I fisici I fisici

I fisici

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Scritta nel 1962 e ambientata nel salotto di una sofisticata clinica elvetica per malattie mentali, questa commedia in due atti viene condotta con le armi della farsa e di un grottesco tinto di cabarettismo. Durrenmatt vi affronta, attraverso un continuo capovolgimento dell'azione scenica, rivelazioni e sempre nuovi personaggi, il tema epocale della responsabilità dello scienziato di fronte al genere umano. Formalmente "giallo poliziesco" con tanto di cadaveri e poliziotti - solidi poliziotti svizzeri che puzzano di vino e tabacco - sul palcoscenico, la pièce è di fatto una sapiente metafora della nostra condizione nell'èra nucleare.Muovendo infatti dalla considerazione che "un dramma che tratti di fisici deve essere paradossale", Durrenmatt avverte che se "il contenuto della fisica riguarda solo i fisici, i suoi effetti riguardano tutti", ma "ciò che riguarda tutti può essere può essere risolto solo da tutti". In questa pièce dagli incalzanti sovvertimenti "siamo sempre ad un passo da Hitchcock", notava Ladislao Mittner, siamo cioè nell'inquietante condizione di chi non sa sino alla fine da che parte stia la verità.



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I fisici 2018-05-24 12:28:37 siti
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siti Opinione inserita da siti    24 Mag, 2018
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A teatro

Nel salotto di una villa che ospita un sanatorio privato per malati mentali, in un luogo ameno, a riflettere l’agiatezza economica e della proprietaria, unica erede di un’immensa fortuna, e dei suoi illustri ospiti, c’è la polizia. A distanza di tre mesi è stato compiuto l’ennesimo omicidio, ancora una volta vittima è una giovane infermiera e assassino un paziente, uno dei tre che ancora vivono nell’ala vecchia del manicomio, sapientemente fatti convivere per comunanza di professione: sono fisici. Colui che ha appena ammazzato si crede Einstein, lo ha preceduto poco tempo prima chi reputa se stesso Newton e che ora, impunito in virtù della sua pazzia, è in scena col commissario; lo intrattiene argomentando sulla sua sanità mentale e asserendo di essere in realtà lui il vero Einstein e di fingersi Newton per non recare dispiacere al compagno.
Infine appare Möbius, entra in scena per ricevere la visita dell’ex moglie che con i suoi tre figli, ormai adolescenti, essendosi risposata con un missionario e volendo seguirlo in missione, è lì per far conoscere il padre ai figli. Ciò è pretesto per svelare anche la storia di questo giovane fisico che era ritenuto geniale e molto promettente nel suo campo fino a quando non iniziò a riferire di essere in contatto col re Salomone, di parlarci e di seguire i suoi consigli. Inizialmente appare come molto assennato e capace di comprendere le intenzioni della ex moglie ma al momento del congedo usa le sue eccezionali doti di fingersi pazzo- quelle che gli hanno permesso sì lunga dimora in manicomio- e ritorna nelle sue vesti permettendo con lo strappo generato dal comportamento pazzoide, un congedo più facile ai suoi. A questo punto tutto si fa molto interessante: realtà e finzione, pazzia e sanità mentale, scienza e coscienza e un terzo omicidio.
Dürrenmatt gestisce così le tematiche a lui più care: l’impossibilità della giustizia di essere funzionale a se stessa, riflettendo il caos insito nella Natura, l’ordine sovvertito -qui ben rappresentato dal sottile confine tra pazzia e “normalità- per volontà di un potere che ambisce al potere, in stretta contrapposizione al necessario rigore logico della fisica, infine il dissidio dell’uomo contro le sovrastrutture che lo inquadrano, lo inglobano e lo sfruttano minando la sua libertà.
Testo godibilissimo di cui non si può svelare di più, attenterei al filone giallo/ poliziesco che gli sta alla base e che vorrei avere la fortuna di vedere rappresentato perché è giocato su una serie di disvelamenti che lo rendono molto dinamico allontanandolo da quell’aura tragica che ne rappresenta invece l’essenza.
Il testo è inoltre supportato da 21 punti su “I fisici” che chiariscono in modo sintetico e brillante i capisaldi di un linguaggio drammaturgico giocato sul grottesco e il paradossale in un sovvertimento della realtà, necessario per rivelarla allo spettatore senza perciò obbligarlo ad affrontarla e tanto meno a risolverla. Pirandelliano, quasi…

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