La locandiera La locandiera

La locandiera

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La semplice e coerente struttura drammatica; la salace, e insieme critica, contrapposizione tra le "aristocratiche" idiosincrasie degli ospiti della locanda e i domestici affetti degli "umili" ceti mercantili; il continuo oscillare tra il polo della "passione" e quello della "finzione"; questi gli elementi che costituiscono il formidabile milieu in cui si staglia, affascinante e senza tempo, il personaggio della locandiera. Ma più che come un "elogio di Mirandolina" - intesa come eterno femminino -, la più fortunata delle commedie goldoniane andrebbe letta come "l'apologo di una rivalutazione della donna e del suo lucido uso, a sufficienza spietato, dell'intelligenza come strumento di affermazione sociale".



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La locandiera 2021-02-15 18:20:24 Cathy
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Cathy Opinione inserita da Cathy    15 Febbraio, 2021
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Il mondo di Mirandolina

Composta nel 1753, considerata all’unanimità uno dei capolavori di Goldoni, "La locandiera" deve buona parte del successo e del fascino intatti ancora oggi alla sua protagonista, “la locandiera”, appunto, la seducente, vivace, civettuola, intelligente Mirandolina, frizzante e brillante come la commedia stessa. Se la locanda fiorentina che fa da sfondo all’intreccio è una sorta di microcosmo chiuso, lei ne è la stella centrale, il sole splendente che abbaglia tutti e tutti attrae a sé con le dolci promesse delle sue moine, corteggiata, ambita e desiderata da tutti i frequentatori della locanda. Intorno a lei gravitano il marchese di Forlipopoli, nobile spiantato e vanaglorioso che non ha il becco di un quattrino e si pregia di offrirle solo la sua protezione, il conte di Almafiorita, un arricchito che rimedia alla mancanza di lignaggio dispensando doni ricchi e vistosi, e infine l’umile cameriere Fabrizio, che il padre di Mirandolina ha scelto come futuro sposo della figlia prima di morire e che la donna si diverte a tenere sulla corda per garantirsi il suo aiuto e la sua fedeltà.
A differenza di come potrebbe sembrare, però, la nostra locandiera non è una sciocca, vanitosa civetta, ma una giovane donna in gamba, capace di attirare i suoi corteggiatori-clienti e di destreggiarsi tra loro con un’abilità pari a quella che mostra nella gestione degli affari. Senza preferire nessuno di loro in particolare, si assicura da ciascuno il massimo che può dare: regali dal conte, complimenti dal marchese, aiuto e collaborazione dal fedele Fabrizio.
Tutto cambia quando alla locanda arriva il cavaliere di Ripafratta, misogino senza speranza che ha giurato odio eterno al genere femminile e la tratta con freddezza e disprezzo. Basta poco perché Mirandolina decida di sfoderare le sue arti seduttive, farlo innamorare di sé e vendicarsi a nome di tutte le donne. Inizia così un gioco di puro divertimento per il lettore fatto di fraintendimenti, sospiri, svenimenti e sguardi languidi, fino a quando la donna, spaventata dalle possibili conseguenze per la sua reputazione, il suo onore e i suoi affari, capisce di essersi spinta troppo oltre e corre a cercare rifugio tra le braccia del suo pari Fabrizio. La commedia termina ristabilendo l'ordine e i valori che hanno sempre un ruolo fondamentale nel teatro goldoniano e che se nel gioco la Locandiera ha finto di voler trasgredire, nel concreto rispetta scrupolosamente.
Goldoni è un gran conoscitore ed estimatore delle donne, delle quali celebra le qualità morali e intellettuali e difende con forza il diritto alla libertà, al rispetto, all'istruzione. Mirandolina non è che il culmine di una lunga serie di protagoniste - per lo più servette, castalde e donne di governo - intelligenti, affascinanti, scaltre, abili nel portare avanti i loro progetti, intellettualmente lucide e spesso superiori ai personaggi maschili sotto molti punti di vista, capaci di sottometterli con la forza della mente e della parola, ma la morale goldoniana resta ben salda fino alla fine e si rivela più tradizionalista del previsto: una serva non può sposare un nobile, ogni donna ha bisogno di un marito e sposerà qualcuno che appartiene al suo stesso status sociale.
Un estimatore della donne, quindi, con i loro pregi e i loro difetti. Ed è proprio nella rappresentazione dei “vizi femminili” che Goldoni dà il meglio di sé. Sarà per questo che Mirandolina, vanitosa e ingannatrice, seduce il lettore come conquista il cavaliere e non può proprio fare a meno di essere amata, anche solo per la luce viva e brillante che getta sulla scena (o sulla pagina). La locanda, in fondo, non è altro che questo: una scena nella scena dove regna il teatro nel teatro. Tutti recitano: l’accorta Mirandolina per conquistare il cuore del cavaliere, le due comiche Ortensia e Dejanira per accattivarsi il favore degli avventori, il marchese, perfetta caricatura del nobile decaduto, ma borioso. Un mondo senza scrupoli e senza morale retto solo dalle convenzioni sociali, straordinariamente simile al mondo dell’autore, che egli ambisce a rappresentare, eppure così divertente e ben costruito che si vorrebbe non doverlo lasciare mai.

