Saggistica Storia e biografie Auschwitz. Ero il numero 220543
 

Auschwitz. Ero il numero 220543 Auschwitz. Ero il numero 220543

Auschwitz. Ero il numero 220543

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La presentazione e le recensioni di Auschwitz. Ero il numero 220543, opera di Avey Denis e Broomby Rob edita da Newton Compton. Nel 1944 Denis Avey, un soldato britannico che stava combattendo nel Nord Africa, viene catturato dai tedeschi e spedito in un campo di lavoro per prigionieri. Durante il giorno si trova a lavorare insieme ai detenuti del campo vicino chiamato Auschwitz. Inorridito dai racconti che ascolta, Denis è determinato a scoprire qualcosa in più. Così trova il modo di fare uno scambio di persone: consegna la sua uniforme inglese a un prigioniero di Auschwitz e si fa passare per lui. Uno scambio che significa nuova vita per il prigioniero mentre per Denis segna l'ingresso nell'orrore, ma gli concede anche la possibilità di raccogliere testimonianze su ciò che accade nel lager. Quando milioni di persone avrebbero dato qualsiasi cosa per uscirne, lui, coraggiosamente, vi fece ingresso, per testimoniare un giorno la verità. La storia è stata resa pubblica per la prima volta da un giornalista della BBC, Rob Broomby, nel novembre 2009. Grazie a lui Denis ha potuto incontrare la sorella del giovane ebreo che salvò dal campo. Nel marzo del 2010, con una cerimonia presso la residenza del Primo ministro del Regno Unito, è stato insignito della medaglia come "eroe dell'Olocausto".



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Auschwitz. Ero il numero 220543 2013-02-20 08:06:11 McLennon
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McLennon Opinione inserita da McLennon    20 Febbraio, 2013
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Per non dimenticare..

Auspicando che le vicende narrate siano veritiere, si tratta della narrazione di una vita, quella di Denis Avey, attraverso le battaglie che ha vissuto nel deserto dell'Africa per poi essere fatto prigioniero e deportato ad Auschwitz.
Essendo soldato inglese, una volta deportato nel lager tedesco non era sottoposto alle stesse terribili e indicibili crudeltà subite dai suoi compagni di prigionia ebrei; per poter testimoniare di persona i loro supplizi un giorno decise di scambiare la propria uniforme con la tristemente nota casacca a righe e provare sulla propria pelle cosa significasse un giorno oltre i cancelli con la scritta "Arbeit macht frei" (Il lavoro rende liberi), che delimitava la zona del campo dove i prigionieri ebrei.
Ma al di là di questo episodio, che può anche essere visto come incosciente e sprovveduto, stando alla sua testimonianza Avey ha cercato di aiutare diverse persone all'interno del campo e allo stesso tempo ha narrato alcune delle ignobili e raccapriccianti atrocità ad opera delle SS.

Lo stile è quello semplice di una persona "normale" che racconta la propria vita, anche se in casi particolari si sente il trascrittore calcare un po' la mano per rendere gli scenari narrati un po' più "cinematografici" (senza nulla togliere alla drammaticità del contenuto).

Alcune parti della narrazione sono molto crude e potrebbero anche impressionare alcune persone.

Consiglio la lettura per non dimenticare l'assurdità e la terribile disumanità che la persecuzione degli ebrei ha rappresentato.

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Auschwitz. Ero il numero 220543 2013-02-19 13:27:17 Marsin
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Marsin Opinione inserita da Marsin    19 Febbraio, 2013
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Ad Auschwitz di propria volontà

Questo libro narra la biografia di Denis Avey. Ci mostra un'agghiacciante avventura, ci mostra cosa l'uomo è stato capace di fare senza porsi limiti, nemmeno difronte a un bambino.
Lui, un eroe come pochi, ha scritto le sue memorie rivivendo quei momenti e facendoli rivivere a noi.
SPOILER
Era un soldato inglese andato in guerra per pura voglia di avventura non sapendo cosa lo attendeva. E' stato fatto prigioniero di guerra e lavorava ai lavori forzati vicino un campo, Aushwitz, nella quale vedeva lavorare milioni di ebrei. Di quel campo sentiva molte voci, che ci fossero camere a gas, che le condizioni di vita fossero tremende, ma le voci non gli bastarono e decise di introdursi in quel campo facendo uno scambio con un ebreo, per riportare, una volta finita la guerra, la realtà che quei campi celavano.

