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Il dolore che insegna a rinascere
Romanzo autobiografico che vibra di verità e ferita. È la storia di un uomo che precipita nel baratro dell’alcol e della disperazione, ma che trova una via inattesa di risalita nell’incontro con il dolore altrui. Daniele, poeta e protagonista, accetta di lavorare presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. È un ambiente che potrebbe schiacciarlo, fatto di sofferenza innocente e corpi fragili. Invece, proprio lì, tra i corridoi e le stanze dei bambini malati, la vita gli si riapre: lo specchio delle esistenze minacciate diventa la sua possibilità di riconciliarsi con sé stesso. Il romanzo alterna crudezza e poesia, realismo e lirismo. Mencarelli non risparmia nulla: la fatica, i pensieri cupi, le cadute; ma la sua scrittura è attraversata da una compassione che scalda. Gli sguardi dei bambini, dei genitori, dei colleghi, illuminano la sua discesa e, paradossalmente, la sua risalita. È un libro che interroga il lettore: fino a dove può spingersi la disperazione umana, e da dove può nascere la speranza? La risposta, suggerisce l’autore, non è mai teorica, ma si trova nella concretezza dei volti incontrati, nelle relazioni che curano, nei frammenti di bellezza che resistono anche nella malattia. Qualche pagina indulge in una ripetizione di immagini e riflessioni, ma è parte della natura del testo: come se il dolore stesso avesse bisogno di tornare, insistere, ribadire. Ne risulta un romanzo potente, che colpisce e resta, ma è da affrontare solo se predisposti a cercare una testimonianza autentica e coraggiosa, se no rischia di scorrere forse anche un po' stancando. E’ la testimonianza di come l’incontro con il dolore possa diventare la più radicale forma di guarigione e va onorato con rispetto. Una lettura che scuote e che invita, in silenzio, a custodire ciò che conta davvero.
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Mi piacerebbe leggere qualcosa di questo autore. Probabilmente però comincerei da un altro suo libro.