Igiene dell'assassino Igiene dell'assassino

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siti Opinione inserita da siti    21 Febbraio, 2023
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Esordio letterario...non prendiamoci troppo sul se

Esordio letterario, datato 1992, di una giovane scrittrice oggi narratrice affermata e prolifica: sicuramente un romanzo originale nell’impianto, basato su una serrata tensione dialettica espressa tramite dialoghi che rimandano al piano metaletterario e su un’originale trama. Non nascondo che mi ha fatto pensare, a tratti, ad Henry James, “Giro di vite” e a Oscar Wilde, “Il ritratto di Dorian Gray”.

Prétextat Tach è uno scrittore insignito del premio Nobel, i suoi libri non li legge nessuno, è vecchio, isolato dal mondo, ha un aspetto orribile a causa della sua obesità e un carattere scorbutico; gli rimangono appena due mesi di vita e accoglie nella sua casa i giornalisti che il suo zelante agente gli manda per le ultime interviste. Egli non vorrebbe prestarsi a tali scambi dialettici poiché non ritiene nessuno all’altezza del suo pensiero e si diverte a maltrattare i malcapitati con comportamenti imbarazzanti ma soprattutto annientandoli verbalmente. L’unica che gli resisterà sarà una donna che ribalterà i ruoli di vittima/carnefice trasformandosi anch’essa però in vittima dello stesso nemico da lei vinto, in un assurdo destino che scardina il piano della realtà. La stessa giornalista metterà a nudo l’identità dell’uomo che si cela dietro lo scrittore proprio a partire dalla conoscenza puntuale di tutta la sua produzione, romanzi incompiuti compresi. A partire da uno di essi condurrà infatti una ricostruzione degna di un processo per fare dello scrittore un imputato che non può essere assolto né condannato.
Una lettura interessante, veloce, anche piacevole che pare criticare sottilmente il mondo letterario, quello dei premi, quello degli scrittori affermati e anche quello dei lettori incompetenti.




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martaquick Opinione inserita da martaquick    22 Gennaio, 2021
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IL SEGRETO DIETRO AL ROMANZO

Un romanzo particolarissimo della scrittrice Amelie Nothomb questo “Igiene dell’assassino”. Mai letto nulla di simile.
Quasi interamente fatto di dialoghi, è un’insieme di interviste rivolte allo scrittore premio nobel Pretextat Tach, un uomo anziano e grasso che ha appena scoperto una malattia che lo porterà alla morte nel giro di pochi mesi.
L’uomo è disgustoso e i primi giornalisti che lo interrogano ne vengono nauseati sia da personalità, sia da cattiveria e anche dallo stile di vita.
L’unica persona che gli terrà testa è una giornalista donna che si presenta preparata sulla vita e le opere dello scrittore, al punto da ricordare a memoria tutti i titoli dei libri e altri dettagli.
In particolare la donna vuole approfondire l’unica opera incompiuta dell’autore, intitolata appunto Igiene dell’assassino, un romanzo diverso da tutti gli altri per realismo e trama.
Incalzato senza tregua Pretaxtat Tach rivelerà fatti e vicende mai raccontati nella sua lunga vita , una vita fatta di solitudine e abitudini malsane e soprattutto di segreti.
Tutto il romanzo è cosparso di frasi dal tocco filosofico, attacchi verbali da entrambe le parti, pensieri malsani e teologie discutibili.
Quello che stupisce è il finale che ho trovato strano, ma anche per niente scontato, all’altezza di questo particolare libro.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    12 Settembre, 2020
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Pretéxtat Tach

«Ah, adoro le parole, ma questo non vuol dire niente. Le parole sono belle materie, ingredienti sacri.»