Non credevo possibile, in uomo , tanto coraggio ! E' per questo che le righe di questa testimonianza mi hanno fatto commuovere !

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Auschwitz. Ero il numero 220543 2013-02-05 17:49:31 CatehEffy
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CatehEffy Opinione inserita da CatehEffy    05 Febbraio, 2013
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UN RACCONTO AGGHIACCIANTE.

Una storia agghiacciante in ogni parola, in ogni rigo, in ogni capitolo. Una storia bellissima e coinvolgente da lasciarti senza fiato. Un anziano come tanti altri che trova il coraggio di scrivere, raccontare le abominevoli esperienze, di portare la sua testimonianza al mondo intero.
Leggendo questo libro mi sono sentita catapultata in quell'epoca, in quel campo di concentramento, nel dolore e nella rabbia sua e delle persone. Le immagini raccapriccianti descritte per filo e per segno, immagini vere, così come sono esse sono state. IL CORAGGIO di entrare di sua spontanea volontà ad Auschwitz mi ha fatto rimanere davvero senza parole.
Libro meraviglioso e riflessivo che apre la mente a quella che fu la deportazione degli ebrei e non solo, all'egoismo dell'uomo che arrivato a fare ciò oggi ricordiamo.

"Devi combattere per ciò in cui credi, senza subire passivamente e senza aspettarti che altri lottino al posto tuo. Devi puntare con decisione verso il tuo obiettivo, prendere posizione, e combattere con tutte le tue forze."

Libro che consiglio a tutti, ma in particolar modo a chi ha sete di sapere ciò che successe nel nostro oscuro passato.

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Auschwitz. Ero il numero 220543 2012-11-28 12:05:03 cuspide84
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cuspide84 Opinione inserita da cuspide84    28 Novembre, 2012
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UNA STORIA VERA

Denis Avey si è arruolato nell'esercito nel 1939 non per difendere il re e la sua Patria, ma per lo spirito d’avventura che ha sempre animato e condizionato la sua vita.
Guardandolo oggi sembra un nonno come tanti, occhi azzurri (di cui uno di vetro, ricordo di un affronto perpetrato nei confronti di una SS), volto segnato dalle rughe e dalle tante stagioni passate… ma ha qualcosa in più: lui è un sopravvissuto, una persona che ha avuto la fortuna di poter resistere alle atrocità della seconda guerra mondiale per raccontare la sua testimonianza, la sua storia di combattente e di prigioniero, di uomo e di superstite di uno dei periodi più bui e terribili del secolo passato.

In questo libro Denis racconta tutta la sua storia di soldato: dall'arruolamento alla partenza nel 1940 a bordo dell’incrociatore Otranto, che lo portò in Africa e sui campi di battaglia, disseminati di cadaveri e di pezzi di metallo, e sferzati da tempeste di sabbia terribili… non bastasse questo, i soldati dovevano affrontare il caldo opprimente del giorno e il freddo pungente della notte; gli insetti che infastidivano ogni centimetro di pelle, scoperta o coperta, i pappataci, i pidocchi, le cimici… e inoltre non dimentichiamo la scarsità di acqua e di cibo; ci vengono raccontate le incursioni notturne nelle postazioni italiane, l’odore di caffè, di aglio e di passata di pomodoro che le caratterizzava… la perdita dei compagni, seppelliti nella sabbia con sopra qualche pietra per tenere lontane le bestie selvatiche… e infine la sua cattura e come, tra mille peripezie e tentativi di fuga, sia arrivato ad Auschwitz. Qui i prigionieri di guerra lavoravano fianco a fianco con gli ebrei, vivevano come schiavi e, proprio qui, Denis incontrerà due giovani ragazzi: per uno si metterà in contatto con la sorella residente a Londra, con l’altro effettuerà uno scambio per poter capire i trattamenti e le condizioni di vita degli ebrei ammassati dall'altra parte del campo di concentramento.
Una storia agghiacciante, certe immagini sono davvero dure e crude; a un certo punto si spera di leggere una storia inventata, ma quando ci si rende conto della sua veridicità, si rimane scandalizzati… davanti all'orrore, alle atrocità e alle vessazioni fisiche e psicologiche subite dai soldati sui campi di battaglia e dagli schiavi nei lager, non si può fare altro se non scuotere la testa e pensare alla stupidità e alla malvagità di cui è capace l’essere umano.

