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Chiara d'Assisi. Elogio della disobbedienza
 
Chiara d'Assisi. Elogio della disobbedienza 2013-11-14 04:16:26 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    14 Novembre, 2013
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La poetica della vitalità dei personaggi

“Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza” è l’ultimo romanzo di Dacia Maraini. Al di là della curiosità che suscita l’opera con la quale la grande scrittrice affronta - in modo originale e autorevole al tempo stesso - la figura carismatica di una santa che è nel cuore della gente, il romanzo si sviluppa da una premessa che ha catturato il mio interesse, in quanto condensa la poetica di una delle figure di primo piano della letteratura contemporanea italiana.

L’occasione – immaginaria? Reale? Reale perché immaginaria? - di scrivere un’opera su Chiara d’Assisi è infatti rappresentata da una mail che Dacia riceve: “Cara scrittrice, sono una studentessa siciliana, di un piccolissimo paese alle falde dell’Etna… Mi chiamo Chiara… sono nata proprio il giorno in cui si festeggia la santa, l’11 agosto…”
La mail colpisce la scrittrice, che – con la generosità che contraddistingue “i grandi” – risponde. La risposta è una gradita sorpresa per la mittente:
“Sono talmente contenta della sua risposta che mi sono messa a ballare da sola. Pensavo che mi avrebbe ignorata.”
Inizialmente Dacia è guardinga e ha un atteggiamento fondato di sospetto.
“Cosa voglio da lei?”
La giovane siciliana ha le idee molto chiare (secondo il detto maschilista nomen omen!) ed è proprio lei che sfodera un sunto della poetica di Dacia Maraini, che a me piace definire “la poetica della vitalità dei personaggi”:
“Ho letto in una sua intervista qualcosa che mi ha colpita: lei dice che i personaggi vengono a trovarla. Bussano alla sua porta, entrano, si seggono e raccontano la propria storia … quando un personaggio… mi chiede anche un letto per dormire… capisco che è venuto il momento di cominciare un nuovo romanzo.”
Un’evoluzione del pirandelliano “personaggio in cerca d’autore” che, rifiutato dall’autore e desideroso di mettere in scena il suo dramma, si rivolge al Capocomico? Certo è che alla base vi è un atto di altruismo: lasciarsi conquistare da una persona o da un’idea, talmente viva, talmente meritevole di essere oggettivata, che l’autore mette il proprio talento, i propri giorni, la propria personalità al servizio della storia. Sino a immedesimarsi e artisticamente confondersi, divenendo uno con la creatura-creazione.

Nella sequenza delle mail, la “Chiara siciliana” esprime meglio i suoi intenti: chiede alla scrittrice di documentarsi e di comporre un’opera che l’aiuti “ad approfondire il senso di questo nome che mi sembra tanto pesante da comunicarmi un senso di responsabilità storica.”
Oltretutto, la giovane si sente accomunata alla santa della quale porta il nome da molte circostanze: l’anoressia (“Nel rifiuto del cibo di molte donne e ragazze c’è una richiesta di spiritualità”), il rapporto difficile con la corporeità (“Vorrei imparare a digiunare ma questo succederà solo se arriverò a posseder un corpo felice”), la verginità (“Chiara era vergine. Io sono vergine… per inappetenza sessuale e forse per pura noia”), l’identificazione spirituale e culturale (“Senza Chiara non ci sarebbe l’altra Italia, quella della passione gentile e della povertà scelta come libertà del cuore”).

Dopo un “tira e molla” tra diffidenza e curiosità, la scrittrice si lascia progressivamente coinvolgere, sino ad ammettere: “Inutile dire che sono stata contagiata. Ora sono immersa nella lettura e mi sembra di scivolare piano piano dentro un’epoca lontanissima eppure forse più vicina di quanto pensiamo”.
La studentessa se ne accorge e gode del suo successo: “Ecco, lei è già entrata nella storia. Ha già afferrato la piccola magrissima mano di monna Chiara, figlia di Favarone di Offreduccio e di Ortolana Fiumi.” Ottenuto l’obiettivo, la ragazza sparisce: “Da settimane non ricevo più lettere da Chiara Mandalà.” Salvo poi rientrare sorprendentemente in scena con un “coup de théatre”, a discutere dell’opera di Dacia Maraini che in Chiara ha interpretato… ma questa è un’altra storia, degna di formare oggetto di specifico commento…

Bruno Elpis

Nella home page del sito www.brunoelpis.it trovate l’intervista esclusiva che, grazie all’amico Angelo Fàvaro, ho realizzato con Dacia Maraini. In essa la scrittrice conferma che lo spunto fornitole dalla “Chiara siciliana”… è reale!

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Commenti

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complimenti per il commento, Bruno!
mi sono interrogata parecchio sul parallelo con "Chiara siciliana" , corro a leggere la tua intervista all'autrice...
Quindi, anche secondo il tuo giudizio è un lavoro pienamente riuscito...
In risposta ad un precedente commento
C.U.B.
14 Novembre, 2013
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Bruno lo ho iniziato ieri sera !
Lo spunto e' reale ? Buono a sapersi, vado a leggere anche io l'intervista.
Comunque promette bene ;-)
Cristina72
14 Novembre, 2013
Ultimo aggiornamento:
14 Novembre, 2013
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La Maraini non mi piace ma ho letto con interesse la rece e la tua intervista, molto ben argomentata! Piccola osservazione tecnica: perché hai scelto i caratteri bianchi su fondo nero?! A fine lettura vedevo flash a strisce! ;-)
@ Silvia: sì, un'opera coinvolgente, un affondo originale su una figura incantevole. Sono d'accordo con la tua analisi. :-)

@ CUB: che bello! Così presto leggiamo anche la tua opinione :-)

@ Cristina: questo lo devi leggere! Mi spiace per la tua vista, il noir sullo sfondo è stata una scelta di chi ha realizzato il sito (peraltro da me condivisa). Prendo nota di quello che dici, magari alla prima occasione di revisione del layout... Grazie! :-)
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