Per questo ho vissuto Per questo ho vissuto

Per questo ho vissuto

Letteratura italiana

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La presentazione e le recensioni di Per questo ho vissuto, opera di Sami Modiano edita da BUR Rizzoli. Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo.” Come tanti sopravvissuti alla Shoah, per molti anni Sami Modiano è rimasto in silenzio. In che modo dare voce al dolore di un’adolescenza bruciata, di una famiglia dissolta, di un’intera comunità spazzata via? Nato nella Rodi degli anni Trenta, Sami non conosce la lingua dell’odio e della discriminazione. Ma quando le leggi razziali colpiscono la sua terra, all’improvviso si ritrova bollato come “diverso”. E a tredici anni, nell’inferno di Auschwitz-Birkenau, vedrà morire familiari e amici fino a rimanere solo al mondo, lottando per la sopravvivenza. Sfuggito al campo di sterminio, Sami riuscirà con caparbietà a costruirsi una nuova vita, ma in lui resterà sempre la determinazione a riappropriarsi delle sue radici, a dispetto di chiunque abbia provato a strapparle. Oggi, a decenni di distanza da quegli orrori, Sami sente di essere sopravvissuto proprio per raccontarli. Lo fa con un libro semplice fino all’asperità, portatore di una lingua universale. Una lingua figlia delle ferite che dividono i popoli e della speranza che li vorrebbe unire.

Sami Modiano è uno degli ultimi sopravvissuti di Auschwitz. Da anni porta nelle scuole medie e superiori di tutta Italia la sua testimonianza ed è più volte stato protagonista dei Viaggi della Memoria, grazie ai quali ha accompagnato numerosi gruppi di studenti nei luoghi dell’Olocausto. Da tempo si occupa della sinagoga di Rodi per tenere in vita la storia della sua comunità. Questo è il suo primo libro.



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Per questo ho vissuto 2014-04-14 11:21:47 maria68
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maria68 Opinione inserita da maria68    14 Aprile, 2014
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per non dimenticare

Un vecchio proiettore in azione fa scorrere una pellicola in bianco e nero. Un susseguirsi di immagini sbiadite, raccontano con orrore i segni indelebili lasciati dalla malvagità degli uomini ai danni di un popolo: gli ebrei.
È udibile un silenzio tombale, nessun filo di voce fuoriesce dagli inconsapevoli protagonisti di una delle più efferate pagine della nostra storia e io inorridita ancor di più, mi impongo di essere spettatore fino alla fine per "non dimenticare".  
Una voce irrompe da quel silenzio lacerante, carico di tanto dolore. Il timore di non essere creduto l'ha fatto desistere per decenni. Ora, è il momento di raccontare per onorare coloro che non ci sono più. Sostenuto dalla moglie, Sami Modiano uno dei pochi superstiti dei deportati di Auschwitz - Birkenau, si aprirà a noi, donandoci i suoi ricordi più intimi.  
Vedremo con gli occhi di un bambino il DISORIENTAMENTO di un  popolo che in nome di una legge razziale, emanata da Mussolini, verrà "bollato come diverso". Nessun diritto di "uomo" sarà concesso a loro, in quanto "colpevole di essere nato ebreo".
Ci sconvolgeremo per la MALVAGITÀ dei nazisti o dei "kapo" prigionieri politici polacchi, che senza alcun rispetto nemmeno per gli anziani, trattati "come sacchi di patate", decreteranno con un "semplice gesto" del dito, chi doveva morire e chi vivere senza alcun senso di colpa. "questi miei occhi hanno visto scene che non si possono immaginare, che non si possono dimenticare".
Proveremo compassione per L'ARRESA DI TANTI che non riuscendo a reggere tanto dolore preferiranno andare incontro alla morte, piuttosto che essere costanti bersagli di incessante atrocità avendo capito che da quei lager nessuno ne sarebbe uscito vivo; Unica soluzione possibile: recarsi spontaneamente in "ambulatorio:" che "voleva dire andare dritti alla camera a gas. Certe cose si comprendono solo con il senno del poi".
Ci piacerebbe rimuovere quella percezione di SOLITUDINE che si è radicata tra i prigionieri, brutalmente privati dai loro affetti. La loro presenza sarebbe servita ad alleviare quella sensazione di impotenza  per le continue punizioni, torture e certamente avrebbero dato risposte ai tanti perché...ma sfortunatamente, intorno a loro solo il deserto.
Non sarà facile cancellare lo sguardo ATTONITO dei russi una volta entrati ad Auschwitz. "dappertutto era pieno di cadaveri, scheletri e loro rimasero là impalati. Guardavano e non capivano". Capire come si può?
Non avrà confine LA SOLIDARIETÀ di quei "cadaveri ambulanti" che preferivano condividere quel poco cibo distribuito con gli altri dando "dimostrazione di grande generosità in momenti in cui pensare agli altri voleva dire privarsi dell'indispensabile per vivere" o "dell'interessamento di persone come Madame Vittoria" che aveva creato una rete di contatti permettendo a molti sopravvissuti "di rimettersi in piedi con un piccolo aiuto da parte delle comunità ebraiche sparse per il mondo".
Ma la VERITÀ va sempre accettata: "scegliere di non sapere è il modo più masochista e inefficace per chiudere i conti con il passato. Nascondere a noi stessi una pagina cruciale della propria storia ci impedisce di andare avanti"

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