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Un testo forte, vivace, intelligente, «arrabbiato senza essere moralista, meticoloso senza essere spossante, serio senza essere privo di senso dell’umorismo», come scrive Jessa Crispin nella prefazione alla nuova edizione americana. Emily Dickinson non aveva soldi: doveva chiedere al padre i francobolli o il denaro per i libri. Sylvia Plath si alzava alle cinque del mattino per scrivere. In "Una stanza tutta per sé", Virginia Woolf racconta che "Villette" (Charlotte Brontë), "Emma" (Jane Austen), "Cime tempestose" (Emily Brontë) e "Middlemarch" (George Eliot), «quegli ottimi romanzi», sono stati scritti da donne «talmente povere che non si potevano permettere di comprare più di due o tre risme di carta alla volta». Joanna Russ smaschera in questo agile testo alcune delle tecniche più subdole e pervicaci messe in atto per impedire che le donne (come altri gruppi discriminati) possano scrivere ed essere riconosciute come artiste. Prospettando un ribaltamento di paradigma potenzialmente rivoluzionario, non solo in letteratura.



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Vietato scrivere 2022-02-17 07:08:37 Madame Rose
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Madame Rose Opinione inserita da Madame Rose    17 Febbraio, 2022
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La scrittura delle donne

"Non l' ha scritto lei.
L' ha scritto lei, ma non avrebbe dovuto.
L' ha scritto lei, ma guarda di che cosa ha scritto.
L'ha scritto lei, ma lei non è davvero un' artista e l' oggetto non è davvero serio, o del genere giusto; insomma non è davvero arte.
L' ha scritto lei, ma ne ha scritto soltanto uno.
L'ha scritto lei, ma è inserito nel canone per un motivo unico e limitato.
L' ha scritto lei, ma quelle come lei sono rare."
.
Questi, in sintesi, sono alcuni dei pregiudizi di cui sono state vittime le autrici anglosassoni, come racconta l' autrice femminista Joanna Russ in questo saggio esaustivo e ben articolato, dal sottotitolo alquanto significativo "Come soffocare la scrittura delle donne" edito nel 1983 in America e proposto per la prima volta in Italia dalla casa editrice Enciclopedia delle donne nell'aprile del 2021.

Chi si chiede perché il numero di scrittrici o poetesse del passato sia così esiguo e perché il canone anglosassone ne abbia riconosciute tra il 5 e l' 8 per cento, troverà risposta tra le pagine di questo libro. Un' indagine letteraria che porta la scrittrice a confermare che dalla metà del Seicento il mondo intellettuale maschile abbia operato una denigrazione, una ghettizzazione e cancellazione del mondo femminile utilizzando metodi consolidati nel tempo e davvero efficaci.

Ecco alcuni punti dell'indagine:
1. Due pesi e due misure: ovvero la mascolinità è la norma e la femminilità è in qualche modo deviante o speciale.
2. Il mito della conquista isolata di quelle poetesse/romanziere le cui produzioni sono considerate inferiori, per cui messe da parte.
3. La falsa categorizzazione: l' alter ego maschile apporta autorevolezza dello scrittore in quanto poeta, mentre quello femminile sostituisce la categoria "scrittrice" ed è "indecente"( Emily Dickinson diventa la Pazza eccentrica, Elisabeth Browning diventa Elisabeth Moglie...)

Virginia Woolf, Aphra Behn, Charlotte Brontë, Sylvia Plath, Anaïs Nin e tante altre: ne ho proprio incontrate parecchie di autrici tra queste pagine, lette e rilette negli anni e per ogni citazione fatta, sì è risvegliato un dolce ricordo, ma non solo. Questa lettura fa luce sugli atteggiamenti della critica letteraria passata, sulle norme imposte dal mondo maschile, sull' agire per preconcetti, svalutando e bandendo produzioni in prosa e in poesia, capolavori senza età.

Ora ho una consapevolezza maggiore sulla fatica delle donne a collocarsi e farsi spazio nel mondo, ma soprattutto sul loro coraggio e tenacia nel perseverare e continuare a scrivere, nonostante tutto.


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...a chi ama i saggi e intende approfondire un discorso ampio sulla scrittura al femminile
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