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La ragazza e l'inquisitore
 
La ragazza e l'inquisitore 2009-03-28 23:41:30 Maristella
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Maristella Opinione inserita da Maristella    29 Marzo, 2009
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Noia

Nerea Riesco, nata a Bilbao e cresciuta a Valladolid, attualmente lavora a Siviglia come giornalista e tiene corsi di Scrittura Creativa all’Università. Il suo primo romanzo “ Ladronas de almas” è stato pubblicato nel 2002. Nel 2004 vince la nona edizione del premio “ Ateneo Joven de Novela” con il suo secondo romanzo “ El pais de las mariposas”. “ Ars Magica”, edito in Italia con il titolo “ La ragazza e l’inquisitore” è il suo ultimo lavoro e sta per essere pubblicato in altri dieci paesi. Basandosi sui memoriali dell’inquisitore Alonso De Salazar y Fria conservati presso l’Archivio Storico Nazionale di Madrid insieme ad una grande quantità di lettere e do*****enti che si trovano nel settore dedicato all’Inquisizione, l’autrice cerca di fare luce nell’oscurità intrisa di paure della Spagna del diciassettesimo secolo. Alonso de Salazar fu uno dei tre inquisitori che prese parte al processo delle streghe di Zugarramurdi. Fu certamente un inquisitore particolare che, nei suoi viaggi lungo i Paesi Bassi e la regione navarrese, andò alla ricerca di prove per dimostrare che non esistevano persone che potessero avere dei poteri magici maligni. Questa figura rivoluzionaria per l’epoca e per il comune sentire di quei tempi e dei nostri lasciò ai posteri otto volumi riportanti il suo operato. Essi rimasero accantonati per quattro secoli nelle cantine del Sant’Uffizio fino al loro ritrovamento da parte di uno studioso americano che indagava sull’Inquisizione Spagnola. Salazar è dunque il rappresentante della parte “razionale “del romanzo. Gli fanno corona diverse figure realmente esistite: il re Filippo III, la sfortunata regina Margherita d’Austria, il potente Duca di Lerma, il suo segretario Rodrigo Calderòn, il giovane novizio Inigo, il Frate Domingo e tanti altri. La parte “magica” del libro è rappresentata da Mayo de Labastide, unico personaggio di pura fantasia. Mayo ha sedici anni, un fisico da rondine e gli occhi nerissimi e profondi. Conosce le arti della guarigione, dell’erboristeria, della magia e persino della profumeria. Vive a stretto contatto con una natura di cui subisce il fascino fatato facendosi sedurre da ogni suo giornaliero prodigio e si accompagna a Beltràn, un asino sotto le cui spoglie dovrebbe nascondersi un uomo legato da un incantesimo talmente forte che, nonostante l’intensità degli sforzi della ragazza, non si riesce a riportare alle sue originarie condizioni. Mayo è alla disperata ricerca della sua nutrice, la bellissima Ederra che dopo essere stata condannata a morte per stregoneria, è svanita nel nulla. Per ritrovarla Mayo dovrà percorrere le stesse strade di Salazar, seguendolo come un’ombra. L’autrice ha voluto così rappresentare, soprattutto con questi due personaggi agli “ antipodi”, la dualità del pensiero umano, l’animo razionale e quello fantastico, respingendo per il suo libro l’etichetta di romanzo storico, nonostante la perfetta ricostruzione del periodo. “ Gli uomini cambiano poco nel tempo” asserisce l’autrice” e continuano ad essere spinti dalle stesse passioni, dagli stessi interessi: l’amore, l’odio, la vendetta, la sete di potere”. E la Storia non è altro che “ il tentativo da parte di una persona di influire sui propri simili manipolandoli ed utilizzando il potere che detiene. Quindi, scrivere un romanzo storico equivale in qualche modo a scrivere sull’essere umano e far sì che possano essere riconosciuti gli errori del passato e magari anche quelli del presente.” L’inquisizione Spagnola è quella che ha goduto sempre della fama peggiore. In effetti, contrariamente a ciò che si è sempre creduto, ha condannato al rogo per stregoneria poche persone rispetto all’infinità di uccisioni perpetrate ad esempio dall’inquisizione germanica o da quella olandese. Questo, perché l’inquisizione spagnola non era direttamente dipendente da Roma e per esistere doveva autofinanziarsi. Il modo migliore per farlo era di impossessarsi dei beni dei condannati e non necessariamente essi dovevano finire sul rogo ma era sufficiente una condanna al carcere. Una volta scontata la pena, i prigionieri tornati in libertà erano obbligati a pagare all’inquisizione il loro mantenimento in carcere, il che a conti fatti risultava piuttosto “salato”. L’inquisizione spagnola fu certamente crudele ma non più di quelle di altri paesi dell’Europa. Erano soprattutto le donne ( l’80-90% delle condanne per stregoneria) a farne le spese perché spesso si trovavano in condizioni di debolezza sociale e senza protezione alcuna, quindi facili capri espiatori da dare in olocausto per mitigare le paure e i pregiudizi del popolino. Anche l’invenzione della stampa contribuì alla diffusione dei pregiudizi negativi nei loro confronti: basti pensare ai vari manuali per inquisitori, come il “ Malleus Maleficarum” in cui venivano illustrate le più tremende torture volte a far confessare rapidamente le donne che, considerate per la loro debolezza fisica e mentale più soggette ai malefici del demonio, fossero sospettate di stregoneria. L’argomento è sicuramente di grande interesse, il materiale storico da cui sono stati attinti i fatti abbondante e ricco, l’idea di amalgamare la logica e l’irrazionalità rapportandole al dualismo tipico dell’animo umano indubbiamente fascinosa, ma leggendo il libro, si è pervasi da una sensazione di noia che ci imprigiona anche per la poca scorrevolezza della scrittura e per la quasi totale assenza di dialoghi fino a culminare in un autentico naufragio narrativo contro il quale ogni formula magica sembra essere vana.

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