Una testimonianza da leggere come se stessimo ascoltando le memorie direttamente dalla voce del nostro adorato nonno.

“Mai cedere alla rassegnazione. Devi combattere per ciò in cui credi, senza subire passivamente e senza aspettarti che altri lottino al posto tuo. Devi puntare con decisione verso il tuo obiettivo, prendere posizione e combattere con tutte le tue forze”.

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Auschwitz. Ero il numero 220543 2012-04-05 11:36:39 GLICINE
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    05 Aprile, 2012
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LA VOCE DI UN PRIGIONIERO DI GUERRA

“ Perché il male trionfi basta che i giusti non facciano niente”, questa frase si legge alla fine del libro.
Per non dimenticare, veramente toccante la testimonianza di un sopravvissuto.
Particolare anche il fatto che il sopravvissuto sia un militare inglese fatto prigioniero e deportato in un campo di concentramento denominato Auschwitz III, il quale ha condiviso i lavori disumani e sfiancanti a cui erano sottoposti gli ebrei, anch’essi presenti in una parte diversa del campo, e per puro desiderio di verifica e futura testimonianza, Denis ha avuto la forza ed il coraggio di mettere testualmente i panni di un deportato ebreo per 2 notti differenti, così da toccare con mano le condizioni inaccettabili di prigionia, perfino peggiori delle sue.
Da leggere, per avere una visione della storia da chi la storia ha contribuito a farla.

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Auschwitz. Ero il numero 220543 2012-03-26 10:44:21 bassini
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bassini Opinione inserita da bassini    26 Marzo, 2012
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AUSCHWITZ ALTERNATIVO

Si è scritto e documentato di tutto sulla tremenda Seconda Guerra Mondiale a dir la verita non basta mai, per ricordare e per fare giustizia.Questa storia realmente accaduta è singolare, vista da un altra inquadratura, vista da Denis Avey un uomo coraggioso, rude, un pò bullo che racconta al giornalista Rob Broomby le sue impressionanti vicende che lo segneranno per sempre.
C'è chi ha criticato quest'opera per il fatto che parli relativamente poco dei campi di concentramento, è vero me appunto è ancora più interessante, il racconto parte da lontano, dal reclutamento del giovane Avey, fino ad oggi.
Un racconto emozionante, commovente e che fa rabbia.
Come è giusto che sia ti fà pensare alla barbarie dell'uomo, sicuramente non ti lascia indifferente.

Lettura piacevole che va al di là del documentario, sembra più un romanzo, un avventura con finale a sorpresa.

Indimenticabile

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A tutti.
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Auschwitz. Ero il numero 220543 2012-02-28 21:27:56 alessio
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alessio Opinione inserita da alessio    28 Febbraio, 2012
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Purtroppo una storia vera

UN LIBRO CHE FA RIFLETTERE PARECCHIO DI TUTTO QUEL MALE COMMESSO NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO.IL LIBRO E' SCRITTO MOLTO BENE (ANCHE SE A VOLTE SEMBRA UN PO' RIPETITIVO) E OFFRE UNA LETTURA MOLTO SCORREVOLE.IL CORAGGIO E LA TENACIA DI DENIS AVEY HA RESO POSSIBILE UN RACCONTO DA FAR VENIRE I BRIVIDI, PER QUELLO CHE HA PASSATO E VISTO CON I PROPI OCCHI SENZA PURTOPPO RIUSCIRE A DIMENTICARE. PER NON PARLARE DEL RACCONTO DI ERNST CHE E' ANCORA PIU' AGGHIACCIANTE.
UN LIBRO CHE TI FA FARE UN TUFFO NEL PASSATO E CHE FA RIVIVERE QUEI MOMENTI MOLTO TRISTI DELLA STORIA.

