Narrativa italiana Romanzi storici Il libro napoletano dei morti
 

Il libro napoletano dei morti Il libro napoletano dei morti

Il libro napoletano dei morti

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La presentazione e le recensioni di Il libro napoletano dei morti, opera di Francesco Palmieri edita da Mondadori. Dall'Unità d'Italia alla Prima guerra mondiale, Napoli vive forse il suo periodo più splendido e più buio. Le vicende avventurose dei capitani stranieri, arrivati per difendere la Causa persa dei Borbone, s'intrecciano con quelle di camorristi celebri e dei loro oscuri rapporti con il nuovo Stato italiano. L'ex capitale si avvia verso il Novecento tra contraddizioni storiche e sociali risolte nel sangue o in un paradossale risveglio culturale. Il suo esito sarà una Belle Epoque che germoglia dalla contiguità di delinquenti e artisti, tra sciantose e "facce patibolari", fino al drammatico epilogo del processo Cuocolo, in cui finisce moralmente alla sbarra tutta quanta la città. Ma quando calerà il sipario giudiziario, mentre infuria la Grande Guerra, un clamoroso assassinio in Galleria rivelerà che la camorra non è stata sconfitta. Si è solo trasformata... A narrare l'intera vicenda è la voce intensa e inconciliata del poeta napoletano Ferdinando Russo, riprodotta con sottile abilità da Francesco Palmieri. Celebre al suo tempo e amato dalle donne, da giornalista don Ferdinando ha coraggiosamente denunciato la malavita ma è stato al contempo attratto dai codici antichi di coraggio della guapparia, fino a divenire guappo egli stesso e a darne prova. Russo cerca il fil rouge che collega i racconti dei Cantastorie napoletani su Rinaldo il Paladino alla tragica fine dei capitani borbonici, o al dramma di poeti e letterati la cui vita si è chiusa col suicidio. Questo nesso lo ritrova nell'ineffabile enigma della Sirena Partenope, la Nera, l'anima stessa di Napoli, che si rivela nel coltello dei camorristi o irretisce incarnata in quelle sciantose di cui fu vittima egli stesso - prima con un grande amore perso, poi sposando un'altra che invece non amò. Con disincanto lucido e appassionato, e per intercessione di un illustre alter ego letterario, Francesco Palmieri racconta, "come se ci fosse stato", uno dei tratti più turbolenti e meno indagati della storia napoletana, offrendoci la trascinante ricostruzione di "un'epoca svanita" e di "amori e violenze invece intrinseci e perenni": un'epopea durata circa sessant'anni, che ancora segna in volto la città e in cui affonda le radici l'attuale irredimibile Gomorra.

Francesco Palmieri è nato a Napoli nel 1962. Giornalista professionista dal 1988, cronista di nera al "Giornale di Napoli" poi a "Paese Sera", dal 1992 è all'AGI (Agenzia Giornalistica Italia), dove è caposervizio della redazione Economia e coordinatore del portale Cina. Ha pubblicato i saggi Sole, Luna e Talia. Magia e misteri a Napoli (Società editrice napoletana 1984) e Vite pericolose. Uomini e fantasmi delle arti marziali (Settimo Sigillo 2009). Maestro di Kung Fu e cultore di musica e pittura napoletana, vive a Roma dal 1987.



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Il libro napoletano dei morti 2012-11-08 06:44:55 LuigiDeRosa
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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    08 Novembre, 2012
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Uh mannaggia lu Sissanta! Fracischiello,Francisch

Chi se non Ferdinando Russo, poeta e "guappo" avrebbe potuto raccontare la fine dei Borboni e il Risorgimento visto dalla parte dei Napoletani?
In questo saggio, racconto, romanzo non so come catalogarlo questo testo, Francesco Palmieri, giornalista e Maestro di Kung Fu, finge di essere il grande poeta napoletano e così racconta con l'ausilio delle rime del vate partenopeo la nascita dei guappi, le zumpate, gli affronti, i duelli con coltelli e bastoni. Racconta di un Re ,scippato dai Piemontesi di un regno e della dignità.
Racconta di eroi, fossero appartenuti ad altra epoca li avrebbero chiamati "partigiani", ma allora e dopo, gli storici sabaudi,piemontesi, Padani?, li chiamarono briganti: Edwin Kalckreuth, magnifico soldato austriaco che venne a morire per la libertà di noi Meridionali,Chiavone, il generale supremo imprendibile sostenitore di Re Francesco e come non ricordare l'irlandese Josef 'O Keeff che sembra uscito dalla penna di Emilio Salgari, e ancora Ludwig Richard Zimmermann, non vi sorprendano i nomi stranieri di questi e di altri "capitani di ventura" che leggerete nel libro, al Regno delle due Sicilie, il Mondo voleva bene, molto più di quello che dicono di volere, allora e oggi, i suoi stessi abitanti.In questa biografia di Ferdinando Russo,altra definizione per questo testo, c'è tutto, odio e amore, sangue e passione, soprattutto poesia.
Una volta Confucio disse : "Il letterato che ama starsene a casa non può esser considerato un vero letterato", per questo la Poesia e la Storia di Ferdinando sono stupende, sono parto di un letterato che non ha avuto mai una casa, se non il cielo e il mare di Napoli.

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