Saggistica Arte e Spettacolo G. Vi racconto Gaber
 

G. Vi racconto Gaber G. Vi racconto Gaber

G. Vi racconto Gaber

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La presentazione e le recensioni di "G. Vi racconto Gaber", opera di Sandro Luporini edita da Mondadori. Questo libro è un evento. Una storia che aspettavamo ci venisse raccontata. Un tuffo in un mondo che suscita nostalgia anche in chi non l'ha vissuto. A dieci anni dalla scomparsa di Giorgio Gaber, il suo storico coautore e amico Sandro Luporini rompe l'ormai leggendario riserbo, e dal suo inviolabile rifugio viareggino apre le porte su uno dei più straordinari sodalizi artistici degli ultimi decenni. Svelando un tesoro di cui è il più autorevole custode. Racconta le discussioni, le idee, i dubbi, le storie, qualche volta le coincidenze che hanno dato origine ai loro capolavori: cosa intendevano veramente in certe canzoni troppo spesso fraintese, da dove è nata la battuta "quasi quasi mi faccio uno shampoo", o che "...volevamo dire 'libertà è spazio di incidenza', ma anche senza essere musicisti si capisce bene che una roba così non si poteva proprio cantare". Ma anche i particolari di un uomo fuori dall'ordinario, ironico e curioso di tutto, che lavorava anche quando sembrava fare altro e andava al mare con le Clark. Il bel pretesto narrativo è l'incontro tra Luporini e un ragazzo giovane, attento e appassionato che non ha avuto la fortuna di conoscere il Signor G e la sua epoca. Il risultato è puro Gaber: intelligenza, ironia, e una profondità che appena rischia di diventare pesantezza ha uno scarto, un guizzo, e ritorna meravigliosamente leggera. G. è quanto di più vero e definitivo si potesse scrivere su Giorgio Gaber. Sandro Luporini riesce nel miracolo di restituirci quello stile, quel gusto, quel modo di vedere le cose che ci ha tanto affascinato, e di cui tanto sentivamo la mancanza.

Sandro Luporini, autore e pittore, nasce a Viareggio il 12 luglio 1930. Studente all'università di Pisa, nel 1953 abbandona gli studi di Ingegneria per dedicarsi alla pittura e si trasferisce a Roma. Nel 1956 è a Milano e partecipa a varie mostre assieme ai pittori della Galleria Bergamini, prendendo parte agli eventi del realismo esistenziale, per poi legarsi più tardi al gruppo della Metacosa. Sempre a Milano, agli inizi degli anni Sessanta, conosce Gaber e tra i due nasce subito un'amicizia, che sfocia presto in un sodalizio artistico interrotto solo nel 2003 con la morte di Giorgio. La loro collaborazione porta alla nascita del genere Teatro Canzone. Tra i loro più importanti spettacoli: "Il signor G", "Far finta di essere sani", "Libertà obbligatoria", "Polli di allevamento", "Anni affollati", "Il Grigio", "Il caso di Alessandro e Maria" e "Il dio bambino".

Biografia di Giorgio Gaber


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G. Vi racconto Gaber 2013-04-17 15:48:32 LuigiDeRosa
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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    17 Aprile, 2013
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C'è solo la strada su cui puoi contare

"C'è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l'unica salvezza.
C'è solo la voglia e il bisogno di uscire
di esporsi nella strada nella piazza.
Perchè il giudizio universale
non passa per le case
in casa non si sentono le trombe
in casa ti allontani dalla vita
dalla lotta,dal dolore,dalle bombe.

Si trascorre la vita a porsi domande alle quali assai di rado è possibile dare risposte esaustive, come ricorda Sandro Luporini a Lorenzo, lo studente milanese che lo intervista per la sua tesi di laurea su Gaber. Leggendo questo saggio diventiamo un po tutti Lorenzo,
seduti in cerchio , fingiamo di stare in spiaggia a Viareggio, magari d'inverno con un tiepido sole a scaldarci e senza la sciatteria dei bagnanti estivi, ascoltiamo un poeta del pennello raccontare di un poeta dell'Incidenza, i primi accordi, il primo incontro con quello che diventerà l'amico e il collega di lavoro della vita, i primi concerti e soprattutto il Teatro. Quando leggiamo "G" riscopriamo anche la storia del nostro paese, quella degli ultimi trent'anni, dal boom economico agli anni di piombo fino alla Seconda Repubblica, come se ne avessimo avuta una degna di chiamarsi Prima ! Lo stile è semplice , la narrazione fluida, il contenuto di questo libro è denso e corposo, come un vino d'annata da centellinare sul palato, per gustarne tutto il "bouquet", direbbe il "sommelier" Andrea Scanzi che di Poeti cantanti se ne intende.
La lettura ti prende , ti coinvolge, ogni tanto ti viene istintivo fermarti, lasciare cadere il segnalibro fra le pagine, googlare la canzone della quale Luporini ti spiega il significato , la ragione , l'idea che c'era dietro, per ascoltarla, interpretata da lui: capelli lunghi, sguardo intenso ,che tradisce una continua irrefrenabile voglia di capire , di conoscere, di condividere un pensiero per sempre "disallineato". Vi dicevo all'inizio del post delle "Domande", quelle con la d maiuscola,che ci poniamo sulla Libertà,sull'Amore, sul Futuro,sulla Pazzia,sull'Impegno sociale, ebbene le risposte il poeta non le può dare, quelle le dobbiamo sudare ognuno di noi per la parte che ci è concessa in questo Teatro chiamato vita , personaggi tutti in cerca di un autore, ma alla fine Loporini e Gaber una risposta la danno, in "C'è solo la strada" , essi rispondono che è "a lottare che non bisogna mai rinunciare", non nelle case , ma nella strada, nelle piazze si aspetta il Giudizio Universale,
in casa, nel proprio orticello ti allontani dalla vita. Dunque "anche per oggi non si vola", ma ci riproveremo domani e domani ancora, "c'è sempre qualche cosa che sfugge/ alla ragione del presente/persino lo sfacelo generale/magari è solo un giusto ammonimento/e non la fine irreversibile e totale./Al termine del mondo per fortuna/le strade sono sempre più di una.

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