Narrativa italiana Racconti di viaggio Dove il vento grida più forte
 

Dove il vento grida più forte Dove il vento grida più forte

Dove il vento grida più forte

Letteratura italiana

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Quando Robert Peroni, trent’anni fa, arriva in Groenlandia per battere l’ennesimo record, si sente sperduto: una famiglia in Italia, e una professione, quella di esploratore, di cui non capisce più il senso. A ridare una direzione alla sua vita sono gli inuit, vero nome degli «eschimesi». Robert si trasferisce nel centro più grosso della costa orientale, un paese di duemila abitanti, isolato nove mesi l’anno, e ne abbraccia la lingua, gli usi, le regole non scritte. Come il rifiuto di lamentarsi: la fame, il freddo, le privazioni sono accettate con il sorriso sulle labbra, perché soffrire è parte dell’esistenza. "Dove il vento grida più forte" racconta l’incontro con un popolo straordinario, che ha come unica arma la dolcezza, e con una terra ostile e meravigliosa.



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Dove il vento grida più forte 2015-03-03 17:14:57 Elisabetta.N
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Elisabetta.N Opinione inserita da Elisabetta.N    03 Marzo, 2015
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Groenlandia

Questo libro è stata una piacevolissima sorpresa.
Solitamente non amo questo genere, ma gli aneddoti e le storie raccontate all'interno mi hanno fatto davvero appassionare, e soprattutto, riflettere su una cultura praticamente sconosciuta: gli inuit, o semplicemente gli eschimesi.
Noi li abbiamo sempre immaginati come piccoli abitanti in igloo di ghiaccio, e questa immagine infantile ci rimane anche da adulti perchè, ammettiamolo, non è che gli inuit sono molto noti... non compaiono spesso in tv (direi mai), è quasi impossibile che alla domanda "da dove vieni?" qualcuno ti risponda dalla Groenlandia e così per noi sono sempre rimasti quei simpatici ometti che vivono in un igloo e che quando si salutano si strofinano il naso (cosa che realmente fanno perchè credono che il profumo dell'anima esca dal naso).
è stato affascinante scoprire gli usi e i costumi del popolo inuit, le magie e le credenze che fanno di loro quel popolo così particolare.
Gli inuit sono un popolo semplice, dalle usanze fino al linguaggio che, a differenza dal nostro, non ha molteplici parole per rappresentare le tante piccole sfumature di un unico concetto. Loro non sanno cosa significhi essere depressi, demoralizzati, tristi, infelici, scontenti, ecc, loro stanno semplicemente "male". Sembra un atteggiamento semplice, viene da pensare, perchè noi usiamo ogni concetto separatamente e per noi rappresenta un determinato umore, ma ammettiamolo, è inutile girare intorno ad un concetto, quando non stiamo bene, stiamo male. Punto.
è stato meraviglioso scoprire il rispetto che il popolo inuit ha per la natura, il loro atteggiamento verso le cose e verso le persone, così aperto e genuino...
è proprio per questo motivo che sono rimasta così sorpresa nell'apprendere dell'accanimento di associazioni come Greenpeace contro questo popolo così mite. Gli hanno tolto non solo il sostentamento, ma soprattutto la loro unica ragione di vita.
Sì, è vero, la caccia alle foche può sembrare un attività barbara a noi che basta aprire il frigo per poterci sfamare, ma loro non cacciano per sport, lo fanno per vivere, per mangiare, per coprirsi, perchè con le pelli fanno anche questo...

Spero che il destino di questo popolo non sia segnato come invece sostiene lo scrittore Robert Peroni, e la speranza forse è proprio nelle nuove generazioni, più aperte verso le diversità e quindo forse anche verso il popolo inuit, la cui diversità deve essere preservata come quella di tutti i popoli.

Questo e molto altro ho letto in "Dove il vento grida più forte"..

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