Saggistica Scienze umane Storia dell'eternità
 

Storia dell'eternità Storia dell'eternità

Storia dell'eternità

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Nel 1936, quando scrisse la Storia dell’eternità, Borges lavorava in una biblioteca rionale dimenticata in un quartiere periferico di Buenos Aires, dove la topografia ortogonale della capitale argentina si frastagliava in terreni incolti e officine e ortaglie, e dove il tempo sembrava non passare mai. Fu in quel periodo che si delinearono nella sua opera i tratti che oggi chiunque definirebbe, a colpo sicuro, borgesiani, e in primo luogo l’inclinazione a considerare tutto come materiale letterario. Così, per esempio, teologia e metafisica potevano diventare ai suoi occhi cronache della vita di un personaggio chiamato eternità, del quale egli si proponeva di restituire, attraverso episodi ben vagliati, alcune delle fasi che punteggiavano una vita infinita. Senza impedirsi, comunque, di accostare queste storie a divagazioni sulla metafora, sui traduttori delle Mille e una notte e sull’arte dell’insulto. Tale procedimento, usato da Borges con discrezione e ironia, ha una straordinaria forza dissestante, nel senso che scalza ogni affermazione dal suo piedistallo di pretesa realtà, come se la realtà stessa non fosse che un genere letterario. E nel contempo ci introduce a un nuovo genere, di cui Borges seppe essere, per un paradosso a lui congeniale, insieme il fondatore e l’epigono.



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Storia dell'eternità 2021-11-28 18:56:05 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    28 Novembre, 2021
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Eternità

«Il tempo è per noi un problema, un inquietante ed esigente problema, forse il più vitale della metafisica; l’eternità, un gioco o una faticosa speranza.»

Eternità. Tempo infinito, tempo indeterminato. Tempo senza confini, illimitato. Tempo che scorre senza sosta e senza freni. Ed ecco allora che nasce “Storia dell’eternità”, opera di Jorge Luis Borges che prende forma nel 1936 all’interno della biblioteca di un quartiere di Buenos Aires mentre una domanda prende corposità e campo in lui: può l’eternità avere una storia?
Saggio già dal suo titolo fascinoso è definito dall’autore quale “un libro interessante per gli argomenti trattati più che per quanto io dica a proposito di essi” e che appunto sorprende perché nessuno si aspetta che l’eternità abbia una storia. Tuttavia, per chi conosce l’argentino, in realtà la sorpresa non è così sorpresa perché è consapevole, il lettore in questione, che all’interno di queste pagine egli affronta un qualcosa di paradossale e ossimorico esattamente come da sua consuetudine. E già all’interno del primo saggio questo traspare in quanto proprio nel concetto di eternità vengono reintrodotti anche Platone e Plotino.
Da qui questa raccolta di saggi, più due note, riproposti ed editati da Adelphi e in cui a far da padrone è proprio l’interrogarsi su questo concetto così effimero ma che eppure rappresenta da sempre un dubbio amletico per l’esistenza umana. Lo stesso medesimo applicato all’idea di immortalità, di un vivere senza sosta e in un tempo senza fine, dilatato nei suoi tempi e spazi.
È noto che affrontare Borges non sia semplice in particolare perché suscita nel lettore emozioni discordanti che vanno dallo scetticismo al provocatorio sino al borgesiano, all’illuminante. Borges gioca con il lettore, lo solletica, incuriosisce e lo invita a riflettere e a interrogarsi. Sulle sensazioni, sulle emozioni, sul dolore, sui sentimenti, sulle impressioni. Sono queste effimere, momentanee o sono il frutto di specchi che ne moltiplicano l’essenza? Dove e quando trovano fondamento questi archetipi? E oggi si parla ancora di eternità?
L’argentino ci prende per mano e in questo mare ci conduce e trattiene per mezzo di un testo che invita al cercare risposte alle tante domande.

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