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Pimpì oselì
 
Pimpì oselì 2014-06-04 16:21:14 aislinoreilly
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    04 Giugno, 2014
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La storia vista con gli occhi di una bambina.

Questo libro, scritto nel 1995 ma ambientato negli anni '30, ci fornisce una visione storico-sociale di una Italia a cavallo tra l'ascesa di Mussolini e l'entrata in guerra. Presentato così sembra il solito saggio storico che molti, me compresa, farebbero volentieri a meno di leggere.
Invece sono rimasta catturata fin dalla prima pagina da questa splendida narrazione "fanciullesca". Non mi sentivo più la ragazza di 21 anni, ma una bambina che ha tutto da scoprire, con una mamma fredda e ostile e i misteri incomprensibili del mondo degli adulti. Prime pagine e ci ritroviamo già alti un metro e persi tra la folla di una stazione ferroviaria. Il terrore addosso perché abbiamo perso di vista la nostra mamma con il rischio di perdere il treno e di finire chissà dove. Poi il sollievo: la mamma riappare e anche se ci sgrida noi siamo felici comunque. Un libro che inizia così, non può che rivelarsi interessante.
La trama è una cornice: fornisce dettagli sulla situazione della famiglia e su dove si trovi, il resto si sviluppa da sé. Chi legge ha gli occhi di una bambina che vede compagni di scuola che si picchiano tra di loro come animali, una bambina che si pone domande sulla religione, sulla vita, sulla morte e sogna che un principe azzurro la porti via con se. Attorno a lei muoiono ragazzini per tubercolosi, problemi di cuore, epilessia. Ha pensieri sconci e si sente in colpa perché la religione è al primo posto in una società così arretrata e superstiziosa. Sta scoprendo il mondo ma non può farlo liberamente perché lei è donna e ogni suo gesto, per quanto innocente fosse, viene subito interpretato come atto impuro e vergognoso. Leggendo un libro che racconta un pezzo di storia in modo così soggettivo, ho vissuto il tentativo dello Stato di allora di formare una gioventù fascista e ottusa, che altro non doveva pensare che ad essere devota alla patria, a Dio e a Mussolini come se fosse il loro secondo padre.
Non nego di aver avuto dei brividi leggendo, brividi di puro raccapriccio per l'Italia del tempo, che nelle campagne e nei paesi più piccoli viveva nell'arretratezza intellettuale ed economica. Ho provato mille sensazioni diverse e mi sono stupita perché questo libro non lo avrei nemmeno letto se non fosse stato uno dei pochi interessanti che avevo in casa.
Bello e interessante, il resto l'ho già detto.

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