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Proust e gli altri
 
Proust e gli altri 2023-03-13 20:21:52 Mian88
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3.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    13 Marzo, 2023
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Proust e Alessandro

«È di lui che vorrei parlarvi. Della sua centralità nella vita di tanta gente come me, di come ha contribuito a cambiarcela, ma anche di come è riuscito ad avvelenarla ben benino e per sempre. Perché, occorre esserne consapevoli, quando ti entra dentro non ti lascia più in pace.»

Avvicinarsi ad autori del calibro di Marcel Proust non è semplice. Se da un lato ne siamo profondamente attratti, dall’altro ne siamo anche respinti. Un sentimento ambivalente che spesso sfocia in una forma di attrazione rocambolesca che porta ciascun lettore a chiedersi perché Proust affascini così tanto, perché Proust non abbia affascinato. Alessandro Piperno cerca di comprendere e analizzare quelli che sono in particolar modo gli effetti affascinanti della prosa proustiana sul lettore e per farlo decide di partire dalla biografia, scandagliandola, analizzandola in più aspetti e retroscena, partendo, a voler essere ancora più precisi, dal suo incontro con l’autore. Piperno si trova all’ultimo anno di liceo quando riceve per Natale da un amico, Roberto, un librone blu: il primo volume de “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust con traduzione da parte di Giovanni Raboni per i Meridiani Mondadori.
Un po’ come per ogni battesimo, Proust non si dimentica. E un po’ come quando accade con la scelta di una macchina, non siamo noi a scegliere ma è la macchina/libro a scegliere noi, a chiamarci. Quante volte ci sarà capitato di trovarci tra le mani un libro di un determinato autore così, quasi per caso, perché attratti da un quel qualcosa che nemmeno noi sappiamo ben spiegare.
Ed ecco allora che ci immergiamo in un Proust adulto e recluso, ipocondriaco e snob, segregato nella propria stanza, insonne e affiancato dalla fida governante. Conosciamo il Proust che vuol farsi conoscere, il Proust che vuole mostrare un determinato volto. Altresì conosciamo un Piperno che non vuole abbandonarsi, per ingenuità e/o romanticismo, al mito di uno scrittore che si contrappone con un alter ego.
Piperno ci invita alla riflessione, all’interrogazione, all’interpretazione. Chiede al lettore di farsi una propria idea, di custodirla e di condividerla una volta che questa ha preso forma. C’è un profondo orgoglio nell’essere proustiani che trapela da queste pagine, ne emerge anche un vero e proprio identikit proustiano.

«La verità è che sono un proustiano, e lo sono dalla testa ai piedi. In quanto tale, seguace di una vera e propria consorteria che annovera tra i suoi adepti individui tra i più disparati, e non tutti raccomandabili.»

Piperno si sposta poi a quelle che sono le tematiche trattate da Proust e che oscillano tra l’ebraismo, la moralità, la morte, la moralità, la letteratura e il suo ruolo nel nostro vivere. Pone in essere anche un vero e proprio parallelismo tra realtà proustiana e società attuale scandagliando quelli che sono i punti in comune ed evidenziando quelli che sono i punti di distanza tra lo ieri e l’oggi.
Nella seconda parte del componimento, ancora, Piperno accosta Proust a Montaigne, Céline, Nabokov, Balzac, Dante, Virginia Woolf, Roth. Per ogni coppia è evidenziata la tesi e l’antitesi, il parallelismo positivo e il parallelismo in negativo, l’ammirazione (come nel caso della Woolf), la differenza e distanza (come nel caso di Céline ma anche Balzac).
In conclusione Piperno con “Proust senza tempo” dona ai lettori uno scritto che porta il lettore a conoscere meglio Marcel Proust ma che al contempo perde un poco di quella che è l’essenza del saggio. Si evince l’amore del narratore contemporaneo per il narratore del passato ma si tende ad eccedere. Il risultato è un saggio “spuntato”, che perde di mordente perché troppo soggettivo e poco oggettivo. Quell’entusiasmo di Piperno sdubbia, finisce con il lasciare perplessi e rischia di suscitare nel lettore un effetto inverso, di allontanamento e non di vicinanza.
Un libro dai grandi intenti e le armi senza punta. Può conquistare il lettore già avvezzo all’opera proustiana per cameratismo ma finisce con l’essere di nicchia non riuscendo a coinvolgere completamente anche il conoscitore sommario, prossimo, novizio o anche appassionato ma con riserva. Un saggio non saggio.

«Nell'eterodossa famiglia di lettori (categoria umana non sempre simpaticissima), i proustiani si distinguono per una singolare inclinazione allo snobismo e all'idolatria. Se da un lato sono soliti guardare dall'alto in basso chiunque non abbia finito la Recherche, dall'altro considerano un dovere patriottico visitare almeno una volta nella vita i luoghi proustiani (case di campagna, alberghi di mare, cattedrali), con lo spirito del pellegrino che si reca in Terra Santa.»

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Commenti

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Maria, la tua recensione è assai interessante ed equilibrata, perciò molto utile ai potenziali lettori.
Vedo che questo libro ti ha lasciata parecchio 'tiepida' .
Qualche tempo fa , sull'onda di opinioni entusiastiche, ho inerito il titolo in lista. Ora tu mi aiuti a ridimensionarne le aspettative.
In risposta ad un precedente commento
Mian88
14 Marzo, 2023
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Ciao Emilio, ti ringrazio del tuo pensiero e del tuo commento. Mi rendo conto di essere un po' la voce fuori dal coro ma personalmente penso proprio che questo libro si faccia trascinare un po' troppo dagli entusiasmi e pecchi e difetti in altri aspetti che un saggio dovrebbe avere. Soprattutto dal punto di vista contenutivo. Mi ha proprio lasciata "tiepida", non potevi trovare definizione migliore.
Mi è sembrato di trovarmi come davanti allo studente che innanzi a un tema particolarmente amato si lascia così tanto trascinare da andare fuori tema e finire con il parlare di tutto tranne che di quello che dovrebbe o che comunque si lascia talmente prendere dagli entusiasmi da vedere la prospettiva in modo talmente tanto individuale da non riuscire a raggiungere anche il terzo esterno.
Sono curiosa di leggere, in futuro, il tuo commento in merito. Ovviamente la mia è una visione soggettiva ma per chi ama Proust, a mio modesto parere, ci sono titoli molto più soddisfacenti e minunziosi.
Grazie, Maria, per la generosa risposta.
Su Proust sai indicarmi qualche titolo?
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