Dettagli Recensione
Spero sia la scheda giusta
Proust senza tempo perché è intramontabile? Un’opera letteraria che segna con la sua cifra stilistica e contenutistica una svolta nel canone letterario senza che nessuno possa sovvertirlo in futuro facendolo biecamente coincidere con il gusto di un’epoca? O ancora un letterato capace di fare del tempo la sua cattedrale perdendosi al suo interno e annullandone di fatto la dimensione, azione del tutto congrua alla stessa idea di letteratura?
Potrei rispondere accogliendo tutte queste suggestioni, di fatto quando si è davanti a Proust penso che nulla possa essere percepito come giusto, definitivo, certo: occorre indubbiamente aprirsi ad un’altra dimensione, quella di un’intimità trascesa in opera d'arte, capace per questo di attenersi al requisito minimo delle vere opere letterarie ovvero all'estrema apertura interpretativa che esse possono generare.
Al di là di questi dubbi amletici che Piperno ha scatenato in me con la scelta del suo titolo, tutto il resto è risultato estremamente gradevole, dall'accettazione di uno scritto che trasuda modestia senza scadere nella captatio benevolentiae, alla curiosità che accompagna la lettura di una cronistoria della passione dell’autore per Proust, tutta individuale ma dalla forte portata e che scaturisce da un semplice processo di immedesimazione tipico del lettore forte, all’apprezzamento infine delle citazioni della Recherche utili a sostenere di volta in volta le argomentazioni prodotte. Quali siano le tesi, è presto detto: Proust ha creato uno stile inedito prima di lui, musicale, necessario per “dare sostanza ai ricordi che lo assediano” e che faranno di lui un artista; tuttavia ciò non deve portare a credere che egli si sia annullato nella letteratura perché la vera vita, a dispetto di quella famosa citazione in cui il nostro farebbe coincidere la vita vera con la letteratura, è quella casistica amorfa ai quali tutti siamo sottoposti vivendo, come capita a qualunque uomo che sul limitare della vita si arrovella a cercarne un senso. Molto interessante allora l’operazione che fa Piperno che appunto argomenta rimpicciolendo questo mostro sacro della letteratura all’essenza di un uomo, operazione ben difficile vista la mitizzazione a cui è ancora oggi sottoposto a cento anni esatti dalla sua morte. Marcel Proust era un borghese infiltrato nei decadenti salotti della nobiltà, ben consapevole della sua portata sociale prossima allo zero ma capace di inserirsi in quel mondo, rappresentandolo e vivendolo in trasposizione letteraria più che nella realtà frequentata solo con il fine di attingerne l’essenza, creando così una sovrapposizione della persona e del narratore capace di generare curiosità intorno al suo nuovo sé travasato nella dimensione del mito. Tesi affascinante, indubbiamente.
Le disquisizioni continuano con brevi capitoli dedicati alle “ossessioni romantiche di un cinico impenitente” agli “esercizi di seduzione” affinati da Proust per ammaliare noi lettori, allo snobismo e all’idolatria quali atteggiamenti tipici del proustiano perfetto, per arrivare poi a tratteggiare i difetti della voce narrante e la sua necessaria e reale imperfezione: egli è semplicemente, nella sua sostanza, un uomo ”gretto, mediocre, vendicativo, chiuso nella sua impenetrabile torre d’avorio”. Mi ha fatto vedere un altro Marcel e lo ringrazio. La seconda parte dello scritto è poi una raccolta di saggi che mi hanno deliziato ancor di più, una serie di accostamenti di Proust ai grandi della letteratura e non solo francese: Montaigne, Céline, Balzac, Nabokov, Dante, Virginia Woolf e persino Philip Roth. Sezione ricca di suggestioni che trasuda fine competenza critica senza mai appesantire la lettura.
Indicazioni utili
Commenti
3 risultati - visualizzati 1 - 3 |
Ordina
|
3 risultati - visualizzati 1 - 3 |