Pretéxtat Tach è ormai giunto agli ultimi due suoi mesi di vita. Non esistono possibilità d’appello per la sua condizione di salute e per quel male che l’ha colpito e del quale sembra interessarsi ben poco, quasi come se fosse un qualcosa in più, un qualcosa di poco conto. Dalle forme smisurate, il sovrappeso inarrestabile, il tabagismo persistente, l’alimentazione disgustosa, l’ironia nel sangue e la volontà di smuovere coscienze, l’eroe delineato dalla Nothomb. in questo che rappresenta il suo esordio letterario e che le è valso anche il “Prix Alain-Fournier”, smuove le corde più intime e con logica ben studiata e volontariamente beffarda invita il conoscitore a interrogarsi. Il tutto avviene per mezzo di un susseguirsi di dialettiche ininterrotte che hanno luogo sotto la forma dell’intervista. Quattro sono i giornalisti che si susseguono in questo botta e risposta destinato a fallire e che li vede affogare la brutta figura nell’alcol, il primo, vomitare in un cespuglio a causa del disgusto, il secondo, il terzo deridere e rimproverare i colleghi per poi far peggio, il quarto affogare nella propria dignità per quello scoop non sfruttato e interrogarsi su quel quinto giornalista che loro seguirà in quell’impresa così impossibile e invincibile che è Pretéxtat. Tuttavia, quest’ultimo fortunato ammesso al grande santuario non solo non è un lui ma una lei, non sol è stato ben distante dai precedenti intervistatori, non solo è l’unico che davvero ha letto l’opera del morente, non solo è l’unico che riesce a vincere la prima mano e a confinare lo scrittore vincitore del Nobel in uno scacco matto senza possibilità d’appello ma è anche l’unico che davvero riesce nella grande impresa.
È Nina colei che riesce nella titanica prodezza di invertire i ruoli e di dominare la scena. Lei che è una donna, lei che rappresenta tutto quello che Tach ha sempre odiato, lei che non ha freni sulla lingua riesce a far cadere quella maschera che per sessant’anni è stata indossata senza interruzioni al fine di coprire quel grande segreto.
Amélie Nothomb dona al suo lettore un titolo arguto, intelligente, illuminante. In un crescendo continuo questo è chiamato a meditare e riflettere su molteplici aspetti che hanno inizio da un punto e nel proseguire confluiscono ad un altro in modo perfettamente lungimirante e logico. Senza sbavature, senza mai far perdere di entusiasmo o di curiosità. Chi legge è spronato ad andare avanti, è incuriosito da questo botta e risposta in cui la vittima è schiacciata dall’artefice, è invitato a proseguire alla scoperta di quell’arcano che si cela dietro una trama solo apparentemente lineare e chiara. Al tutto si somma uno stile fluido, rapido, magnetico, eclettico, smaliziato ma anche estremamente ingegnoso. E pensare che è un esordio.
Una autrice di cui ad oggi ho letto poco e che, a maggior ragione dopo questo titolo, mi riprometto di approfondire e leggere con sincero interesse.

«C’è gente così sofisticata da leggere senza leggere. Come uomini-rana, attraversano i libri senza prendere una goccia d’acqua.»

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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    04 Luglio, 2015
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Peter Pan taglia XXL

Non so perchè Amelie abbia scritto questo romanzo. Se dietro alla trama si possa leggere anche una nota polemica per come vengono assegnati i premi letterari, ad esempio il Nobel, per come è il mondo della letteratura e del giornalismo e della critica letteraria, per come spesso la gente non legge i libri che si vanta di conoscere, soprattutto chi si muove in certi ambienti (letterari).
Il suo premio Nobel, il protagonista della storia, tronfio e antipatico ottuagenario, è certamente un tipo improbabile. Improbabile come Nobel per il suo cinismo, perchè se un difetto bisogna trovarlo al Nobel, è che spesso (o così mi pare) è assegnato non solo in base al merito letterario ma anche allo spessore dell'autore, sulla cui unità di misura si potrebbe trovare da discutere.
Il romanzo è un ibrido tra braccio di ferro di intelligenze a tavolino e favola di Peter Pan e Wendy, con i soliti ragazzini che non vogliono crescere ( se non di peso) compreso il nostro Nobel, ottuagenario ma adolescente o preadolescente di testa benchè cinico.
Dal punto di vista stilistico a me questo romanzo non piace molto per il dialogo così serrato, solo dialogo e troppo serrato. Troppo ping pong. Preferisco che ci sia un po' di respiro, di luce come in Stupore e tremori che mi sembra molto, molto superiore come qualità letteraria.
Anche il contenuto è un po' così, un interessante esercizio di fraseggio, tanto per non essere troppo volgari. Certo, una donna intelligente come Amelie, si legge sempre volentieri.
Interessante il consiglio agli scrittori su come diventare un classico della letteratura, per chi voglia seguirlo.