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Auschwitz. Ero il numero 220543 2012-02-16 13:49:46 Barbara
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Opinione inserita da Barbara    16 Febbraio, 2012

UNA BRUTTA VERITA'

Libro fantastico!
quando ho comprato questo libro pensavo di leggere il classico libro di testimonianza di quello che fosse stato auschwitz, ma non è stato così, è stato molto meglio!
Il libro inizia dalla decisione del ragazzo di arruolarsi (con tutti i suoi sogni), racconta la battaglia in Africa... e, sinceramente questo pezzo mi ha fatto male, in quanto ha combattuto contro l'esercito Italiano, per poi finire al campo...
E' un racconto molto toccante, che sottolinea aspetti che nn ho mai trovato in altri libri, descrive benissimo le attrocità che sono state commesse e la forza della disperazione dei "detenuti"... descrive le sensazioni che provava al vedere certe scene...
Non voglio scrivere tanto... anche perchè tutti sanno cos'è stato Auschwitz, ma lo consiglio a tutti, tutti lo dovrebbero legere per conoscere, per nn dimenticare e anche solo come piccolo gesto di ringraziamento al Sig. Avey per la sua importante testimonianza.

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A tutte le persone del mondo! perchè tutti devono sapere cosa è in grado di fare l'essere umano... per capire gli errori, le attrocità e nn ripeterle più.
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Auschwitz. Ero il numero 220543 2011-12-13 22:16:39 Gondes
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Gondes Opinione inserita da Gondes    14 Dicembre, 2011
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AUSCHWITZ

Una storia incredibile che lascia sconcertati ed allibiti di fronte a tanto orrore. Spesso durante la lettura ci si deve fermare e fare mente locale e convincersi che tutto quello che si sta leggendo non è un’invenzione di uno scrittore, ma che purtroppo è tutto vero.
In libro parte da molto lontano, inizia dal momento in cui Denis Avey decide di arruolarsi nell’esercito inglese nel 1940. Viene inviato subito in Africa a combattere contro gli Italiani in Egitto e Libia. Lo scontro fra i due eserciti è stato particolarmente cruento e spietato e viene naturalmente raccontato con gli occhi di un soldato inglese. E’ stato particolarmente difficile assistere al racconto di operazioni di guerra dove l’obiettivo finale era l’uccisione di nostri connazionali o magari dei nostri nonni. In realtà gli inglesi non combattevano contro gli italiani intesi come popolo, ma contro Mussolini che in quegl’anni era alleato con Hitler. Quando però il generale Rommel prende il comando nel nord Africa, sostituendo per così dire gli italiani, inizia per il protagonista del libro e per molti soldati inglesi il vero incubo. Viene catturato e trasportato, dopo mille vicissitudini in campo di prigionia in Polonia. Nel libro viene dato molto spazio alle vicende che anticipano l’arrivo ad Auschwitz per comprendere meglio la situazione e il contesto storico-politico del momento. La cosa incredibile in questa storia che Denis, ha la fortuna di non essere rinchiuso ad Auschwitz, ma in un campo di prigionia poco distante, destinato solamente a prigionieri di guerra. La vita all’interno del loro campo, pur essendo durissima, non era paragonabile a quella che dovevano subire migliaia di persone solo a pochi metri da loro. Inizia così per lui una sorta di “voglia di conoscere” che lo porterà a fare un qualcosa che ha dell’incredibile. D’accordo con un prigioniero ebreo, scambia per più volte la propria divisa militare con il famoso “pigiama” a strisce ed entra all’interno di uno dei campi di prigionia più spietati della storia. All’interno del campo vede e prova cose che come dice lui stesso nel libro “ti entrano nelle ossa e non escono più”.
E’ difficile capire cosa spinge un uomo ad una scelta del genere, ma Denis decise che il mondo doveva sapere e conoscere e non c’era niente di meglio che provarlo sulla propria pelle. Mi sono chiesto spesso perché queste atrocità sono venute alla luce con più vigore solamente negli ultimi 20 anni. Il libro spiega benissimo come alla fine della seconda guerra mondiale l’opinione pubblica non era pronta ad ascoltare il racconto dei sopravvissuti ai campi di sterminio. Denis Avey dice che la gente voleva sentirsi raccontare di imprese eroiche e non storie di chi aveva sofferto, perché la sofferenza era ancora troppo presente nella società del dopoguerra. Lui infatti riesce a raccontare la sua storia solamente dopo circa 60 anni e finalmente il coraggio e generosità di questo uomo possono essere di esempio al mondo.
Il libro ha un finale non da libro-documentario, come potrebbero essere classificato, ma come un vero romanzo,che mi ha emozionato tantissimo perchè viene riproposta una storia d'amicizia interrotta tanto tempo fà proprio in quel campo di concentramento. Una storia raccontata in maniera stupenda ma allo stesso tempo in modo atroce.


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Ad ogni persona su questo pianeta.
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