Narrativa italiana Romanzi storici Ma in seguito a rudi scontri
 

Ma in seguito a rudi scontri Ma in seguito a rudi scontri

Ma in seguito a rudi scontri

Letteratura italiana

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Torino, 2 aprile 1945. Ermanno Zazzi è un parà della Folgore pronto a partire per difendere gli ultimi avamposti fascisti. Prima ancora che nero, il suo cuore è granata. La visita del suo vecchio compagno di battaglie Hrubesch, Obersturmfuhrer delle SS, non potrebbe capitare in una giornata migliore: allo stadio Mussolini è in programma il derby. Una battaglia autentica, altro che rastrellamenti sulle montagne. I due amici assisteranno al derby più furioso della storia, con spari e risse sugli spalti, fin quando l’arbitro sospenderà la partita dopo 60, lunghissimi minuti: più che bastevoli allo Hrubesch per capire che, a prescindere da fascisti e comunisti, “il derby è il derby. E noi siamo del Toro”.



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Ma in seguito a rudi scontri 2015-01-24 22:40:33 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    25 Gennaio, 2015
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Rude scontro con il lettore

Giuseppe Culicchia – in “Ma in seguito a rudi scontri” – rappresenta una vicenda che suscita lo sdegno del lettore. Né il sospetto che si tratti di una provocazione finalizzata a indurre rifiuto consente di assolvere un testo atroce sia per le situazioni descritte, sia per il linguaggio adottato.

È il “1 aprile 1945… oggi poi che è Pasqua sembra di stare in una città fantasma”. A Torino, si incontrano il fascista Ermanno Zazzi - “sottotenente paracadutista della Folgore” – e un ufficiale delle SS, Franz Hrubesch: costui è mutilato di guerra (“senza un braccio e con un piede artificiale”), soffre della sindrome dell’arto fantasma (“Stamattina gli fa male anche il braccio sinistro, malgrado sia rimasto in Russia”) e ha perduto figlioletti e moglie (“Che mi resta?... La guerra”) nel bombardamento di Dresda (“Tempesta di fuoco. E Dresda l’hanno scelta proprio perché sapevano che… era… piena zeppa di civili e prigionieri e profughi dall’Est”): è praticamente un uomo finito, nonostante la sua divisa incuta ancora terrore (“l’aquila con tanto di svastica tra gli artigli”). Ermanno Zazzi, tifoso della peggior specie del Torino, lo convince a farsi accompagnare allo stadio, ove la squadra del cuore incontra l’odiata Juventus in un derby che è una guerra in miniatura tra calciatori, tra tifoserie. Ma prima della partita, i due fanno tappa al postribolo (“Tariffario prestazioni della casa: semplice lire 1,50 doppietta lire 2,50…”)…

Tra le rievocazioni delle atrocità del conflitto (“A Marzabotto i tuoi camerati hanno ammazzato anche i neonati. Mi è stato detto che li lanciavano in aria e gli sparavano, come al tiro a segno”) e l’odio sportivo, mentre la seconda guerra mondiale sta per concludersi con la disfatta nazista, il lettore patisce una narrazione – a tratti surreale, come quando si susseguono le visioni dei futuri scandali che coinvolgeranno il calcio - nella quale riesce a detestare e respingere protagonisti, situazioni, oppio dei popoli e uno sport che è ricettacolo di corruzione, frustrazioni e qualunquismo…

Bruno Elpis

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