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Di Amelie consiglio Stupore e tremori
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LittleDorrit Opinione inserita da LittleDorrit    22 Aprile, 2014
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Diabolicamente.....Nothomb

Come definire un uomo come Pretéxtat Tach?
Immane scrittore dalla carriera trentennale?
Premio Nobel di fama mondiale?
Genio ottuagenario?
Malato terminale di cancro alle cartilagini?
Grasso eunuco?
Abominevole divoratore di cibo disgustoso?
Sedentario adiposo?
Quest'uomo impossibile assorbe tutte le definizioni e va anche oltre.
Con abile dialettica mescolata a logica beffarda, che padroneggia come un bicchiere di Alexander, fa cadere, come birilli, quattro bravi giornalisti a caccia di scoop ammessi nel suo santuario privato per l'ultima intervista prima della morte.
Il vegliardo, dal botta e risposta tagliente, è sicuro della sua supremazia intellettuale e si beffa di loro, li tortura, li prende all'amo e poi tira strappando dalle loro viscere la poca dignità rimasta.
Uno alla volta si allontanano dalla casa.
Il primo affoga nell'alcol la brutta figura.
Il secondo vomita nel primo cespuglio a disposizione.
Il terzo, più sicuro di sé, rimprovera gli altri per la loro stupida performance ma alla fine farà anche peggio e il quarto si chiede come potrà il quinto giornalista chiamato per l'intervista e rimasto misteriosamente dietro le quinte, sopravvivere a questo sfacelo.
Ma il quinto giornalista non è un lui è una lei...e tutto cambia.
Sicura, brillante, documentata ma soprattutto armata della stessa dialettica e logica beffarda dello scrittore, Nina, ribalta i ruoli e domina la scena dalla prima all'ultima domanda facendo cadere al mefistofelico Tach, la maschera indossata per sessant'anni. Spunta, così, un indicibile segreto nascosto nella trama del suo unico romanzo incompiuto.
Cara Nothomb ti devo delle scuse! Come ho fatto a vivere fino ad oggi ignorando la tua abile penna? Non ho una gran simpatia per i contemporanei, questo è noto, ma al talento mi inchino. Sento di poter affermare che questa è stata la lettura più entusiasmante, esasperante ed illuminante degli ultimi anni. Una scrittura ironica, diretta, infarcita di invettive contro lettori distratti, giornalisti impreparati, scrittori poco talentuosi, ricca di rimandi letterari e filosofici e superbamente incorniciata in un'eleganza stilistica davvero unica. Ringrazio Lady Libro e Cub per aver portato la Nothomb nella mia quotidianità. Lettura imperdibile, a prova di super scettici.