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La locandiera 2020-02-27 19:00:18 Laura V.
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    27 Febbraio, 2020
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Dura vita per i disprezzatori delle donne

Andata in scena per la prima volta a Venezia nel 1753, “La Locandiera” di Carlo Goldoni è una gustosissima commedia in tre atti che continua ancora oggi a conservare una freschezza e una vivacità del tutto invidiabili. All’affascinante Mirandolina, protagonista indiscussa ormai ascesa al pantheon dei personaggi più celebri e, tra quelli femminili, più memorabili della grande letteratura senza tempo, hanno finora dato volto diverse attrici, tra cui persino la grande Eleonora Duse sul finire dell’Ottocento.
Come anticipa lo stesso Carlo Goldoni nella sua nota introduttiva al testo, questa scaltra locandiera, presumibilmente ancor giovane ma non più giovanissima, è donna di fiera e singolare intelligenza che intende mostrare “come s'innamorano gli uomini”. Di coloro che già si professano suoi innamorati e si affannano nel vano tentativo di corteggiarla, il Marchese di Forlipopoli e il Conte d'Albafiorita, due insipidi nobilucci alloggiati nella sua locanda in quel di Firenze, non si cura, se non in veste di padrona di un’attività economica: libera da vincoli e soggezioni di sorta, lei è donna che tratta con tutti, ma che non s'innamora di nessuno e a sposarsi non pensa neanche lontanamente. Nemmeno con quel Cavaliere di Ripafratta, gran “disprezzator delle donne”, anch’egli suo ospite, contro il quale lei dichiara una tacita, personalissima e puntigliosa guerra volta a punire il suo essere nemico dichiarato dell'altra metà del cielo.

“[...] È nemico delle donne? Non le può vedere? Povero pazzo! Non avrà ancora trovato quella che sappia fare. Ma la troverà. La troverà. E chi sa che non l'abbia trovata? Con questi per l'appunto mi ci metto di picca. […] e voglio usar tutta l'arte per vincere, abbattere e conquassare quei cuori barbari e duri che son nemici di noi, che siamo la miglior cosa che abbia prodotto al mondo la bella madre natura.”

