Narrativa straniera Letteratura rosa C'è sempre un lieto fine
 

C'è sempre un lieto fine C'è sempre un lieto fine

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Tutte le storie hanno un lieto fine. Ne è convinta Ella, che da sempre crede nelle favole e tiene un blog dove si diverte a riscrivere i finali di film e romanzi famosi, riscuotendo grandissimo successo. Fino al giorno in cui scopre che il fidanzato la tradisce. E all’improvviso si rende conto che forse il finale da favola non esiste nella realtà. In preda all’agitazione, inforca la bicicletta e si scontra con uno sconosciuto. Si chiama Oscar, ma non fa nemmeno in tempo ad aiutarlo che lui è già sparito nel nulla spaventato. Per fortuna lascia dietro di sé il portafogli. L’unica cosa che può aiutare Ella a rintracciarlo e chiedergli scusa. È il minimo dopo quello che è successo. Appena lo apre, ne fuoriesce una pioggia di bigliettini scarabocchiati con enigmatiche annotazioni e strani indirizzi. Sembrano indizi messi lì proprio perché lei li trovi. Un invito a capire cosa si nasconde dietro quegli appunti in apparenza incomprensibili. Piena di curiosità, Ella si ritrova a far visita a persone molto vicine a Oscar. E, bigliettino dopo bigliettino, si rende conto che quell’uomo si porta dietro un passato difficile e ha bisogno del suo aiuto. Forse può dargli una mano ad aggiustare il suo cuore e regalargli il suo happy end. Così, facendosi portavoce della felicità, piano piano entra nella sua vita e lo incoraggia a rimetterne insieme i pezzi. Uno alla volta. Ma c’è ancora una cosa che Ella ha in serbo per Oscar. Una di quelle sorprese che non lasciano indifferenti. Un gesto semplice e naturale, che racchiude in sé tutta la forza della gentilezza e dell’amore. Solo così Ella potrà dire di essere riuscita davvero a regalare il lieto fine a quello sconosciuto che le ha cambiato la vita. Un lieto fine che forse ci sarà anche per lei.



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C'è sempre un lieto fine 2019-01-22 19:06:35 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    22 Gennaio, 2019
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Cinderella degli anni '2000

«Alla fine andrà tutto bene. E se non andrà bene, non sarà la fine» p. 181

Emilia Faust, detta “Ella” (da Cinderella), di anni trentadue, è una perfetta “fata madrina”, capace di prendersi cura della casa e delle persone che ama. “Fata madrina” è anche il nome dell’agenzia specializzata e finalizzata nell’offrire servizi professionali ai committenti troppo indaffarati per occuparsi delle ordinarie questioni di vita, che sei anni prima aveva aperto con la migliore amica Cora. Fino a che non era arrivato Philip. Il suo Philip, avvocato esperto di diritto di famiglia che le aveva conquistato il cuore e con cui in breve tempo era andata a convivere trasformando quello che doveva essere un lavoro in un’attività in via esclusiva: da quel momento, infatti, la giovane si occupa interamente del suo compagno, in modo totalizzante. Unico passatempo? “Better Endings” il suo blog: perché la nostra sognatrice proprio non li sopporta i “non lieto fine” e allora cosa fa? Li riscrive, interamente. Che si tratti di un film, di un libro, non importa, se il finale non è quello delle favole lei lo rielabora e dona ai suoi followers un epilogo tutt’altro che infelice. Perché la sua filosofia di vita è questa, e un finale da favole non può mancare. Ovviamente tra un post e l’altro non manca di raccontare delle sue prossime nozze in un castello, su un fiume o chissà dove e con chissà quale catering o abito da novella, l’importante è che sia assolutamente perfetto. Poi, un giorno come un altro, un trench portato in lavanderia, un bigliettino, il castello di carte che crolla, la scoperta del tradimento. Che fare? Adesso che Ella sa che il suo grande amore non è quello che pensa, sa che ha avuto un’avventura con un’altra e che tutto sommato con lei non sta così bene come immaginava visto che approfitta della circostanza per lasciarla. Che lui l’abbia semplicemente usata per avere il pacchetto completo fidanzata-donnina di casa? In preda allo sconforto Ella scappa con tanto preziosa bicicletta da corsa dell’ormai ex compagno, ed è qui che lo investe (non una ma due volte): Oscar de Witt, un uomo più che benestante che sta attraversando un brutto periodo, che a seguito del trauma ha perso la memoria e che ben presto diventerà il suo nuovo datore di lavoro.
Emilia non può far altro che diventare la sua governante, in parte perché si sente in colpa, in parte perché ha bisogno di un lavoro e di una casa visto che negli ultimi sei lustri è stata interamente a carico del suo ex. Eppure, giorno dopo giorno, Oscar diventerà più di un padrone di casa, gli confiderà aspetti del suo passato che mai a nessuno aveva rivelato tanto che ricomporre i pezzi del suo passato dimenticato sarà fondamentale per aiutarlo e al tempo stesso proteggerlo da quel che è stato. Ma per far ciò la Faust dovrà ricorrere a qualche piccola bugia bianca, o omissione se preferiamo… Tuttavia, le bugie hanno le gambe corte…

«Mi ricorda che dopo un punto e virgola arriva sempre qualcosa di nuovo. La storia non finisce come quando c’era un punto, ma il racconto continua» p. 225

Quella di Charlotte Lucas è una deliziosa commedia romantica adatta a tutti i cuori sognatori e a chi cerca un testo di rapida lettura, semplice, non troppo impegnativo e senza pretese. Perché è chiaro sin dalle prime battute quale sarà il finale, che l’opera è caratterizzata da diversi cliché tra cui il mito di Cenerentola e della fatina buona, eppure, il componimento si fa apprezzare per la sua semplicità e genuinità di intenti. I personaggi sono ben caratterizzati, ricordano molto Louisa e Will di “Io prima di te” così come le circostanze differenti soltanto per la tipologia di malattia di cui è affetto il protagonista maschile, i luoghi, ancora, sono avvalorati da descrizioni fin troppo minuziose.
Nonostante, infatti, il lettore che si avvicina a questa tipologia di elaborati sappia quel che lo aspetta, la difficoltà che sinceramente ho riscontrato non è stata tanto la presenza di elementi comuni ad altre stesure perché ribadisco, nel complesso “C’è sempre un lieto fine” mantiene le promesse e non delude le aspettative, quanto al contrario, nella penna che sinceramente a tratti è stata davvero troppo prolissa. Superare le prime cinquanta pagine è stato lo scoglio maggiore perché in queste le descrizioni tanto fisiche quanto caratteriali, quanto dei luoghi e degli oggetti, sono state davvero quantitativamente eccessive. Il rischio è stato quello di percepire i personaggi talmente tanto quali idealizzati, non veritieri e superficiali (soprattutto Ella) da non invogliare al proseguimento della lettura.
In conclusione, uno scritto godibile, rapido, adatto alle sognatrici e a chi cerca un qualcosa di non impegnativo con cui evadere qualche ora dalla quotidianità.

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Consigliato a chi ha letto...
Si = a chi cerca un romanzo d'evasione e/o ama le storie romantiche e a lieto fine,
No = a che non ama il genere.
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