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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    30 Aprile, 2013
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Scandalosa Nothomb: la sindrome di Michael Jackson

L’ottuagenario Prétextat Tach sarà anche premio Nobel per la letteratura, ma è insopportabile (“un grasso eunuco grafomane”). Gli rimangono pochi giorni di vita, in quanto è affetto dal ‘cancro delle cartilagini’. Produce una letteratura “più nociva della guerra” ed è disgustoso: mangia “trippa fredda di mattina”, fa colazione con “latte di gallina”, pranza a suon di “frittelle di cervello, stracotto di rognoni”, adora le “polpettine di maiale cotte nello strutto, o grasso rappreso, lardo crudo …” E vi risparmio il resto. Operazione pia che la Nothomb non compie, perché sa sempre come tirar la corda!
Tentano di intervistare l’impossibile personaggio quattro giornalisti. “Ci terrorizza tutti, e me per primo, ma … questa maschera aggressiva è una civetteria: gli piace giocare all’obeso impassibile e crudele per nascondere una sensibilità a fior di pelle”. Tutti falliscono. Riesce nell’impresa la quinta giornalista: una donna che ingaggia con lo spregevole individuo un alterco senza esclusione di colpi.
I due antagonisti parlano di letteratura: “Il sommo della raffinatezza è vendere milioni di copie e non essere letto”. Come Omero, per intenderci.
I due parlano di donne (“Tota mulier in utero”) e di femminismo. Tach non si professa misogino: di più! “Odio le donne ancor più degli uomini … prima di tutto perché sono brutte”.
Il mio disgusto di lettore è stato provocato anche dall’antiestetica dissertazione sugli organi dello scrittore.
Poi il dialogo, sempre più serrato, si concentra sull’unica opera incompiuta dello scrittore: “Igiene dell’assassino”. La giornalista bluffa ed estorce una confessione su una storia allucinante di acqua, sangue e fuoco. Da ricondurre forse … alla sindrome di Michael Jackson.
“I premi Nobel per la pace sono spesso assassini, ma i premi Nobel per la letteratura lo sono sempre”. “Scrittore, assassino: due aspetti di uno stesso mestiere, due coniugazioni di uno stesso verbo”.
Amélie Nothomb, bad girl della letteratura, dissacra. Consacrandosi iconoclasta. E’ paradossale. Geniale. E scandalosa, ma non nell’accezione che attribuiscono a questo termine i benpensanti: piuttosto, nella concezione di Kierkegaard. Per il filosofo lo scandalo è qualcosa che si oppone alla ragione. O il risultato dello scontro di categorie opposte. E scandalizzarsi significa non accettare il rischio e l’incertezza.

Bruno Elpis

Amici di Qlibri!
In quest’opera della Nothomb si parla tanto di lettori. E anche di recensioni.
Vi sono i “lettori rana. Costituiscono la stragrande maggioranza” … “attraversano i libri senza prendere una goccia d’acqua”. Perché spesso “lo pseudo lettore, bardato del suo scafandro, passa in assoluta impermeabilità attraverso le mie frasi più sanguinose”. Pochi sono i lettori “nel senso carnivoro del termine”.
E noi, che razza di lettori siamo?
Quanto alle recensioni, vi do un avvertimento. Amélie, per bocca di Tach, le ritiene troppo protese a scovar metafore e simboli: “Posso permettermi di scrivere le verità più rischiose, in esse non si vedrà mai altro che metafore”.
Uomo avvisato, mezzo salvato.

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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    12 Aprile, 2013
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Amélie contro Amélie.

