libro (scritto da George Belmont) per i tipi di Robert Laffont, per noi pubblicato dalla casa editrice SE, nel 2004.

“Lui ha riempito la mia vita” , sono parole dette da lei in una delle interviste che ho reperito in rete.

Una donna straordinaria per uno scrittore impareggiabile.



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Per chi vuole conoscere meglio la vita di Proust attraverso un libro piacevole e toccante
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Monsieur Proust 2017-01-02 05:59:34 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    02 Gennaio, 2017
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Proust privato

Per chi ha qualche interesse verso l'opera di Proust, questo libro è imperdibile, oltre ad essere un testo affascinante e bellissimo in sé.
Ceeste Albaret è stata per anni la governante dello scrittore, giorno e notte, una presenza costante; la donna che raccolse confidenze e su cui posò l'ultimo sguardo.

"Monsieur Proust" è un resoconto, pur tratteggiato con molto rispetto e grande discrezione, meticoloso e preciso della dimensione privata e quotidiana del grande Autore francese, sempre impegnato nella costruzione della propria poderosa opera, "ora vicinissimo per la sua bontà e delicatezza, ora lontanissimo nel riflesso del suo pensiero".
Nella sua camera nessuna luce entrava, nessun rumore : "gli occorreva quel silenzio per udire solo le voci che voleva udire, quelle che sono nei suoi libri"; doveva "mettersi al di fuori del tempo per ritrovarlo".
Celeste lo ricorda sempre gentilissimo, con la sua voce dolce, calda e virile : "aveva la suprema eleganza di essere quello che era, semplicemente".
La malattia poteva servigli per sottrarsi agl'inviti, alla mondanità. Usciva pochissimo, quasi esclusivamente per verificare qualcosa che intendeva descrivere, rappresentare letterariamente. Si trattava essenzialmente di ricevimenti serali in lussuose dimore: "c'era un mondo che aveva conosciuto, tutta una società e un modo di vivere che si sgretolavano (...). Lui l'aveva capito".
Lei era sempre lì ad attenderlo: "Non m'importava di vivere nella notte. Quando rincasava era, per me, come la gaiezza del giorno nascente". D'altronde, la notte era per Proust anche il momento preferito per scrivere, per evocare il 'tempo perduto' : "i ricordi, per lui, non erano mai cose morte: al contrario, erano sempre la sua esaltazione, per non dire la sua gioia".

Nonostante l'ammirazione assoluta che Celeste aveva per lo scrittore, questo libro non ha nulla di agiografico, meno che mai vi alberga il sentimentalismo. L'obiettivo dell'opera è sfatare le dicerie e smentire le falsità che cominciavano a circolare sul celebre letterato.
Dietro alle rimembranze di Madame Albaret, si percepisce la bella anima di una donna speciale, con una dignità e un'integrità rare.
Monsieur Proust aveva ben capito che si trattava di una presenza semplicemente insostituibile.

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