Saggistica Scienze umane La Provvidenza
 

La Provvidenza La Provvidenza

La Provvidenza

Saggistica

Autore

Editore

Casa editrice

"Perchè, pur essendoci la provvidenza divina, agli uomini toccano infelicità e sciagure?" E' a questa domanda, antica quanto il mondo, che Seneca cerca di rispondere nello scritto "La Provvidenza", concepito come una causa in difesa degli dei.



Recensione Utenti

Opinioni inserite: 1

Voto medio 
 
4.6
Stile 
 
5.0  (1)
Contenuti 
 
4.0  (1)
Approfondimento 
 
4.0  (1)
Piacevolezza 
 
5.0  (1)
Voti (il piu' alto e' il migliore)
Stile*  
Scorrevolezza della lettura
Contenuti*  
Interesse suscitato
Approfondimento*  
Grado di approfondimento dei temi trattati
Piacevolezza*  
Grado di soddisfazione al termine della lettura
Commenti*
Prima di scrivere una recensione ricorda che su QLibri:
- le opinioni devono essere argomentate ed esaustive;
- il testo non deve contenere abbreviazioni in stile sms o errori grammaticali;
- qualora siano presenti anticipazioni importanti sul finale, la recensione deve iniziare riportando l'avviso che il testo contiene spoiler;
- non inserire oltre 2 nuove recensioni al giorno.
Indicazioni utili
 sì
 no
 
La Provvidenza 2014-09-17 14:09:36 FrankMoles
Voto medio 
 
4.6
Stile 
 
5.0
Contenuti 
 
4.0
Approfondimento 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
FrankMoles Opinione inserita da FrankMoles    17 Settembre, 2014
Top 500 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Ci si deve offrire alla fortuna

Il "De Providentia" è il primo dei “Dialoghi” senecani, raccolta di opere filosofiche del più grande esponente della letteratura filosofica latina. Tema centrale di questo dialogo è un interrogativo sempre attuale: perché molti mali capitano agli uomini buoni? Con una non troppo ampia quanto convincente argomentazione, Seneca si propone di dimostrare che è la provvidenza a stessa a far sì che ciò accada, non per beffarsi dell'onestà ma per mettere alla prova la resistenza dell'animo del "vir bonus". Gli uomini buoni non temono il male, perché sanno che il male più grande è l'eccesso di prosperità. Da questo deriva infatti l'ozio che fiacca gli animi e, come non si può considerare vincitore colui che ha vinto contro nessuno, non si può considerare felice chi non ha mai sperimentato e superato l'altro volto della vita.
Ma perché il fato si concentra sugli uomini buoni? Molto semplice: non vi è alcun gusto in una battaglia già vinta, dunque meglio colpire un animo robusto per indurirlo ancor di più, trovando così pane per i propri denti, che annientare una nullità. E' qui che si rivela la bontà delle intenzioni divine: il dio infatti vuole educare l'uomo buono alla sofferenza a tal punto da farlo giungere a disprezzare i piaceri voluttuosi, gioie del momento, affinché riconosca la vera felicità: la virtù. La virtù va però per le altezze, pertanto è quanto mai necessario che l'uomo si presti al gioco della fortuna ("Praebendi fortunae sumus": Ci si deve offrire alla fortuna), allontanando da sé l'atavico timore di ciò che comunemente viene considerato un male. I grandi uomini sono coloro che hanno vinto l'esilio, preferendolo alla vita nella corruzione (Rutilio), coloro che hanno vinto il dolore, preferendolo all'impunità di un errore (Muzio), coloro che hanno vinto la tortura, preferendola al diniego della lealtà (Regolo), coloro che hanno vinto la morte, preferendola alla schiavitù del pensiero pubblico (Socrate) o alla sottomissione a una politica ingiusta (Catone).
L'invito di Seneca è quello a non disperare mai, ma anzi a gioire delle avversità, dimostrazioni della stima del dio e mezzo di innalzamento spirituale verso la "Virtus", termine che l'autore utilizza più volte come sinonimo di "Felicitas", in contrasto con "Miseria"-"Infelicitas". "La sventura è occasione di virtù": la ricchezza smodata non è la vera essenza della vita e la felicità costante non è la condizione naturale dell'animo umano, pertanto non è che illusione. Il male esiste ed è necessario affinché l'uomo giunga a non curarsene e a conviverci quotidianamente, patendo sull'esempio di uomini gloriosi. Solo allora sarà in grado di andare incontro al proprio fato impavidamente, poiché sa che il bene si trova all'interno, non nel mondo esterno. "Il viaggio vale il rischio di cadere"; chi non è pronto a cadere, abbandoni: il dio senecano ha concesso all'uomo innumerevoli vie d'uscite dalla vita.
Il "De Providentia", dando credito alla datazione che va per la maggiore, il 64 d.C., dunque agli sgoccioli della vita del filosofo, risente dell'ormai definitiva rottura col suo ex-allievo Nerone, dal cui regime Seneca è stato escluso totalmente e nei confronti della quale mostra un plateale distacco e disprezzo, rivendicando l'indipendenza morale, rispetto alla spregiudicatezza politica dell'imperatore.
Per quanto riguarda lo stile, Seneca fonde con grande maestria una prosa artisticamente elaborata e tecniche e canoni dell'oratoria, regalandoci un testo di immediata comprensione e di impatto emotivo, grazie anche alle sue tipiche sentenze morali e, talvolta, all'utilizzo di un sempre elegante sarcasmo.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
80
Segnala questa recensione ad un moderatore
 

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Un animale selvaggio
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Ci vediamo in agosto
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)
L'orizzonte della notte
Valutazione Utenti
 
4.3 (3)
Sepolcro in agguato
Valutazione Utenti
 
4.9 (2)
Five survive
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Lucy davanti al mare
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Compleanno di sangue
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
La prigione
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Day
Day
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Morte nel chiostro
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Pesci piccoli
Valutazione Utenti
 
4.1 (4)
Cause innaturali
Valutazione Utenti
 
3.5 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Il miracolo Spinoza
A proposito del senso della vita
Vietato scrivere
L'amore sempre
Homo Deus
Eros il dolceamaro
Quando i figli crescono e i genitori invecchiano
Questo immenso non sapere
Un mondo sbagliato
Il metodo scandinavo per vivere felici
Storia dell'eternità
Basta dirlo
Contro il sacrificio
Il corpo elettrico
Il grido di Giobbe
Verso un sapere dell'anima