Amélie contro Amélie. Da un lato c'è Prétextat Tach, premio Nobel per la Letteratura, vecchio obeso e spietato, malato nei suoi ultimi mesi di vita. Rimpinza da sessantasei anni il suo corpo lardoso di tutto ciò che è commestibile e possibilmente nauseabondo, ed è l'emblema stesso del disturbo da alimentazione incontrollata, “mostro” che sembra in qualche modo emergere in tutte le opere della Nothomb.
Dall'altro lato c'è Nina, giornalista che riesce nell'impresa ritenuta da tutti impossibile: dargli del filo da torcere. Lo fa lanciandogli una sfida dialettica all'ultimo sangue con una bizzarra posta in gioco: chi dei due cederà per primo dovrà strisciare - letteralmente strisciare - davanti all'altro. Comincia un gioco di frasi al vetriolo, battute spiazzanti, insulti, finte, colpi bassi, mentre si fa strada una verità tenuta per anni nascosta nel posto più impensabile, vale a dire sotto gli occhi di tutti.
Prétextat Tach odia e disprezza gli esseri umani in generale e le donne in particolare, donne nel senso di non-più-bambine, contaminate dalla pubertà per diventare ripugnanti macchine da riproduzione: “Non è né la morte né la vita, né uno stato intermedio. Si chiama essere donne”. Vivere in eterno, nell'ottica dell'“assassino”, significa non abbandonare mai l'Eden dell'infanzia, anche a costo di scelte estreme, anche a costo di uccidere.
Non è il caso di impermalirsi, si sa che i libri di Prétextat “rigurgitano di spacconate” (sono parole della giornalista), con “un'alternanza continua tra passi carichi di senso e parentesi di bluff assoluto”. In questo risiede parte del loro fascino, e spetta al lettore riuscire a distinguere ciò che è simulazione da ciò che non lo è – compito arduo ed esaltante.
Ma è ancora più difficile rispondere ad una domanda: chi ha vinto davvero alla fine, Nina, o piuttosto la demenziale logica del vegliardo?

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joshua65 Opinione inserita da joshua65    12 Agosto, 2012
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Roller Coaster Revolution

Non ci vuole molto a capire che l’ “Igiene dell’assassino” è un bel libro, perché è scritto benissimo.

Ma leggerlo è stato come fare un giro sull’ottovolante: brivido durante la ripida salita iniziale, un po’ di paura tra le curve paraboliche, senso di nausea all’uscita.

Forse avrei fatto meglio a rinnegarne lo spirito e leggerlo a velocità di crociera, soffermandomi sui sofismi rifiutati, le metafore schivate, l’imperativa necessità di coniugare i verbi, le incredibili citazioni, il sagace umorismo al vetriolo, l’illuminante classificazione anatomica degli scrittori. Poi, dopo aver sparso tutte le sue pagine sul pavimento, sottolineare i brillanti aforismi e ricopiarli a matita su un foglio a quadretti.

Perché non deve essere stato facile, per Amélie Nothomb, convogliare nel suo primo libro tutta l’energia creativo-distruttiva accumulata negli anni della sua travagliata vita personale, e darcene un assaggio con questo breve romanzo, che racconta le interviste tra Prétaxtat Tach, scrittore premio nobel ritiratosi da diversi anni e con ormai pochi mesi da vivere, e quattro malcapitati giornalisti (uomini).

Poi l’incontro-scontro con Nina, l’enigmatica giovane giornalista (donna), che, con un estenuante botta e risposta, mette a nudo la contorta personalità dell’anziano scrittore, trasportandoci in maniera sempre più incalzante verso un inatteso, rivelatore, catartico finale.

Sì, avrei proprio fatto meglio a tirare tre palle con un euro, oppure comprarmi lo zucchero filato, ma le luci colorate, la musica assordante e un brivido lungo la schiena mentre rivolgevo lo sguardo verso l’alto, mi hanno convinto a salire su questo diabolico trenino.

Nothomb si, Nothomb no, Nothomb si

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Nothomb, Celine, Hugo
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    26 Giugno, 2012
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L'evoluzione del verme strisciante.

All’inizio non mi piaceva, o meglio, non mi galvanizzava.
Lo trovavo … Terreno ? Lo trovavo… Plausibile ? Lo trovavo… Umanamente concepibile ?
All’inizio.
Poi, come tutti gli inizi che si rispettino, anche questo inizio e’ terminato ed e’ arrivata Amèlie Nothomb, questa donna che catalizza i miei sensi, il mio stupore, la mia curiosita’ letteraria. Che mi lascia sempre lì , cosi’, a bocca aperta ed occhi sgranati, come fossi l’istantanea di un cefalo morto.

