Otto giorni in Niger Otto giorni in Niger

Otto giorni in Niger

Letteratura italiana

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Nell'inverno del 2017 Edoardo Albinati e Francesca d'Aloja si uniscono a una missione dell'UNHCR in Niger, nel cuore dell'Africa. Otto giorni, poco più di una settimana - e due sguardi, due voci, per cercare di capire e raccontare cosa succede in quel crocevia dove passano profughi e armi, migranti e uranio, mentre il deserto avanza e l'acqua scarseggia sempre più. Il Niger è uno dei Paesi più poveri al mondo, ma pronto ad accogliere un numero impressionante di rifugiati dal Mali e dalla Nigeria, senza contare gli sfollati interni. Del fiume di denaro occidentale versato per combattere i nostri incubi, cioè migranti e terroristi, la gente del posto non vede che l'ombra. La miseria è onnipresente come la sabbia rossa e metafisica che copre ogni cosa. Eppure proprio qui viene offerto asilo e protezione alle donne liberate dalle carceri libiche, e ai bambini eritrei senza famiglia - «messaggi in bottiglia abbandonati alle onde». Senza lasciarsi condizionare da alcuna idea preconcetta, Albinati e d'Aloja scoprono sul campo la sorprendente serenità delle genti di fronte agli orrori, la disponibilità verso gli altri e la gioia autentica di aiutare. Negli ultimi anni, innumerevoli immagini hanno documentato i drammi del Mediterraneo. Questo diario a quattro mani si spinge più in là, verso l'origine di tutto, il luogo dove ha inizio l'avventura, e con parole semplici e impressioni immediate ci consegna il resoconto di un viaggio breve ma intenso, sconcertante e duro, alle radici di ciò che forse stiamo perdendo, noi come esseri umani e Stati civili.



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Otto giorni in Niger 2018-11-08 04:50:22 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    08 Novembre, 2018
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Disposti ad accogliere altri poveri

Otto giorni in Niger di Edoardo Albinati e Francesca d’Aloja è un diario breve scritto a quattro mani per descrivere cosa avviene al di là delle nostre coste, sulle quali vorrebbero approdare i disperati che solcano il Mediterraneo per sfuggire a guerre, persecuzioni e povertà.

Con i due scrittori scopriamo uno stato africano che ha un ruolo importante nelle tensioni che si agitano nel continente africano: “Niger, il punto di passaggio formicolante di tutto quanto si muove oggi nell’area: rifugiati, migranti, armi, capitali occidentali e cinesi, funzionari e militari di mezzo mondo”.
“Andiamo a visitare il GuichetUnique, il centro di servizi per i rifugiati”.
È una scoperta, oltre che geografica (“Dalla traversata in piroga del Niger, invece io ho tratto un’impressione grigia, velata”) e paesaggistica (“Le strade sono bordate e i villaggi infestati da immondezzai di residui plastici… rami… decorati da sacchetti neri trascinati dal vento: di nuovo l’illusione da lontano che si tratti di avvoltoi o cornacchie”), anche politica, che squarcia il velo di Maja gettato dalla demagogia nostra sulla verità: “La liberazione dalle prigioni libiche sta per avere luogo… sono quei luoghi di detenzione, spesso infernali, in cui gli accordi italo-libici costringono i migranti in modo che non sbarchino più sulle nostre coste”.

Il viaggio regala qualche postumo nella salute (“Sto sempre peggio e la febbre sale”) e una constatazione: “La morale della missione in Niger è che i paesi poveri sembrano disposti ad accogliere altri poveri più di quanto lo siano i paesi ricchi”.

Bruno Elpis

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