Con grazia e malizia impareggiabili, che si concretizzano in parole e sguardi, gesti e lacrime, la protagonista finisce per conquistare il Cavaliere che ha commesso il fatale errore di permetterle di avvicinarsi a lui; del resto, “[...] chi è quello che possa resistere ad una donna, quando le dà tempo di poter far uso dell'arte sua? Chi fugge non può temer d'esser vinto, ma chi si ferma, chi ascolta, e se ne compiace, deve o presto o tardi a suo dispetto cadere.” Spassosissima la scena in cui la locandiera è impegnata a stirare la biancheria, mentre, a poco a poco, la situazione s'infervora al pari del ferro che deve essere mantenuto caldo!
Come già la Lisistrata di Aristofane e come in seguito, in un certo qual modo, anche la Nora di Ibsen, la Mirandolina di Goldoni pone l'accento sulla propria intelligenza pretendendo, a ragione, di vedersi riconosciuti i dovuti spazi al di fuori di modelli maschilisti e misogini tuttora in auge. La penna del grande commediografo veneziano dipinge così un personaggio davvero delizioso, in netto contrasto con l’immagine della donna sottomessa imposta dalla mentalità dell’epoca che non tollera alcun tentativo di emancipazione dal giogo coniugale e domestico. Quello di Mirandolina incarna un ideale femminile provocatorio nei confronti dell'uomo sic et simpliciter e, al tempo stesso, della società patriarcale, dove le donne trovano la propria naturale e legittima dimensione come mogli e madri. Costei, invece, rompe scandalosamente gli schemi e anche quando decide infine di mutare stato civile, avanzando – lei! – proposta di nozze a un fidato cameriere della sua locanda, si dubita che possa essere disposta a rinunciare oltremisura alla propria libertà (“Finalmente con un tal matrimonio posso sperar di mettere al coperto il mio interesse e la mia riputazione, senza pregiudicare alla mia libertà.”). Inoltre, non sembra nutrire l'ambizione di arricchirsi o bramare titoli aristocratici da acquisire attraverso un matrimonio di convenienza, accontentandosi di ciò che è e che ha, mentre i rappresentanti della nobiltà, spesso senza nemmeno uno zecchino in tasca, hanno boria e mania di grandezza a dir poco ridicole.
In tempi in cui, ahinoi!, dei disprezzatori delle donne ancora non si scorge penuria e la quotidianità femminile risulta sempre rigorosamente in salita, ricordare testi come questo diventa quasi lenitivo. Da leggere e, per ovvi motivi, ancor più da veder rappresentata a teatro, “La Locandiera” è un'opera, dunque, che continua a occupare un posto d'onore nella assai vasta produzione goldoniana e che, dopo oltre due secoli e mezzo, conserva intatto il sempre valido monito – che gli “uomini presuntuosi” (ma persino qualche rappresentante del gentil sesso) non dovrebbero mai prendere alla leggera – a non disprezzar le donne.

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...altre opere di Goldoni, ma non necessariamente, nonché a chi è interessanto al tema dell'emancipazione femminile.
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La locandiera 2014-12-05 14:40:52 Pia Sgarbossa
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Pia Sgarbossa Opinione inserita da Pia Sgarbossa    05 Dicembre, 2014
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MASCHIETTI AVVISATI, MEZZO...SALVATI ?!?

Carlo Goldoni, con massima semplicità ci propone una narrazione breve che sprizza tanta vivacità , adatta alla trasposizione teatrale, considerata la tipologia testuale del dialogo che la caratterizza.
Con maestria ci introduce su temi relativi alla società veneziana del suo tempo, con ricadute sul comportamneto dell'animo umano.
Mentre leggevo questa divertente commedia, mi pareva di vedere sul serio i vari personaggi che interagivano tra loro, tutti accomunati dall'interesse verso un'arte da sempre vissuta dagli uomini: l'arte della seduzione.
Mirandolina è la locandiera, della quale tutti si invaghiscono e chi per la propria nobiltà la crede di facile proprietà ( il marchese) o chi perchè aristocratico ( il conte) pensa di ottenerla grazie a dei regali.
Il suo fidato cameriere al quale il padre della ragazza l'ha promessa come sposa , vive in continua insicurezza sul reale sentimento che la donna nutre per lui.
Ma lei, come spesso succede , decide di conquistare l'amore proprio di chi , per carattere misogeno, non prova alcun interesse nè verso di lei, nè verso le donne in generale , anzi le disprezza ( il cavaliere).
Mirandolina usa tutte le armi di cui può vantare.
Sempre gentile e servizievole, lo asseconda in qualsiasi situazione, nei servigi, così come nei pensieri.
Tocca le sue corde più fragili, e non si risparmia ,da buona conoscitrice del mondo maschile, di bugie, falsi mancamenti e risposte ammiccanti.
Interessante scoprire la conclusione, che riesce con efficacia a far capire quanto sia sottile il confine tra l'illusione di un gioco sentimentale e la rottura irrimediabile di equilibri importanti.
Se letto con attenzione, a mio avviso, questo libricino, ci invia un messaggio davvero importante: il voler scardinare da buoni costumi per capricci e sfide personali, può portare a conclusioni inaspettate, difficili da gestire, sino a giungere ,a volte , persino all'irreparabile.
Un piccolo manuale per tutti coloro che amano giocare con i sentimenti altrui, per arrivare a scopi precisi personali e, secondo i quali, il fine giustifica i mezzi...ma quale fine poi?
Ad ognuno il libero arbitrio di decidere se rischiare o meno..a patto di saper rispondere con senso di responsabilità a quanto deciso di voler attuare...
Se invece lo si vuol leggere in modo più semplice , allora risulta essere un vero e proprio avvertimento ai maschi , nei confronti del mondo femminile, astuto e abile nella manipolazione dei maschietti...tutti...misogeni o non.
E la vita continua, ma la storia dei sentimenti non cambia: gli uomini temono sempre più le donne (considerazione personale) e le donne sono sempre più temerarie..e non solo a parole...sia nel mondo reale , sia in quello virtuale...arrivando a mancare di rispetto proprio a se stesse...donne che non riescono a volersi bene...abituate... a non volersi bene.