Prètextat Tach, Nobel per la letteratura, ottuagenario destinato da una malattia senza speranza ad una morte imminente, concedera’ un’intervista a cinque giornalisti.
Misantropo acculturato, genio aggressivo e impietoso, lingua biforcuta in un corpo suino non lesinera’ ogni forma di insulto ai giornalisti che incontrera’. Demolizione umana dopo demolizione professionale, il quinto giornalista, uno degli esseri piu’ brutti, stupidi e inutili a questo mondo : una donna.
Benvenuta Amèlie, anche in quest’opera la tua spietata originalita’ si impone coi tacchi a spillo su un tappeto rosso : linguaggio ricercato, latinismi, forse il piu’ narcisista tra i romanzi di Nothomb, diamole atto, questa autrice sa scrivere molto bene, avvalendosi di una penna piu’ forbita del solito se il suo personaggio lo richiede.
Ricco, ricchissimo metaforicamente parlando , per chi ama interpretare qui c’e’ una giungla inesplorata dove addentrarsi, lussureggiante di significati celati da portare alla luce.
La figura della donna ed il ruolo nella societa’, la superficialita’ del giornalismo, l’assassinio dell’amore a mezzo dell’oblio…
Cosa e’ disposto a perdere un uomo, pur di salire sull’altare dell’eternita’ ?
Quanto si e’ disposti a sacrificare, per la gloria ?

Crudo, demenziale, senile, cinico, farneticante, originale, impensabile : Amèlie Nothomb.
Buona lettura.

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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    28 Mag, 2012
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Un tornado di parole e sputi

Come riassumere in breve il contenuto di questo romanzo? Con la famosissima canzone di Mina: parole, parole, parole...
Sì, perchè il tutto è governato da un'unica forma di scrittura: il dialogo.
Ma se Socrate esaltava l'importanza del dialogo come metodo di ragionamento collettivo tramite cui si raggiunge la sapienza, Amelie ha qui tutt'altro scopo con le sue infinite parole: lo sputo.
Proprio così: attraverso il linguaggio verbale, l'obeso, invalido e moribondo scrittore da premio Nobel protagonista esprime tutta la sua misantropia, misoginia e (presunta) superiorità morale. Ogni sua singola parola è uno sputo in un occhio, il massimo disprezzo per coloro a cui ritiene di non appartenere, un colpo mortale per i poveri giornalisti che rivestono, loro malgrado, il ruolo di carne al macello, dopo essere stati vittime di una spietata battaglia verbale. Non c'è ironia, nè tanto sarcasmo: solo una lunghissima guerra di logos il cui vincitore sarà uno solo.
Tutti questi sputi e parole, si articolano, si sovrastano, si intrecciano, si sovrappongono in un forte e violento tornado che finisce inevitabilmente per coinvolgere il lettore appassionato o meno.

Primo libro scritto da Amelie Nothomb e già questa donna dimostrava tutta la sua intelligenza. arguzia e acume: rispetto però ai libri precedenti che ho letto di quest'autrice, qui ho trovato un lessico e dei contenuti un po' più complessi, numerosi sofismi, frasi latine, filosofiche e dialettiche che ho dovuto rileggere più volte per poter capire.
Inoltre certi argomenti di conversazione mi sono sembrati un po'inutili e forzati (soprattutto alla fine), ma per il resto è proprio un buon libro.
Leggere Amelie Nothomb è un po' come andare dallo strizzacervelli. Con lei non ci si annoia di certo, ci si stupisce e sconvolge. Lei è la regina dell'imprevedibilità, della stranezza, dell'originalità il più vicina possibile alla realtà, nonchè dei finali a sorpresa (leggerei le sue opere solo per questi).
Insomma, o la si ama o la si odia. E io l'amo. Tanto.
Quando ci si abitua al suo stile, il suo senso del macabro diventa normalissimo e perfino piacevole.
So che sembrerò pazza nell'affermare ciò, ma che posso farci? Questa è Amelie, questa è la sua magia. Questo è l'incantesimo che mi ha fatto con le sue pagine. Con le sue parole.

