Narrativa italiana Romanzi autobiografici Sei ore e ventitré minuti
 

Sei ore e ventitré minuti Sei ore e ventitré minuti

Sei ore e ventitré minuti

Letteratura italiana

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Settembre, è notte nella campagna toscana. Frida è irrequieta e ha voglia di camminare. Si sente sicura, conosce quei luoghi e non ha paura. Afferra uno scialle mentre il cellulare le sta squillando, non se ne accorge ed esce. Pochi passi, un rumore di foglie calpestate, e Frida viene afferrata da dietro, trascinata in un casolare, legata a un letto per sei ore e ventitré minuti. Se urla, l'ammazza, se non fa come dice lui, aumenta il dolore. L'unico modo per sopravvivere è isolare la mente e volare lontano dove non c'è traccia di tutto quel sangue... Cosa sarebbe successo se avesse risposto al telefono? Quale destino le avrebbe riservato il futuro? Avrebbe evitato l'orrore di quella notte che l'ha segnata per sempre? Con l'abile tecnica dello sliding doors, Domitilla Di Pietro racconta la sua drammatica storia, una violenza subita anni fa per una notte intera, il dolore fisico e la profanazione mentale, la morte del cuore e la sua resurrezione, ipotizzando anche un'altra vita, fatta di sogni e problemi quotidiani. Ma non sempre quello che sembra destinato a essere più rassicurante è ciò che ci rende più forti e profondi.



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Sei ore e ventitré minuti 2016-11-06 03:57:40 Pupottina
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    06 Novembre, 2016
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06:23

È un esordio narrativo molto interessante, un romanzo che lascia il segno ed emoziona, lasciando un brivido sotto pelle che impone una doverosa riflessione. Domitilla Shaula Di Pietro, già diventata pittrice per caso, ora affronta se stessa e il suo passato, raccontando la sua esperienza, la violenza subita e mai dimenticata, quella parte del suo vissuto che ha cambiato il suo modo di percepire le emozioni, i sentimenti, il quotidiano in generale.
Nel libro SEI ORE E VENTITRÉ MITUTI, tratto dalla sua storia vera, Domitilla Shaula Di Pietro ha ovviamente cambiato i nomi e romanzato alcuni episodi per esigenze narrative, ma ha raccontato i tratti salienti di un'esperienza dolorosa che l'ha segnata profondamente. Le ferite si sono rimarginate, ma il segno delle cicatrici è ancora lì a ricordarle che è sopravvissuta e che, in parte, ne è venuta fuori.
È un romanzo toccante, intenso, scritto con la volontà di fare giustizia. O di avere la sua vendetta.
La protagonista Frida è una donna felice, soddisfatta della sua vita, moglie e mamma impegnata, ma anche gratificata dalle emozioni che la sua famiglia le dona. La violenza, subita da Frida, segna un punto di non ritorno, uno spartiacque che divide in due la sua vita, la sdoppia. Avviene il cosiddetto sliding doors nella vita di Frida, che prosegue duplicando la protagonista e raccontandola, a capitoli alterni. È così che, grazie alla tecnica dello sliding doors, il racconto si divide tra Frida 1, che ha subito lo stupro, e Frida 2, che l'ha evitato, ma ha scoperto altro.
Ho trovato molto interessante e coinvolgente la tecnica narrativa. Lo stile è avvincente, caratterizzato da una scrittura fluida ed elegante. È un ottimo romanzo e l'ho apprezzato molto per le riflessioni che apre sui tanti aspetti provocati dalla violenza sulle donne. È un romanzo che tratta un tema caldo, ahimè, attualissimo e sempre più discusso. Bisogna lottare per cancellare questa piaga sociale. Bisogna evitare che le vittime, sopravvissute alla violenza, vengano uccise dall'indifferenza e dall'ignoranza che ancora circondano tanta brutalità. Bisogna fare in modo che le leggi tutelino maggiormente le donne e riescano a punire tali atti criminali in maniera esemplare.

"A volte è necessario intervenire nelle vite degli altri, altre volte, pur non volendo, le persone si incrociano comunque, perché è scritto, o per caso, o per motivi che non sappiamo."

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