LA SEDUZIONE...LA PASSIONE ... attraggono, coinvolgono, divertono...ti regalano giorni vissuti da leoni.
MA L'AMORE...IL VERO AMORE...è tutta un'altra cosa : è un progetto per una vita intera !

Buona lettura .
Pia

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A chi ama giocare con i sentimenti...per capire dove si può andare a parare.
A chi vuol addentrarsi nell'ambito della seduzione...
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La locandiera 2013-10-11 14:29:40 Nadiezda
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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    11 Ottobre, 2013
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Mirandolina, la Locandiera

Si tratta di una commedia in tre atti scritta da Carlo Goldoni nel 1752 ed interpretata per la prima volta l’anno dopo.
Mirandolina è la Locandiera sulla quale si basa tutta la storia.
Lei è una bella donna molto civettuola e furba che tutti corteggiano.
Ha un carattere molto forte ed all’interno del suo locale fiorentino ha sempre la meglio.

Nel primo atto Mirandolina viene corteggiata dai suoi clienti in modo particolare da un aristocratico ormai decaduto che si chiama Marchese di Forlipopoli e dal Conte Albafiorita che si è comprato il titolo nobiliare.
Con la sua intelligenza ed arguzia la donna prenderà per il naso i due nobili e cercherà in tutti i modi di far innamorare il Cavaliere che ha messo piede nella sua locanda e che sul quale la sua bellezza sembra non aver fatto nessun effetto.
Nel secondo atto si possono notare i primi segni di cedimento da parte del Cavaliere, ma in un secondo momento fa tornare a galla il suo carattere burbero nei suoi confronti.
Nell’ultimo atto però il Cavaliere da a vedere il suo interesse per questa giovine, ma cerca in tutti i modi di nascondere i suoi sentimenti verso di lei.
Nel frattempo però Fabrizio, il cameriere aiutante di Mirandolina, deve fare i conti con la sua gelosia repressa.
Il padre di Mirandolina infatti, prima di morire gli aveva concesso la mano di sua figlia, quest’ultima però non aveva mai dato molto bado a questo giovane.

Mirandolina in questa commedia ci fa notare che non vuole essere schiava dell’uomo, anzi vuole essere lei a condurre il gioco ed a decidere quando questo deve terminare.
È una donna approfittatrice che specula davvero moltissimo sulla sua bellezza e sul suo fascino e grazie a queste doti riesce a farsi pagare un servizio scadente ad un prezzo molto salato.

Che altro dire?
Si tratta di un’opera molto veloce e molto godibile.
L’atteggiamento di Mirandolina non mi ha sempre entusiasmato, ma la sua bravura nel riuscire ad abbindolare i suoi corteggiatori mi ha molto divertito nel complesso.

Ve lo voglio consigliare.

Buona lettura!

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La locandiera 2013-01-09 13:44:15 Lady Libro
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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    09 Gennaio, 2013
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Mirandolina, con me non attacca!