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piero70 Opinione inserita da piero70    31 Gennaio, 2012
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Delirio dialettico

Me la immagino questa belga irriverente mentre scrive questo libro.
Seduta con lo sguardo fisso davanti che pensa: "Vediamo, come posso girare questa frase in modo che non si capisca nulla e che sia necessario leggerla almeno tre volte prima di intendere cosa volessi dire? Come posso parlare di un assassinio in modo che non ci si capisca niente".
Dopodichè, scossa dalle risate, e con le lacrime agli occhi, la vedo mettere mano alla macchina da scrivere (chissà perchè in questa mia parentesi onirica non la immagino al pc. Mi pare che non le appartenga) e buttar giù questa serie interminabile di guazzabugli dialettici. Di acrobazie semantiche.
Che ostentazione di cultura. Che manifestazione del saper scrivere! Ineccepibile! Solo in Umberto Eco avevo trasecolato, leggendolo, in modo paragonabile.
Il solito cinismo, la solita freddezza che esce da ogni riga. Ormai è chiaro che questa è la sua cifra stilistica, ma devo ammettere che contrariamente alla mia precedente fatica di lettore, questa volta almeno ogni tanto mi ha strappato una risata.
Di tristezza, sia chiaro. Quanto talento sprecato.
Scrive da dio la Nothomb è evidente questo.
Ma pare che scriva come per una tesi in semantica per un dottorato di ricerca. Nessun calore, nessuna passione.
Ho provato a darle una seconda possibilità.
Ma mi sono sentito un po' preso in giro.
Cento pagine di equilibrismi lessicali.
Da leggere, se non altro, per vedere come si scrive.

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Ally79 Opinione inserita da Ally79    25 Gennaio, 2012
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Pura ironia

Nothomb,Nothomb,Nothomb.
Autrice controversa:la ami-la detesti.Nessun'altra alternativa.
Provo umilmente a spiegarvi la mia visione:la sua scrittura non somiglia a una passeggiata romantica in riva al mare,né a un viaggio in fantasiosi universi,ma nemmeno a una impervia scalata sul monte “Letteratura”.No.
Lei è una giornata in cui sei in ritardo,corri a lavoro inciampando sui tacchi,un passante ti urta con una spallata,la chiave non entra nella serratura dell’ufficio e in te si profila il presagio di una pessima giornata ma...aspetta a giudicare.
Perchè è proprio in quella stessa giornata quando magari ti sarai anche macchiata la camicia bianca con il caffè,che tu scoppierai a ridere:l’ironia ti salverà.
Ecco questa è la Nothomb per me.
Si è vero è cinica,cruda,reale,lucida,ma prima di tutto questo lei è beffarda:devi giocarci,devi lasciarti sfidare,devi immergerti nel mare del sarcasmo e nuotare a largo.
In Igiene dell’assassino l’ho incontrata spietata come ancora non mi era accaduto.
Prètextat Tach è un misogino premio Nobel:obeso,bastardo,geniale,dotato di una forma morale inaccettabile ai più.Decide di concedere una intervista e fa fuggire piangente ogni giornalista che gli si para dinanzi.
Ha una intelligenza argutissima e una fine dialettica che gli garantiscono facil vittoria.Ma il degno avversario arriva sempre:in questo caso è (ahilui) una donna.
Si apre il duello:scambi rapidissimi,cattivi,a mio avviso imperdibili.
Ridi insieme a loro,ti becchi un ceffone crudele in viso,ti sorprendi dell’uso disinvolto che fanno dei vocaboli.
Poi ti incammini verso il finale e ti blocchi.Letteralmente.
“No,no,nemmeno la spudorata Amèlie ha il coraggio di inventarsi una chiusura di questo tipo!Mi sta prendendo in giro,vuole solo lasciarmelo credere!”
E invece no.Lei ne ha di coraggio:da vendere.
Chiudi il libro allibita,poi sorridi complice e ti scopri divertita.
La Nothomb colpisce ancora:ahia!

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