Più che una recensione, questo vuole essere un commento breve.
Non solo perché il libretto è molto piccolo (non ha nemmeno novanta pagine) ma perché non ho molto da dire al riguardo, poichè l’intera vicenda scorre troppo rapidamente, lasciando in sospeso un mucchio di cose: in pratica mi è scivolata addosso come acqua sul vetro, suscitandomi soltanto indifferenza. Vuoi perché è una commedia e le opere di questo tipo non hanno una trama particolarmente dettagliata e corposa, ma “La locandiera”, considerato il capolavoro di Goldoni, non mi è piaciuto granchè.
C’è chi la definisce divertente, ma personalmente io non ho riso nemmeno una volta da tanto l’ironia presente è sottile, quasi impercettibile. E anche banale e scontata, devo ammettere.
Mirandolina, in primis, non l’ho proprio potuta soffrire: l’ho trovata un personaggio semplicemente cattivo e subdolo, una fredda calcolatrice, e mi stupisce non poco il fatto che tutti le corrano dietro come cagnolini.
Ma come diamine fa il Cavaliere di Ripafratta a cadere ai suoi piedi dopo nemmeno due secondi? Vabbè, è una commedia, è corta e ha i suoi tempi, quindi questo glielo si può concedere.
Inoltre, trovo che la storia sia piena zeppa di personaggi inutili e senza scopo, piazzati lì solo come riempitivo per allungare il brodo.
Per me si salva solo il Marchese di Forlipopoli che è l’unico che mi ha fatta veramente sorridere, per il semplice fatto di essere spiantato ed avaro, ma nonostante ciò arrogante e presuntuoso in quanto considera i suoi pochi e miseri averi come ricchezze supreme.
Chi l’ha letto o ne conosce la trama sa com’è il finale, che mi ha lasciato un sacco di interrogativi: la scelta della bella locandiera è dettata dalla rassegnazione, dalla costrizione o da un sentimento sincero? Non lo saprò mai, evidentemente.
Per quanto riguarda il teatro, a mio parere le commedie migliori restano quelle greche. So che sono tutt’altra cosa rispetto a Goldoni, lo stile, l’epoca, la provenienza, la cultura e i costumi non potrebbero essere più diversi, e fare il confronto è scorretto, ma quelle sì che fanno ridere. Oh se mi fanno ridere, talmente prive di peli sulla lingua e originali sono! Rimangono sempre fresche e godibili, seppur scritte migliaia di anni fa. Invece a me è sembrato che Goldoni avesse quasi paura a essere sincero ed esplicito nella sua ironia…
Sono consapevole che queste ultime righe non c’entrano molto con “La locandiera” ma sono legate ad esperienze prettamente personali, poiché sia l’opera di Goldoni che quelle elleniche sono letture che sono stata costretta ad affrontare.
Il risultato è che ho imparato ad adorare queste ultime, la prima decisamente no.
Beh, almeno ho imparato che cosa evitare o meno in ambito letterario-teatrale.

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La locandiera 2011-01-04 17:13:27 faye valentine
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    04 Gennaio, 2011
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In amor vince chi fugge?!

Mirandolina, grande e fascinoso personaggio, si destreggia, grazie alle più tipiche armi femminili, tra corteggiatori più o meno desiderati: a qualcuno impartirà una bella lezione, mentre da qualcun altro la prenderà lei! Goldoni non ci mostra la solita donna demonizzata, furba, calcolatrice e un po' strega al fine di proporci una morale di purezza e virtù, bensì osserva compiaciuto le mosse di Mirandolina e strizza l'occhio al cospetto delle sue astuzie. Infatti i personaggi maschili sono piuttosto stereotipati e piatti rispetto all'energia che sgorga dalle parole dell'ammaliante locandiera. Ne risulta una figura femminile rivalutata e, finalmente, intelligente, con una propria e ben delineata personalità. Tra spunti di tangibile comicità e riflessioni argute, Goldoni ci esorta a non farci abbindolare dalle lusinghe di una locandiera!!

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commedie, ma anche ai profani
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La locandiera 2010-12-31 12:26:22 darkala92
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darkala92 Opinione inserita da darkala92    31 Dicembre, 2010
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Io so chi sono!

Io son chi sono - Marchese

"Tutto il mio piacere consiste nel vedermi servita, vagheggiata, adorata….a maritarmi non ci penso nemmeno; non ho bisogno di nessuno; vivo onestamente e godo della mia libertà. Tratto con tutti, ma non m’innamoro mai di nessuno. Voglio burlarmi di tante caricature di amanti spasimanti; e voglio usar tutta l’arte per vincere, abbattere e conquassare quei cuori barbari e duri che son nemici di noi, che siamo la miglior cosa che abbia prodotto al mondo la bella madre natura." - Goldoni -

Commedia favolosa, letta e vista a teatro. Ridicola, simpatica, critica e satirica nei confronti della società. Facile da capire e interessante da leggere.

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